L'aut aut a Bersani

Il "là" lo ha dato Dario Franceschini in un'intervista a "La Stampa", nella quale apre al governo del presidente e quindi di fatto di larghe intese. E invita il suo partito, il Pd, a prendere atto che Silvio Berlusconi è il capo del centrodestra, riconosciuto dagli oltre 9 milioni di voti.

Ma dietro Franceschini, narrano gole profonde dei dintorni di Largo del Nazareno, pare ci sia un bel pezzo di Pd (che vedrebbe concordi popolari, renziani, veltroniani e dalemiani) che a Pierluigi Bersani avrebbe dato l'aut-aut: o riesci a formare il governo o fatti da parte.

Che l'aria sia questa di fatto lo conferma una dichiarazione all'Ansa di Giacomo Portas leader della piccola fomrazione dei Moderati alleata del Pd, il quale in sostanza dice: apprezzo il tentativo di Bersani di andare avanti ma apprezzo anche la sua disponibilità a farsi da parte. Sì, perché al termine, ma solo al termine della conferenza stampa  nel pomeriggio, di fatto in risposta a Franceschini, il segretario si dice pronto a farsi da parte se lui fosse "d'ostacolo". Le parole dell'uomo di Bettola sono un ultimo appello ai Cinquestelle e ai loro voti "congelati", li invita a "guardare meglio" la sua proposta. Non li nomima, ma sono i grillini i destinatari del suo appello.

Bersani dice di no al governissimo e no anche al voto anticipato, definisce "l'unica pista" la sua proposta per "il governo del cambiamento". Già. ma con quali numeri certi per poter andare in Parlamento?

Giorgio Napolitano li esige e non a caso ha congelato il suo preincarico. Intanto, nei conciliaboli del Transatlantico di Montecitorio, avanza anche il ticket Enrico Letta-Angelino Alfano come possibile guida di un governo delle larghe intese. Un ticket che però sta soprattutto nei desiderata dei popolari e dei veltroniani del Pd ai quali non dispiacerebbe pure avere Franco Marini come nuovo inquilino del Colle. Ma siamo solo a scenari e indiscrezioni da prendere con le molle.

Certo, c'è chi dice che al Capo dello Stato non dispiacerebbe affatto chiudere il suo mandato con un governo già fatto. Governo del presidente o governo politico di larghe intese. Oppure, come dice Dario Franceschini a Panorama.it, "governo del nuovo presidente". Se Bersani ce la dovesse fare, cosa che però viene data da un pezzo del suo partito per tramontata, il candidato al Colle naturale per il segretario del Pd sarebbe Romano Prodi. Ma se l'uomo di Bettola dovesse passare la mano allora la musica cambierebbe e di molto.

Nel toto nomi il centrodestra avrebbe un ruolo determinante. Se non ci sarà, come sembra sicuro, un Napolitano-bis che al Pdl non dispiacerebbe se un suo candidato non dovesse passare, chissà che non tocchi a Marini, Luciano Violante o....Il toto nomi quirinalizio sarà lo "sport" nazionale dei prossimi giorni.

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