Bersani incaricato, ma con "tutor"

La chiave per capire il Napolitano-pensiero sta tutta in poche parole: governo con un «sostegno parlamentare certo» e Pier Luigi Bersani «mi riferirà sull’esito della verifica compiuta appena possibile».  Quel «certo» e quell’ «appena possibile» vengono quasi scanditi.
Il Presidente lo dice all’inizio che vuole dare un governo “al più presto” al paese. E questo lo aveva anticipato in apertura delle consultazioni ai presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso. Ma Napolitano non a caso sottolinea che serve il sostegno di entrambe «le camere». Come dire: Bersani deve trovare e subito i numeri anche al Senato. Altrimenti?
Su questo il capo dello Stato non può naturalmente esprimersi. Ma è sotto gli occhi di tutti che altrimenti dovrà passare la mano ad altri. Per fare larghe intese? Che quella sarebbe stata la soluzione auspicabile, di fatto però sembra dirlo. Lui la chiama la “grande coalizione” che però “non ha avuto successo”.

Dopo aver parlato della difficoltà incontrata dal governo Monti nato appunto sulla grande coalizione, Napolitano dice: «Peraltro, anche negli anni scorsi caratterizzati da una dialettica bipolare tra coalizioni di governo e opposizione, avevo sempre messo in luce l’esigenza di larghe intese tra gli opposti schieramenti su scelte di interesse generale, da quelle relative a garanzie di equilibrio istituzionale, alle riforme del sistema politico-costituzionale, agli impegni di politica europea, internazionale e di sicurezza». E quindi: «Insisto sulla necessità di larghe intese di quella natura, a completamento del processo di formazione del governo che potrebbe concludersi anche entro ambiti più caratterizzati e ristretti».

Sembra quasi, ma è solo un’interpretazione, l’identikit di quel governo di scopo di larghe intese che narrano il presidente avrebbe preferito. Ma stiamo alle sue dichiarazioni. Dalle quali emerge chiaro che però a questo punto l’incarico non poteva che affidarlo alla forza politica che ha espresso la coalizione più grande, seppur con la maggioranza relativa al Senato.

E però: Bersani glielo dica “appena possibile” se è appunto possibile il suo di governo. Segno evidente che l’unica certezza del Presidente ora è quella di non perdere tempo e andare avanti, se non è possibile questa prima ipotesi, con altri incarichi. E torna nei retroscena il balletto di nomi dei papabili a cominciare da Pietro Grasso.

Tra lunedì e martedì, se non prima, sapremo se la missione, apparentemente impossibile, del segretario del Pd è riuscita.
Curioso però che Bersani a quell’ “appena possibile” di Napolitano abbia di fatto già contrapposto un “ci vuole tempo, è difficile”.  Ed è parsa ai quirinalisti una novità assoluta che Napolitano abbia parlato prima di Bersani. Mentre nel Pd, spaccato tra fazioni contrapposte (ieri notte alla Camera al candidato renziano Giachetti alla vicepresidenza Camera sono mancati ben 150 voti) già impazza un termine non quirinalesco: «Premier incaricato con tutor».

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