Aragozzini: ridatemi Sanremo, lo smonto e lo rifaccio uguale a 20 anni fa

Con Tina Turner visse due anni d’amore intenso. "Ma ormai ci scambiamo solo gli auguri di Natale". Due anni durò anche la sua gestione del Festival di Sanremo, dal 1990 al ’91. Edizioni da record con un picco di share bulgaro: 76 per cento per la serata finale del ’90. E un successo che, a distanza di 22 anni, continua a tormentare Adriano Aragozzini: "Sono convinto che potrei rifare grandi ascolti" sospira rassegnato. Per consolarsi il celebre patron, 75 anni, ha lavorato a un libro tecnico sul Festival: L’enciclopedia del Festival di Sanremo - L’Italia della musica e del costume (ed. Rai Eri, 35 euro) in libreria dal 30 settembre.

Del Festival ripete da anni come un disco rotto che non è più quello di una volta. Farà la fine di "Miss Italia"?
Privarsi di Miss Italia è stato un errore per la Rai, faceva 5 punti più della media della rete. Andava rivisto, ma non ceduto così. Sanremo invece non credo che finirà da un giorno all’altro, anche se il tempo e l’assoluto disinteresse del Comune di San Remo per la propria manifestazione potrebbero affossarlo. Ormai è il "Festival della televisione". Le canzoni servono solo per avere un grande show tv.

Colpa dei dirigenti Rai?
La professionalità e la cultura che avevano funzionari come Carlo Fuscagni e Mario Maffucci non c’è più. Oggi porti un programma di successo e ti rispondono: "Non è adatto per la rete". Poche le eccezioni: Giancarlo Leone, uno perbene, ma neanche lui riesce a cambiare il varietà e la fiction. C’è sempre la stessa roba...

Cosa butterebbe del Festival di oggi?
Le eliminazioni, creano artisti di serie A e B. Gli ospiti: ai miei tempi Adriano Celentano voleva sempre venire ospite e non lo prendevamo mai; oggi se non c’è Celentano sembra che non facciano il Festival. Poi premierei solo i primi tre classificati. Gli altri, tutti quarti pari merito. Infine abolirei Belen, le modelle, le farfalline...

La sua formula è un clamoroso ritorno al passato, lo sa?
Assolutamente sì.

Farebbe share alti?
Altissimi. Mi servirebbe solo lavorarci sopra un anno. Nei miei due anni di direzione sono riuscito a riportare i Pooh, Cocciante, Renato Zero, Jannacci... Lo sa perché ai miei tempi a Sanremo si indovinava il vincitore?

Antonio Ricci è un mago?
Perché in concorso c’erano grandi artisti. Il nome dei vincitori a Striscia lo spifferò Rosanna Mani (condirettore di Sorrisi e canzoni tv,ndr). Un’ora prima della proclamazione volle i risultati per il giornale e glieli diedi: fui obbligato dalla Rai. È un’amica Rosanna, sia chiaro, ma fu lei a fare la soffiata.

Non ci sarebbe bisogno di nuovi conduttori, come per esempio Gerry Scotti?
Potrebbe farlo benissimo, ma secondo me la Rai sbaglia a prendere artisti Mediaset per presentare o come ospiti. Regala ascolti clamorosi alla concorrenza. E non inviterei mai gli artisti da talent: i cantanti di Amici prima di Sanremo stanno in tv un anno e al Festival sono avvantaggiati.

Per il 2014 si fa il nome di Fiorello come ospite.
A presentare non andrà mai perché rischia; il suo one manshow non potrà rifarlo prima di tre o quattro anni, perché si sa gestire molto bene. Fiorello è un fenomeno tv, però non credo che andrà mai ospite.

Altro candidato, Jovanotti.
Al Festival lo portai io e non è più tornato. La sua «emigrazione» negli Usa? Magari lo avessero fatto tanti miei artisti. Se dovevano andare via sei mesi per imparare la lingua e registrare un disco, dicevano tutti di no.

Qualche nome.
Gianni Morandi. Alla Rca di New York avevano già scelto le sue canzoni da tradurre.

Se mai la richiamassero a Sanremo, dovrebbe cercare di godere di una stampa migliore.
Al tempo si diceva che ero amico di Ciriaco De Mita, con cui giocavo a carte.Ma l’ho conosciuto 10 anni dopo!

Una calunnia. Ne ho subite tante...
La migliore voleva che con le mie tourneé in Sud America finanziassi le rivoluzioni fasciste. Aragozzini amico di Augusto Pinochet e Jorge Videla, capisce?

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