Euro-Bce
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Economia

Banche italiane: perché le nuove regole Bce le penalizzano

Una nuova tegola sta per abbattersi sulle ancora banche italiane. La Banca centrale europea mercoledì 4 ottobre ha avviato una consultazione su alcuni aspetti molto tecnici in materia di crediti deteriorati, il cui recupero non è certo.

Nuove regole che potrebbero avere conseguenze dirette sulle politiche di erogazione del credito dei nostri istituti, i quali per stare dentro i parametri imposti da Francoforte potrebbero farsi maggiori scrupoli nei prossimi anni quando prestano denaro, sia esso sotto forma di finanziamenti alle imprese e alle famiglie.

Di sicuro uno scenario non rassicurante, considerando che già oggi le banche aprono i rubinetti con molta meno disinvoltura rispetto al passato, nonostante l’economia del paese abbia un urgente bisogno di risorse per riprendersi e tornare a correre.

La nuova richiesta di Francoforte

La notizia, in breve è questa. La Bce nelle nuove linee guide chiede agli istituti di credito della zona euro di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati (sofferenze, incagli e scaduti) di nuova classificazione – quindi non riguarda le consistenze in essere - a partire dal 1 gennaio 2018.

La copertura totale sui crediti deteriorati non garantiti (finanziamenti accordati in base alle proprie qualità personali del cliente, alla redditività della propria azienda ecc.) dovrà avvenire nell'arco di due anni; per i crediti garantiti entro sette.

Pro e contro del provvedimento

Per ora siamo ancora in fase di consultazione, che terminerà l'8 dicembre e include una audizione pubblica il 30 novembre. Le banche, inoltre, hanno facoltà di non allinearsi a queste nuove regole, ma devono giustificare dettagliatamente al regolatore gli scostamenti.

Resta il fatto però, come hanno fatto notare molti analisti, che la Bce aumenta la pressione sulle banche affinché riducano il peso dei crediti deteriorati e diventino dei meri distributori di credito non garantito, ossia i clienti più affidabili e solidi.

"Il documento di consultazione potrebbe essere potenzialmente negativo per le banche italiane considerando un aumento della copertura delle inadempienze probabili e scaduti, attualmente pari, rispettivamente, al 36 e al 26 per cento, e potenziali ulteriori vendite a prezzi scontati di crediti deteriorati, nonostante il regolatore sia fiducioso che questo non avverrà in quanto le nuove regole si applicano alle nuove esposizioni non performanti" spiegano gli analisti di Credit Suisse. Non mancano gli aspetti positivi del provvedimento.

Per Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) le nuove regole hanno il vantaggio di definire una politica comune di accantonamenti per le banche sotto la supervisione della Bce, anche se lo sforzo può essere elevato nel breve e medio periodo (che tradotto significano accantonamenti più elevati e pesanti svalutazioni in bilancio), mentre nel lungo periodo le svalutazioni dovrebbero limitare l'impatto sui conti degli istituti.

La reazione in Italia

Nel nostro paese, secondo i dati del primo trimestre, sul sistema bancario italiano gravano 263 miliardi di euro di crediti deteriorati coperti per il 48,5 per cento. Da parte di politici e banchieri nostrani, la reazione è sempre la stessa negli ultimi anni: continuano a ripetere la parabola della pagliuzza e della trave.

"Continuiamo a osservare un continua cambio di regole del gioco e questo non aiuta" ha detto Giovanni Sabatini, direttore dell'Abi, l'associazione delle banche. "Il sistema bancario italiano è chiamato ad affrontare con rigore tale questione - dice questa volta Mauro Maria Marino (Pd), presidente della commissione Finanze del senato - ma sollecito le autorità di vigilanza europee a valutare il rischio di mercato dei titoli derivati detenuti da primarie banche di altri paesi membri". Il riferimento è a Deutsche Bank e Société Générale.

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