Ufficio Stampa Arborea
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Arborea, il latte sardo nelle scuole cinesi

“Quando io racconto la Sardegna, amo dire che è la Nuova Zelanda del Mediterraneo. E tale affermazione non deve meravigliare.  La Nuova Zelanda è uno dei maggiori esportatori di latte nel mondo: è grande quanto l’Italia ma ha una popolazione di 4 milioni di abitanti. la Sardegna ovviamente ha dimensioni molto più contenute, ma le proporzioni sono simili, con grandi superfici dedicate al pascolo. Ecco perché dunque la nostra regione può fare molto con il latte e i latticini”.  Chi parla è, ovviamente, un sardo intriso di tradizione. Si tratta di Francesco Casula (foto), direttore generale di Arborea, azienda cooperativa in provincia di Oristano che è partita dal latte e derivati di pecora e capra per poi allargarsi anche al latte vaccino. E che in soli 4 anni ha portato il fatturato dell’export da 0 a 5.3 milioni di euro “arrivando quest'anno a superare i 7 milioni” anticipa con soddisfazione Casula.

La case history è interessante. In un Paese dove le grandi cooperative o aziende lattiere insistono soprattutto sul mercato domestico, Arborea dalla piccola Sardegna si è aperta una finestra sul mondo. “Esportiamo in 25 Paesi e abbiamo puntato dove altri non hanno osato o non  avevano interesse a osare: in Cina e sul mercato asiatico, vincendo anche una gara per la fornitura di latte per la mensa delle scuole di Macao. Non tutti lo sanno, ma gli asiatici sono dei grandi consumatori di latte. Abbiamo iniziato partecipando alle fiere e certamente prevediamo una ulteriore espansione del mercato estero”.

Arborea nasce esattamente 60 anni fa sui terreni bonificati dalla riforma agraria di Campidano di Oristano. Su quei terreni arrivarono mezzadri sardi, veneti e del centro Italia, acquisendone la proprietà e unendosi in cooperativa per dare al business dimensioni “industriali”, valorizzare il territorio e avere maggior peso contrattuale. Un anno dopo Arborea lavorava 7,8 milioni di litri di latte bovino, affrancandosi dal pascolo delle sole pecore e capre, e oggi raccoglie il 90 per cento del late prodotto in Sardegna affermandosi come il quarto produttore lattiero italiano, con 200 milioni di litri di latte proveniente da 40mila mucche sarde e di proprietà delle 234 aziende associate.

La cooperativa fattura nel complesso 142,8 milioni di euro, di cui 106,1 a marchio Arborea e una decina con il marchio Fattorie Girau, vale a dire quello della società che il gruppo ha acquisito nel 2012 “per essere più riconosciuti come sardi”.
La frase può sembrare strana, ma così non è. Sino a quattro anni fa infatti, Arborea lavorava e trasformava soltanto latte vaccino “e con Girau abbiamo aperto ai latticini tradizionali della Sardegna, prodotti a base di latte di pecora e capra”.
Quando la metà della produzione si vende fuori dalla regione, spingendosi sino alle zone  del Nord, la riconoscibilità territoriale è importante e il marchio Girau in questo senso ha dato un apporto fondamentale. “Crediamo molto anche nell’innovazione, che si traduce in nuovi prodotti destinati a cambiare il modo tradizionale in cui siamo abituati a consumare latte” continua Casula “Nel corso dell’ultimo Cibus infatti, abbiamo presentato al pubblico novità come il preparato per realizzare un gelato casalingo alla crema o al fiordilatte. E soprattutto WEY, uno snack da bere a base di siero di latte e frutta”.

Lo snack, che non deve stare in frigorifero, può essere portato in passeggiata e consumato. Non contiene lattosio, apporta meno di 30 calorie ed è ricco di proteine e sali minerali. “Questo è lo spirito di innovazione che ci contraddistingue e con il quale vogliamo affrontare mercati sempre nuovi” sottolinea ancora il direttore generale.  E anche per il latte è arrivato il momento di essere glocal.

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