La banca chiede e la borsa accorre

Il segnale più confortante per i banchieri di casa nostra è arrivato da George Soros. "I miei collaboratori" ha dichiarato in un’intervista allo Spiegel il gestore hedge più ricco del pianeta "non vedono l’ora di fare un sacco di soldi in Europa investendo denaro nelle banche che hanno un urgente bisogno di capitali". Il check-up della Bce sullo stato di salute del credito del Vecchio continente, che obbligherà molti istituti a rafforzare il patrimonio prima di passare sotto il controllo di Francoforte, potrebbe essere un buon affare. Anche in Italia dove si annuncia una primavera all’insegna degli aumenti di capitale, per una richiesta che già supera il tetto dei 7 miliardi di euro.

Tra i primi a muoversi è stato il Banco Popolare con una richiesta di 1,5 miliardi con un consorzio di garanzia eccellente (Mediobanca più Ubs) e la benedizione di Moody’s (ma non di Standard & Poor’s). Ma il numero uno della banca veronese, Pierfrancesco Saviotti, non è l’unico che vuol bruciare sul tempo la concorrenza. Giuseppe Castagna, neo ad della Banca popolare di Milano, ha fatto muro davanti alle pressioni dei soci della banca perché fossero rispettati, nonostante l’uscita di Andrea Bonomi dall’azionariato, i tempi dell’aumento di piazza Meda: 500 milioni da raccogliere entro aprile. Anche l’ad di Carige Piero Montani non vuol sentire parlare di rinvii: l’aumento di capitale (800 milioni) va fatto entro marzo, obiettivo tutt’altro che agevole perché la Fondazione Carige, che controlla il 46,3 per cento del capitale, ha alzato le barricate per ottenere, contro il volere esplicito della Banca d’Italia, il rinvio dell’operazione a giugno per poter trovare alleati o compratori vicini e conservare un peso nella banca. Una manovra che ricorda quella della Fondazione Monte Paschi che ha imposto in assemblea il rinvio all’aumento di capitale della banca per 3 miliardi concordato con Bruxelles già previsto per gennaio da Alessandro Profumo e dall’ad Fabrizio Viola. Se Siena è fonte di grande preoccupazione per la Banca d’Italia, altrettanto non si può dire per la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin che, a sorpresa, ha varato un aumento da un miliardo di euro per dare il via a una campagna di acquisizioni. Ma la mossa ha subito suscitato la reazione di una possibile preda, Veneto Banca, che ha annunciato un aumento da 500 milioni.

L’elenco potrebbe allungarsi ancora. Gli analisti di Equita Sim ritengono che, in vista degli stress test europei, sarebbero utili aumenti di capitale nel Credito Valtellinese (300 milioni) e in Bper (500 milioni). Insomma, almeno per ora si va da 7,3 miliardi di operazioni approvate o annunciate, più 800 milioni possibili. Sarà in grado il mercato di garantire una cifra del genere? Non è il caso, forse, di disperare: nell’ultimo anno gli investitori esteri, in particolare Usa, hanno più che raddoppiato gli acquisti nelle banche italiane, passando da 19,7 a 42 miliardi. Più di 600 compratori, secondo la banca dati S&P Capital, che potrebbero pensarla come Soros.

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