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Camera arbitrale italiana, Siamo noi ad aiutare lo Stato

“Non è lo Stato che aiuta noi, ma siamo noi ad aiutare lo Stato”, si esprime così il presidente della Camera Arbitrale Italiana Bernardo Blasio, che dal ‘95 insieme ad una folta schiera di avvocati, accademici e magistrati si impegna per diffondere la cultura e il metodo dell’arbitrato come alternativa alla giustizia ordinaria. In pochi sanno di poter ricorrere a una “giustizia privata” con alcuni vantaggi. La procedura arbitrale, a conclusione della quale è emesso un lodo dotato della medesima efficacia esecutiva di una sentenza ordinaria, non può durare più di 240 giorni; un bel guadagno di tempo se pensate alla durata media (7 anni) di un procedimento civile ordinario. Inoltre, mentre i costi di un “processo di Stato” sono incerti e lievitano a ogni grado di giudizio, l’arbitrato si caratterizza per costi certi e definiti (sul sito www.cameraarbitraleitaliana.it è pubblicato un tariffario). Se poi in un giudizio civile le spese giudiziali sono solitamente compensate tra le parti e gravano in media sul soccombente per il 50%, nel caso di giudizio arbitrale avviene di norma che chi perde paga la totalità delle spese procedurali. “Siamo noi ad aiutare lo Stato – spiega Blasio – perché a fronte di un carico di 5 milioni di procedimenti civili pendenti e di un esborso di 200 milioni di euro soltanto nel 2011 a titolo di risarcimento per l’irragionevole durata dei processi, l’arbitrato offre un rimedio efficace ed efficiente”. L’istituto, ad oggi confinato ai contratti commerciali di alto valore, potrebbe risultare assai vantaggioso al comune cittadino per far fronte a beghe quotidiane, casi di malasanità o compravendite immobiliari, ogniqualvolta, spiega Blasio, “si realizza una coincidenza di interessi tra il paziente danneggiato e la clinica, o tra il potenziale acquirente e l’offerente”. L’interesse coincidente, neanche a dirlo, è la celerità nel giungere a una soluzione. Una celerità che per la giustizia di Stato rimane una chimera.

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