Arte, gli scenari post apocalittici di Josh Keyes

La fine del mondo è vicina.

Quante volte sentiamo questa frase in un giorno? Sembra quasi che nel tono angosciato della persona che la recita, ci sia, celata, una vena di speranza.

Speranza nell’avere avuto ragione; anche se, dopo, non ci sarebbe nessuno con cui vantarsi.

Perchè l’essere umano è orgoglioso, arrogante; la voglia di conquistare e piegare al suo volere - e quindi nostro - ogni cosa è quasi più forte dell’istinto di sopravvivenza e conservazione.

Il tentativo prima di comprendere e, successivamente, controllare la natura forse porterà ad una delle situazioni post-apocalittiche mono-porzione dipinte da Josh Keyes.

I suoi dipinti - si, sono realizzati a mano con pennello e vernice acrilica - lasciano stupefatti: mentre si osservano animali di ogni genere oramai privati del loro habitat naturale, si trovano costretti a convivere forzatamente nel mondo, così come glielo abbiamo lasciato poco tempo prima.

E così è facile imbattersi in un orso bruno che, dall’alto della carcassa di un’auto bruciata, difende la sua preda - una zebra - da un branco di iene affamate.

O assistere alla carica di un cervo maschio che difende il proprio territorio, caricando con le corna possenti il relitto abbandonato di un carro armato.

La sporcizia urbana lasciata dall’uomo non basta a piegare il mondo animale, che si adatta, sebbene con inevitabili pericoli.

L’immagine del cerbiatto con le corna in fiamme che fugge, lasciandosi alle spalle un denso fumo nero, è senz’altro un efficace metafora.

Il messaggio di Josh Keyes sembra essere chiaro, condivisibile e, purtroppo, dal sapore di utopia: Attenti gente! Perchè sebbene così evoluti e tecnologici, non siamo che una delle varie razze di animali che compongono l’universo.

E la natura, per quanto violentata e sfregiata non sarà mai in ginocchio e, alla fine, presenterà il conto.

Perchè la natura vince sempre.

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