Alessandro Borghese (Credits: Ufficio Stampa)
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Alessandro Borghese: "Mi sento il Grande Fratello della gastronomia italiana"

E' andato a Istanbul, ha sfidato uno chef turco e ora può dirlo: "Gli italiani lo fanno meglio". Un piatto, ovviamente. 

Si chiama Alessandro il Conquistatore il nuovo cooking show di Alessandro Borghese in onda domani 18 dicembre su Sky Uno HD alle 20.15 (con repliche giovedì e sabato).

Il format è il seguente: Alessandro gira il mondo a sfidare colleghi stranieri. La gara è uno contro uno, con tre giurati - esperti del settore - pronti a giudicare il piatto preparato in 60 minuti con tre ingredienti segreti a testa che rappresentano l'essenza del proprio paese.

Prima difficoltà: Alessandro li porta fisicamente in valigia, mentre lo chef turco gli fornisce soltanto degli indizi. Dovrà scovare gli ingredienti in giro per la città, rovistando tra mercati e botteghe. "Poco male, la Turchia è un paese meraviglioso, un ponte tra Oriente e Occidente che nei suoi sapori svela contaminazioni affascinanti", commenta Borghese, sottolineando che al di là del risultato della gara, italians do it better: "Eccelliamo nel rispetto della materia prima, nel modo in cui la lavoriamo. Siamo grandi conoscitori del mangiare e abbiamo un territorio con molta più diversità, quindi siamo naturalmente esposti da sempre a tanti tipi di cucina".

Come nasce l'idea di questo programma di cui è anche autore?

Dalla voglia di confrontarmi con i grandi chef degli altri paesi, mettermi in gioco personalmente conoscendo posto, cibo e cultura estera. E nasce anche dalla voglia di promuovere l'italianità, far conoscere altrove il "made in Italy". Tutto si basa su una sfida professionale in cucina, registrata in presa diretta, quindi senza trucco né inganno: prima di passare ai fornelli ho fatto ricerche e mi sono chiuso in cucina a studiare con il mio secondo, ragionando insieme su come preparare il piatto.

Un ricordo personale di Istanbul?

Il mercato e la moschea di Santa Sofia. I turchi, calorosi, accoglienti, mi ricordano i siciliani o i calabresi. Una città in cui percepisci subito lo scambio tra culture e religioni diverse, la contaminazione continua che in cucina si rispecchia in un vasto assortimento di piatti. Usano molto frutta, verdura, spezie, erbe, e sono rispettosi dell'agricoltura, dell'alimentazione, della stagionalità.

Come reputano la nostra cucina gli chef stranieri?
Sono ben consapevoli che la cucina italiana è tra le migliori del mondo, ne conoscono tanti aspetti. Non conoscono bene le materie prime, perchè come detto si concentrano sui prodotti locali. Per esempio, se vuoi cucinare il pesce in Turchia devi attenerti a quello che passa il Bosforo in quel periodo: non c'è un mercato di pesce internazionale, solo locale.

I prodotti turchi con cui è più complicato confrontarsi?
Si va dall'acqua di rosa, che in Turchia è usata tantissimo, alle budella di agnello per fare salsicce.

Ricorda invece il primo piatto che le venne bene?
Io ho iniziato giovanissimo, a 17 anni sulle navi da crociera. Ricordo i primi assemblaggi, non mi facevano mettere mano ai piatti. Inizialmente mi divertivo a lavorare i primi, ricordo delle paste con zucchine fritte, pecorino e mentuccia, oppure ragù di lunghe cotture.

Se dovesse indicare oggi il suo piatto preferito?
Sono un grande mangiatore di pollo arrosto con patate e peperoni. Il pollo è una carne sottovalutata, soprattutto dalle carte dei grandi ristoranti dove è poco presente, trovo sia un peccato.

L'abbiamo vista di recente cucinare con Alessia Marcuzzi, come mai?
Alessia è un'amica, mi ha invitato a casa per lanciare il mio libro Tu come lo fai, appena uscito per Mondadori. Abbiamo pensato fosse una cosa carina per chi ci segue sul mio portale Paginafood.it e sul suo fashion blog Lapinella.com .

Infine, come spiega il boom di interesse del pubblico verso i programmi culinari?
Io ho iniziato nel 2004, ho visto e fatto crescere questo tipo di interesse: tre volte al giorno dobbiamo mangiare tutti, invece di parlare sempre di calcio, impariamo cose nuove in tv su quello che mangiamo e come cucinarlo. Mi sento il Grande Fratello del movimento gastronomico televisivo: fa bene al Belpaese parlare di cucina, l'interesse della gente si ripercuote sulle scuole alberghiere, sui ristoranti. Male non fa.

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