Amedeo di Savoia-Aosta (Ansa)
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L'ultima intervista ad Amedeo di Savoia: «Nessuna polemica sul 2 giugno»

«C'è chi parlò di truffa». Con queste parole Amedeo di Savoia-Aosta ha ricordato il referendum che sancì l'inizio della Repubblica. Nella sua ultima intervista, rilasciata ad Adnkronos, l'uomo - scomparso questa mattina all'età di 77 anni - ha parlato del concetto di monarchia, e di come quest'ultima possa essere «una cosa democratica se la si prende per come vuole e deve essere».

Non solo, Amedeo d'Aosta ha sottolineato come, in un certo senso, «la Repubblica è un collante soprattutto per gruppi di persone che vogliono in tutte le maniere una separazione dal Paese: per esempio, quelli che vorrebbero essere nuovi Stati, come in Spagna con il caso della Catalogna».

In merito alle celebrazioni per il 2 giugno, il cugino del Re ha asserito di non aver mai vissuto la Festa della Repubblica in polemica. Secondo Amedeo d'Aosta però «c'è sempre una grande propaganda nei giorni immediatamente precedenti ai festeggiamenti della Repubblica, in cui si dice che è una cosa che è avvenuta in modo estremamente democratico e lì ci sono delle esagerazioni».

Il referendum sarebbe infatti avvenuto in modo molto anticipato «rispetto a quello che desiderava fare il Re» e, nonostante i due milioni di voti di differenza (su 23 milioni di voti validi), la sua famiglia parlò sempre «con una certa critica» dell'accaduto, perché «non era molto chiaro che fosse andato tutto esattamente come le regole prevedevano».

L'intervista si è poi conclusa con una nota di rimprovero in merito alla volatilità dell'opinione pubblica sulla famiglia Savoia. «Noi della nostra dinastia, ai tempi della monarchia, eravamo tutti molto bravi e invece adesso ci sono veramente tante critiche, si dice la cosa opposta. Non so se mi sono spiegato…»

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