La fine dell'Assedio di Leningrado, 70 anni fa

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Febbraio 1941. Un cannone anticarro finlandese tra le abitazione andate in fiamme sul fronte orientale della città, a circa 50 miglia da Leningrado.


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Estate 1941. Truppe sovietiche a Leningrado.

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Settembre 1941. Sentinelle sovietiche mimetizzate sorvegliano i cieli controllando i movimenti aerei nemici, in una postazione fuori Leningrado. 


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Due soldati sovietici in trincea prima dell'offensiva del 1º settembre 1941.


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1° ottobre 1941. Batterie antiaeree sovietiche, sullo sfondo la Cattedrale di Sant'Isacco.


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1941. Carl Gustaf Emil Mannerheim (1867 - 1951), comandante in capo delle Forze di difesa finlandesi, osserva le operazioni militari in corso nell'area di Leningrado. 


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16 marzo 1942. Il generale Lindemann visita i soldati tedeschi impegnati nell'assedio.


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Settembre 1943. Una madre con il figlio a piedi tra le rovine di Leningrado, bombardata dai nazisti.


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Alcune donne alla fine dell'assedio. La scritta che si presume stia per essere cancellata significa: "Cittadini! Questo lato della strada è più pericoloso durante gli attacchi dell'artiglieria".


Iniziato l'8 settembre 1941, l'assedio di Leningrado da parte delle truppe nazifasciste si concluse definitivamente, dopo quasi 900 giorni, il 27 gennaio 1944. Oggi, 90 anni dopo, la Federazione Russa celebra la fine dell'accerchiamento dell'odierna San Pietroburgo, eroicamente difesa dai soldati sovietici fino alla completa liberazione. 


L'assedio della città sul fiume Neva è stata una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale. Non ci sono certezze sul numero esatto dei morti, ma le stime ufficiali parlano di 1.250.000 tra caduti e dispersi (civili e militari) sovietici, uccisi dalla fame, dal freddo e dai bombardamenti. Almeno 500.000 i morti in campo nazista. La maggior parte dei civili morirono di fame. Leningrado, che prima dell'assedio era abitata da quasi 3,2 milioni di abitanti, al suo termine ne aveva poco più di 2,5 milioni.

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