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Lifestyle

Aeroporti, quando l'attesa diventa un piacere

Si può cominciare torturandosi di flessioni e addominali in palestra, poi premiarsi con una cena o un pranzo stellato. Come attività di contorno, si pesca dentro un vasto menu che include un film in prima visione o la visita a una mostra d’arte contemporanea; in alternativa, un massaggio rigenerante, lussuoso shopping sregolato, un tuffo in piscina o due passi nella natura, tra piante, uccelli e farfalle. Ma non in una meta esotica, né in un resort remoto o in un’ipertrofica metropoli. In un aeroporto, o meglio nella sua più recente evoluzione: da passaggio obbligatorio da tollerare quanto basta per imbarcarsi e fuggire altrove, a cittadella di tentazioni e svaghi. Dove arrivare in comodo anticipo sul decollo o programmare intervalli consistenti tra un volo e il successivo per godersi un’ampia offerta gastronomica, culturale, d’intrattenimento a 360 gradi, come dimostrano gli esempi qui sotto. Aperti a tutti, non solo ai frequent flyer che si riversano nell’universo patinato delle lounge.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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BALTIMORA - IN FORMA AL DECOLLO - Le «Roam Fitness» sono palestre negli aeroporti: la prima ha appena aperto, altre venti si aggiungeranno anche fuori dagli Stati Uniti. Gli abbonamenti sono validi in tutta la catena, l’abbigliamento sportivo si può noleggiare.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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SINGAPORE - Nella classifica dei migliori aeroporti al mondo compilata dalla prestigiosa società di ricerca Skytrax, Changi strappa il primo posto da anni. Al suo interno ha giardini di orchidee, cactus e girasoli, un’area che ospita mille farfalle, un cinema gratuito come il bus per un tour delle bellezze cittadine. Varie le mostre nei terminal, l’ultima è dedicata ai Pokémon.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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DOHA - IMMERSI NEL BLU - Prima di salire tra le nuvole, ci si può concedere un tuffo nella piscina di 25 metri del «Vitality wellbeing & fitness centre» dello scalo del Qatar, che offre anche massaggi, trattamenti viso e campi di squash.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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NEW YORK – RELAX PER UMANI E ANIMALI - Nello scalo principale della Grande Mela è stata appena inaugurata un’area per coccolare gli animali dei viaggiatori, mentre una nuova Spa ha aperto da pochi giorni al Terminal 4.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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LOS ANGELES - LO SCALO OPERA D’ARTE - La struttura ad astronave di Lax è iconica quanto le ville di Hollywood. Ospitava un ristorante, ma è stato chiuso: troppa la concorrenza del nuovo terminal internazionale, frutto di un investimento di 2 miliardi di dollari. Un labirinto grande tre campi di football divisi tra negozi di lusso e angoli gourmet.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

MALPENSA - PARTENZE RIPOSANTI - Stanze mini con letto, Wi-Fi, sveglia e cromoterapia, da 39 euro a notte. È Zzzleepandgo, l’idea di tre ragazzi italiani (da destra: Alberto Porzio, Matteo Anthony Destantini, Nicolas Montonati). Anche a Bergamo, presto in altri scali.

Sette cose da fare in aeroporto in giro per il mondo

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VANCOUVER - ABISSI IN MOSTRA - Il terminal internazionale ospita due acquari: una vasca da 114 mila litri in cui nuotano oltre 5 mila pesci e una più piccola riservata alle meduse.

I terminal sono snodi irrinunciabili di un mondo in febbrile movimento: secondo gli ultimi dati dell’Aci, il Consiglio internazionale degli aeroporti, i passeggeri annui raddoppieranno da qui al 2029, saltando dai 7 miliardi odierni ai 14 miliardi. Se si scorre la lista dei primi quindici scali al mondo, da Atlanta a Dubai, da Pechino a Londra, si scopre che in dodici mesi tutti, nessuno escluso, hanno aumentato fino a punte del 16,3 per cento (Shanghai) il numero dei viaggiatori. Ecco perché inaugurare attività accanto a gate, controlli di sicurezza e dintorni, significa avere a disposizione clienti in vigorosa crescita. Per buona parte affamati, di norma poco inclini al cibo spazzatura vista la traversata da affrontare, spesso dal palato raffinato: a loro guardano chef illustri come Heinz Beck e Cristina Bowerman, che a fine dicembre hanno aperto rispettivamente «Attimi» e «Assaggio» (quest’ultimo un concept di Autogrill), locali in grado di abbinare velocità e qualità, cura per le materie prime e preparazioni espresse. Si trovano nel nuovissimo spazio di Roma Fiumicino dedicato alle partenze internazionali, 90 mila metri quadri accesi da vetrate generose e popolati da cinquanta negozi, bar e ristoranti.

