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Balotelli torna al Milan: mossa giusta? Lo psichiatra dice sì

Milanello-Liverpool andata e ritorno. Trovato l'accordo tra il club rossonero e quello inglese per Mario Balotelli: prestito secco di un anno (ovvero senza diritto di riscatto), con un esborso per le casse milaniste di 2 milioni e 250 mila euro. Quanto all'ingaggio del giocatore, la mediazione del suo agente Mino Raiola dovrebbe portare a un "fifty-fifty" delle due società, con reciproco risparmio e relativa soddisfazione per entrambe.

Ma al di là degli aspetti tecnici, tutta l'operazione ha un senso? Ovvero: il rientro di Balotelli al Milan può essere davvero un'occasione per il suo rilancio o rischia di trasformarsi in un rovinoso boomerang tanto per SuperMario quanto per la squadra di Mihajlovic? Tra tanti pareri contrastanti di opinionisti e tifosi, ecco arrivare anche quello dello psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano: "Quello che è certo, è che sempre dopo una salita arriva una discesa. La salita di Balotelli è durata molto, soprattutto perché non gli è riuscito di capire che non era colpa dell'arbitro o del mister che ce l'aveva con lui... Ora però è pronto, e la grande sofferenza che si legge nei suoi occhi può essere trasformata in energia positiva e in cattiveria agonistica, trasformando così il suo ritorno nell'acquisto dell'anno. Per riuscirci, bisogna decidere di credere in lui".

Ecco poi la tattica vincente suggerita dallo psichiatra al Milan e a Mihajlovic: "La mossa decisiva per far tornare Mario ai suoi livelli è affiancargli un vero e proprio mentore, colui che ti fa guardare oltre dove arrivano i tuoi occhi, dandoti gli strumenti per ampliare gli orizzonti. Una figura professionale capace di limare i tratti caratteriali più disfunzionali, come impulsività e scarsa empatia. Si tratta di un ragazzo che ha subìto un'adolescenza tardiva e che ora sta per diventare maturo e responsabile. Va allora allenato non solo in campo ma anche alle relazioni, alla comprensione di sé e delle proprie emozioni e alla gestione dei propri progetti. Non ha bisogno di una figura paterna, ma di un professionista che sappia affascinarlo con carisma e leadership, che sappia esaltare la sua autodeterminazione, rimanendo però nella dimensione dell'umiltà. In ogni caso, non può lottare da solo”.

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