Kunduz, Afghanistan
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Afghanistan, la guerra riprende: battaglia per Kunduz - Foto

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Afghanistan, 30 settembre 2015. Membri dell'esercito nazionale e dei servizi di sicurezza afghani pattugliano una strada che conduce al confine tra le province di Baghlan e di Kunduz.
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Afghanistan, 30 settembre 2015. Membri dell'esercito nazionale e dei servizi di sicurezza afghani pattugliano una strada che conduce al confine tra le province di Baghlan e di Kunduz.
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Kunduz, Afghanistan, 30 settembre 2015. Poliziotti afghani di guardia a un checkpoint si preparano alla controffensiva per riprendere il controllo della città, ricaduta nelle mani dei talebani.
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Kunduz, Afghanistan, 29 settembre 2015. La polizia afghana si prepara alla controffensiva per riprendere il controllo della città, ricaduta nelle mani dei talebani.
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Kunduz, Afghanistan, 29 settembre. Un poliziotto afghano in armi all'indomani dell'avanzata talebana.
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Kunduz, Afghanistan, 29 settembre 2015. Forze di sicurezza afghane lungo una strada all'indomani della riconquista della della città da parte dei talebani.
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Kunduz, Afghanistan, 29 settembre 2015. Detenuti nella prigione locale in fuga dopo essere stati liberati dai talebani.
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Herat, Afghanistan, 30 settembre 2015. Una pattuglia della polizia afghana effettua un controllo di sicurezza all'ingresso della città.
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Distretto di Achin, provincia di Nangarhar, Afghanistan, 28 settembre 2015. Un soldato delle forze si sicurezza afghane di guardia a un checkpoint dato alle fiamme nella notte dai talebani.
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Distretto di Achin, provincia di Nangarhar, Afghanistan, 28 settembre 2015. Ufficiali delle Forze di sicurezza afghane presidiano un checkpoint dato alle fiamme nella notte dai talebani durante gli scontri tra l'esercito afghano e i miliziani dll'ISIS, che per la prima volta hanno lanciato attacchi coordinati a una decina di posti di controllo della polizia.
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Distretto di Achin, provincia di Nangarhar, Afghanistan, 28 settembre 2015. Ufficiali delle forze di sicurezza afghane prendono posizione durante un'operazione contro i talebani e contro i miliziani dell'ISIS.
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Provincia di Paktika, Afghanistan, 28 settembre 2015. Un momento dei funerali delle vittime di un attacco talebano sferrato contro un campo di pallavolo dove si stava giocando una partita. Almeno 9 civili sono stati uccisi e 33 sono rimasti feriti.

È scattata in Afghanistan la controffensiva per riprendere Kunduz, ricaduta il 28 settembre nelle mani dei talebani, dei quali era stata la roccaforte fino al 2001. La città settentrionale, crocevia strategico di traffici e commerci, è con i suoi 300.000 abitanti il quinto centro urbano più importante del Paese. 

Il governo afghano ha ammassato ingenti forze militari alle porte della città e ha cominciato ieri il contrattacco, con l'assistenza aerea della missione NATO Resolute Support. Tre i raid delle forze speciali della Coalizione: uno alla periferia di Kunduz e due nei pressi dell'aeroporto, roccaforte dell'esercito, attaccato da un folto gruppo di talebani che è stato respinto dalle forze di sicurezza afghane e da due bombardamenti USA. Secondo i servizi afghani, i ribelli uccisi sono 17. Tra le vittime anche un pakistano, appartenente presumibilmente al gruppo terroristico attivo in Asia, Lashkar-e-Taiba (Esercito del Bene). 

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Lo ha chiarito lo stesso presidente afghano Ashraf Ghani durante una conferenza stampa a Kabul, rendendo noto che i militari "stanno avanzando verso le aree sotto controllo dei talebani" e chiedendo allo stesso tempo "alle forze di sicurezza di considerare i civili come loro priorità". Ghani avrebbe dovuto celebrare ieri il primo anniversario del suo insediamento, ma per la crisi a Kunduz ogni cerimonia è stata annullata. Il premier Abdullah Abdullah ha cancellato i suoi impegni a New York, dove si trovava per partecipare all'Assemblea generale dell'ONU, ed è rientrato in patria.

L'offensiva in atto è basata solo sulla forza, avvertono gli esperti, e potrebbe essere catastrofica in termini di vittime civili. Con il loro attacco, che ha incontrato poca resistenza da parte degli uomini della sicurezza, gli insorti hanno conquistato tutti gli edifici del potere di Kunduz, l'ospedale e la prigione, da cui hanno liberato 400 detenuti, dei quali oltre 100 loro militanti. 

Frammentarie testimonianze dalla città chiusa ai media parlano di checkpoint, fabbricati e uffici, soprattutto utilizzati da stranieri, dati alle fiamme, di negozi saccheggiati e di sporadici scontri a colpi d'arma da fuoco nelle zone di periferia.

Il leader dei talebani, Mullah Akhtar Mansur, ha firmato un comunicato in cui ha salutato la conquista della "prima capitale provinciale nelle mani dei mujaheddin". Raccomandando di "salvaguardare vite, proprietà e onore degli abitanti", ha proposto ai dipendenti del governo di pentirsi, e chiesto a Kabul di "ammettere la sconfitta" e "accettare la vittoria dei mujaheddin come un'amara realtà".

La prima risposta ricevuta dagli insorti è stata però un bombardamento aereo USA sulle loro posizioni nella provincia di Kunduz. Il portavoce del contingente americano in Afghanistan, Brian Tribus, ha parlato di un'operazione "per eliminare una minaccia alle forze afghane e della Coalizione nell'area".

Testimoni hanno riferito all'ANSA di aver visto contingenti di militari giungere a Kunduz da Kabul e dalla provincia di Balkh. Ma i movimenti militari, invece di rassicurare, sembrano agitare la popolazione civile. Le tv riferiscono che moltissime famiglie sono in fuga dalla città verso le province di Takhar e Baghlan, e verso altre zone più sicure. (ANSA)

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