Ansaldo e il falso mito dell'italianità

Da una parte un’offerta della Siemens da 1,3 miliardi. Dall’altra una  cordata di imprese italiane capitanate dal Fondo strategico della Cassa  depositi e prestiti (cioè dello Stato). In palio l’Ansaldo Energia e  sullo sfondo il dilemma: è giusto difendere l’italianità delle nostre  imprese?

Le performance di una impresa non dipendono dalla nazionalità del suo azionista di controllo. Dipendono dalla qualità del management e dei dipendenti e dall’ambiente economico in cui l’azienda agisce. La presenza, in un dato paese, di impianti o attività di un’impresa non dipende dalla nazionalità dell’azionista di riferimento ma dal fatto che sia o meno profittevole per l’impresa in questione operare in quel paese. Concetti banali? Non in Italia, dove da sempre si prelevano miliardi di euro dalle tasche dei cittadini per trasferirli a quelle di supposti «capitani coraggiosi» i quali si offrono di acquistare, a prezzi inferiori al valore di mercato e senza saperle rendere profittevoli, aziende che investitori stranieri vorrebbero invece comprare a prezzi di mercato per renderle profittevoli e creare lavoro. Ansaldo e Alitalia: fascismo economico che genera tassazione aggiuntiva, sussidi inutili, inefficienza, fuga degli investimenti privati. Ossia declino.

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