(Fabio Bussalino, Getty Images)
Economia

Caro prezzi: gli aumenti da Covid-19

La fase 2 del ritorno alla nuova normalità post lockdown da Coronavirus potrebbe costare salato alle famiglie italiane con una stangata di 536 euro in più al mese. Si tratta dei rincari generalizzati che da nord a sud si stanno verificando a macchia di leopardo in diversi settori commerciali da quelli della cura alla persona alla mobilità per passare da bar e ristoranti.

Codacons, l'associazione a tutela dei consumatori, segnala che in queste settimane si sono moltiplicate le segnalazioni e le denunce di consumatori che hanno riscontrato aumenti di prezzi giustificati dagli esercenti come "spese di sanificazione e sicurezza" con quella che è già stata definita "Tassa Covid". Addirittura in alcuni casi gli scontrini riportano la voce del nuovo balzello che viene battuto a ogni acquisto con un surplus di 2 o 4 euro a spesa.

Distanziamento sociale, sanificazione e sicurezza degli ambienti hanno dei costi che alcuni esercenti, già in ginocchio dopo due mesi di lockdown, cercano di far ricadere sulle tasche dei clienti; tasche che però il più delle volte sono altrettanto vuote e qui si genera il blackout segnalato da tante associazioni di consumatori. Un caffè, ad esempio, costa dai 10 ai 30 centesimi in più rispetto a inizio febbraio e un espresso arriva a costare anche 1,50 euro. Un panino al bar costa fino al 20% in più così come cornetto o brioche.

I rincari maggiori sono, però, stati segnalati tra parrucchieri e centri estetici con prezzi ritoccati del 25, 30% e giustificati proprio per le spese di sanificazione e adattamento dei locali oltre a quelle dei materiali usa e getta (guanti, mascherine, asciugamani monouso, sterilizzatori, etc) che sono stati acquistati.

In realtà il Decreto Rilancio prevede che gli imprenditori possano richiedere un credito d'imposta in misura pari al 60 per cento delle spese sostenute nel 2020 (fino a un massimo di 60.000 euro per ciascun beneficiario) per le attività di sanificazione degli ambienti. Tra le spese consentite: l'acquisto di dispositivi di protezione individuale, come mascherine, guanti, visiere e occhiali protettivi, tute di protezione; di prodotti detergenti e disinfettanti; di termometri e termoscanner, di dispostivi per garantire la distanza di sicurezza interpersonale, come barriere e pannelli protettivi, comprese le eventuali spese di installazione. Il problema è che quei soldi ancora non si vedono e per far quadrare i conti l'unica soluzione per alcuni è ritoccare i prezzi.

La città italiana dove il rincaro si è fatto sentire più forte è stata Caltanissetta, che nel mese scorso ha registrato un +5,7% su base annua, più del doppio rispetto alla media italiana. Ma la situazione è simile da Nord a Sud: da Trieste +5,3% a Palermo +4,8%.

Con l'arrivo dell'estate, poi, le famiglie italiane, per lo meno quella metà scarsa (i dati arrivano dall'Istat) che potrà permettersi di andare in vacanza, si devono preparare a un'ulteriore stangata. Sempre Codacons ha infatti calcolato che andare in ferie costerà alle famiglie circa il 20% in più dell'anno scorso.

A contribuire al rincaro l'obbligo di aerei più vuote, ombrelloni e lettini distanziati, ristoranti e locali con capienza ridotta, spese di sanificazione e adattamento in alberghi, camping e B&B. Il mancato guadagno delle imprese finirà per ricadere sulle tasche di coloro che – coraggiosi- avranno comunque voglia di spendere e muoversi per la penisola (il 90,2% degli italiani rimarrà entro i confini nazionali quest'estate).

E così nonostante al sistema Italia servirebbero sconti e offerte per incentivare i consumi sono in arrivo solo stangate e rincari. Sempre Codacons ha stimato che i ristoranti in media aumenteranno quest'estate del 9% i prezzi di listino; il trasporto aereo lieviterà del 15% e quello ferroviario e marittimo del 12% e così una giornata al mare potrebbe arrivare a costare 7 euro in più tra spiaggia, negozi e ristoranti e 10 euro in più per gli alloggi.

Non basta a compensare questo prevedibile salasso il cosiddetto bonus vacanza da 500 euro per famiglie con più di 3 persone che scelgono di restare in vacanza in Italia e non prenotano online. Il bonus, infatti, copre soltanto i costi di alloggio (per un massimo di 500 euro a famiglia con Isee inferiore a 40.000 euro) e non tutte le altre voci di spesa che rientrano nel budget vacanza.Si tratta del topo che si mangia la coda perché imprenditori, commercianti, titolari di stabilimenti balneari, albergatori ed esercenti di vario ordine e grado ammettono di non poter ripartire senza ritoccare prezzi e listini, ma nello stesso tempo i costi del lockdown e del mancato guadagno finiscono per cadere su consumatori a loro volta fiaccati economicamente dal virus.

La certezza è che quel che arriva dal Governo non basta né a chi vende né a chi compra (credito d'imposta e bonus vacanze sono evidentemente insufficienti) e in vista di una stagione che si prevede a impatto zero del turismo internazionale l'incertezza aumenta il malumore di un Paese che ce la sta mettendo tutta per ripartire.

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