Brunetta fa le pulci a Monti

«Monti negli anni passati, dimostrava di apprezzare le decisioni di politica economica del governo Berlusconi, adesso invece basa la sua legittimazione attraverso la damnatio memoriae: deve dire che l’anno scorso eravamo sull’orlo del baratro per potere dire di averci salvati. Per accreditarsi deve dimostrare che i cattivi siamo stati noi». È un Renato Brunetta infuriato quello che, in un’intervista a Panorama in edicola da venerdì 4 gennaio, fa le pulci al presidente del Consiglio. Un attacco su tutta la linea con accuse di fornire dati addomesticati.

Sullo spread a 537 punti, per esempio, Brunetta dice a Panorama: «Quello spread era dovuto per 2/3 al rischio di crollo dell’euro e solo per un terzo al rischio-Paese. E come mai nessuno ha detto che eravamo sull’orlo del baratro quando a luglio di quest’anno, con Monti al governo, lo spread è arrivato a 536 punti?». Anche sul pericolo di default dell’Italia, e sul rischio di non poter pagare i dipendenti pubblici l’ex ministro del governo Berlusconi è netto: «Gli stipendi pubblici costano 170 miliardi di euro l’anno, il costo dello spread negli ultimi mesi del 2011 è stato inferiore ai 5. Dov’era il rischio?».

E sulla crisi del debito sovrano: «Tutto nasce tra aprile e giugno 2011 quando la Deutsche Bank vende 8 miliardi di Btp italiani sui 9 che aveva in portafoglio. È stata chiaramente un’azione ostile da parte di istituti che avevano passato malamente gli esami di solidità della Bce; che rischiavano perdite per i titoli greci e che erano pieni di titoli tossici americani. Da quel momento è iniziato tutto».

Insomma una stroncatura. Con una frecciata finale sull’Imu: «Monti dice che se si taglia poi bisogna rimetterla raddoppiata un anno dopo… ma dai! Noi abbiamo tolto tutta l’Imu rinunciando a 1,6 miliardi di entrate. Secondo Monti 1,6 miliardi avrebbero scassato i conti pubblici. Ma via!».

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