bombe a baghdad
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Baghdad, l'Isis vuole uccidere ogni possibilità di dialogo fra sunniti e sciiti

Una delle interpretazioni più accreditate nel governo dell'Iraq e fra gli inviati civili e militari dell'amministrazione americana è che la nuova ondata di attentati di Baghdad - che ha causato oltre 200 morti in una settimana - sia la reazione dell'Isis alle difficoltà militari che l'hanno portato a perdere posizioni e territori in Iraq e Siria.

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La scena devastata dell'attentato suicida a Sadr City a Baghdad, 17 maggio 2016
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La scena devastata dell'attentato suicida a Sadr City a Baghdad, 17 maggio 2016 EPA/AHMED ALI
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La scena devastata dell'attentato suicida a Sadr City a Baghdad, 17 maggio 2016
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Il luogo dell'attentato kamikaze anti sciita a Baghdad - 17 maggio 2016
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Il luogo dell'attentato kamikaze anti sciita a Baghdad - 17 maggio 2016
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Il luogo dell'attentato kamikaze anti sciita a Baghdad - 17 maggio 2016
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Un iracheno mostra le pallottole sparate sul luogo dell'attentato kamikaze anti sciita a Baghdad - 17 maggio 2016
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Cittadini di Baghdad sul luogo di uno degli attentati rivendicati dall'Isis nei quali sono state uccise almeno 100 persone, 11 maggio 2016
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Cittadini di Baghdad sul luogo di uno degli attentati rivendicati dall'Isis nei quali sono state uccise almeno 100 persone, 11 maggio 2016
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Immagini dalla scena dell'attentato a Baghdad, Sadr City, 11 maggio 2016
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1° maggio 2016. Sostenitori del politico e religioso sciita Moqtada al-Sadr manifestano a suo favore davanti alla sede del Parlamento di Baghdad, il giorno dopo aver fatto ingresso nella "Green Zone" fortificata nel centro della città (alcuni di loro sono entrati in Parlamento), durante una manifestazione indetta dallo stesso Sadr per chiedere al Parlamento una politica più decisa nella lotta alla corruzione.
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26 aprile 2016. Sostenitori del Movimento Sadrista, guidato dal potente politico e religioso sciita Muqtada al-Sadr, fanno sventolare delle bandiere nazionali durante una manifestazione per chiedere riforme al governo, fuori dalla Green Zone di Baghdad.
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13 marzo 2016. Due bambine partecipano a una cerimonia religiosa di commemorazione della morte di Fatima, la figlia del profeta Maometto, nella città sacra agli sciiti di Najaf, in Iraq, circa 160 km a sud di Baghdad. Nel centro del potere politico dell'islam sciita l'evento è stato organizzato dai sostenitori del grande ayatollah Mohammed Musa Al-Yaqoubie.
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11 marzo 2016. Migliaia di manifestanti sventolano bandiere irachene, intonando slogan di protesta in Piazza Tahrir a Baghdad, in Iraq. Per il terzo venerdì consecutivo in tutto il Paese si sono svolte proteste, guidate dai seguaci del leader radicale sciita Moqtada al Sadr - intervenuto con un videomessaggio - per chiedere al governo del primo ministro Haidar al Abadi riforme politiche, una lotta efficace contro la corruzione e un miglioramento dei servizi pubblici.
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3 marzo 2016. Famiglie di sfollati iracheni raccolte intorno a una bandiera bianca dal personale di sicurezza iracheno impegnato a riconquistare le aree in mano al gruppo jihadista sedicente Stato islamico nel deserto a ovest della città di Samarra, in Iraq. Le forze antiterrorismo, l'esercito, la polizia e i loro alleati paramilitari stanno prendendo parte a un'operazione lanciata il 1° marzo, sostenuta da artiglieria e da aerei iracheni e della coalizione guidata dagli Stati Uniti, volta a riconquistare le aree a nord di Baghdad, secondo le Joint Operations Comando.

Questo è tutto vero, scrive Tim Arango sul New York Times di mercoledì 18 maggio. 

Tuttavia, sottolinea, le difficoltà militari dell'Isis non possono nascondere che la violenza dell'estremismo sunnita contro gli sciiti e la possibile nuova reazione violenta delle milizie che dicono di rappresentare questi ultimi, sono parte integrante della strategia Isis: guerra totale agli sciiti, spaccatura inconciliabile della società irachena, e reclutamento nelle file sunnite di chi è convinto che sia giunto il momento per risolvere la secolare contrapposizione fra le anime dell'Islam.

Azioni da legare anche agli attentati di Al Qaeda in Iraq nel 2006 e 2007, poi delle nuove forme dell'estremismo sunnita nel 2013 che colpì con grande violenza Baghdad e venne interpretato come reazione brutale alla brutale repressione e agli abusi da parte delle milizie sciite che dominavano il paese.

Siamo al cuore della questione irachena (e del Medio Oriente), lo scontro settario interno all'Islam, che rende infruttuoso ogni tentativo di conciliazione e di creazione di un governo rappresentativo di entrambe le comunità.
Per esempio gli sforzi del governo di Haider al-Abadi che cerca disperatamente di portare la componente sunnita nell'esecutivo e nelle forze di sicurezza.

Gli attacchi indiscriminati contro la popolazione sciita di Baghdad rischiano di allontanare ogni possibilità di conciliazione, potrebbero generare una nuova ondata di rappresaglie da parte delle milizie di Moktada al-Sadr; e, non ultimo per importanza, spostare a protezione della capitale alcune unità dell'esercito impegnate contro l'Isis. Insomma, tutto ciò spiegherebbe abbondantemente la nuova offensiva di attentati suicidi da parte dello Stato Islamico, che andrebbero ben oltre una mossa diversiva dettata da difficoltà militari

(The New York Times, The Guardian, IraqiNews.com, Al Jazeera English)

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