Un altro cuoco notissimo, l’inglese Jamie Oliver, calerà in primavera non una ma un tris di cucine nello scalo di Vienna, servendo delizie a un’area complessiva superiore a 800 metri quadri; intanto, il Liberty di Newark, periferia di New York, è la pista di sperimentazione di Matthew Jennings, tra le più creative menti ai fornelli degli Stati Uniti: qui è in fase di rodaggio il suo «Daily», l’unico ristorante aeroportuale a proporre un menu che cambia di giorno in giorno. Gli ingredienti sono rigorosamente stagionali e arrivano da fattorie e fornitori della zona: piaceri a chilometro zero da degustare qualche attimo prima del rullaggio.

Poco distante, nel Jfk, l’approdo principe della Grande Mela, è atterrata un’altra primizia: un terminal costato 65 milioni di dollari e pensato unicamente per gli animali, sia domestici che esotici. Offre cibo e coccole, spazzolate del pelo comprese, mentre Fido e compagni su zampe attendono l’imbarco. Chi invece si concede uno spuntino a Narita, lo smisurato hub di Tokyo con circa 75 milioni di passeggeri in transito ogni anno, incontrerà un robot incaricato di sparecchiare il tavolo una volta terminato il pasto. Costruiti dalla Panasonic, i simpatici androidi camerieri sono un test per i giochi olimpici del 2020, quando la capitale nipponica sarà invasa da turisti e appassionati di sport.

Gli aeroporti hanno guadagnato carattere, hanno conquistato una loro identità: da parentesi trascurabile sono diventati destinazione in sé, approdi da esplorare. Da non luoghi, a luoghi da vivere.

Ma «l’amenità aeroportuale più nuova», per citare un articolo della Cnn, è il cinema incastrato tra un gate e l’altro. L’ovvia logica è spegnere l’attesa in poltroncina godendosi l’ultimo successo di Hollywood o Bollywood. Ci sono varie sale a Singapore (24 ore su 24, a ingresso gratuito), a Nuova Delhi come a Hong Kong, qui con tecnologia Imax, lo stato dell’arte dell’esperienza su grande schermo. Ed è di alcuni giorni fa l’inaugurazione a Portland di una struttura con tocchi vintage che proietta cortometraggi di registi dell’Oregon, uno stratagemma originale per promuovere i talenti del territorio.

Chi alla settima arte preferisce quelle tradizionali deve puntare verso Amburgo o Mumbai: nel capoluogo tedesco, nella piazza principale dell’aeroporto, dal 7 febbraio c’è una galleria che raccoglie opere di pittori e scultori contemporanei; nel terminal due della megalopoli indiana, si potrà visitare dal prossimo aprile il «Museum safari»: un viaggio culturale con migliaia di manufatti in arrivo da ogni angolo del subcontinente per approfondire la varietà e la ricchezza delle sue tradizioni.

Gli aeroporti, comunque, restano sinonimi di shopping. Nei duty free tentacolari, posizionati con sapienza nei punti di transito verso i gate accanto alle boutique delle migliori griffe, la sensazione ricorrente è quella di trovarsi in un lussuoso centro commerciale. Se ci si lascia prendere la mano con la carta di credito, tanti brand propongono la consegna a domicilio degli articoli comprati. Quando non succede, o si desidera raggruppare più acquisti di diversi negozi, ci si può rivolgere a società specializzate come Eurosender che recuperano su appuntamento buste, pacchi e bagagli nei terminal e li fanno arrivare all’indirizzo indicato.

In generale, pur spogliati degli innumerevoli servizi che offrono, molti scali racchiudono un valore autonomo. In quanto contenitori, più che per il loro contenuto: sono autentici capolavori architettonici, come documenta il libro fotografico «The art of the airport» (Frances Lincoln, 2016), un giro del mondo tra imbarchi dalle forme bizzarre, progetti sontuosi e futuristici firmati da superstar della matita, inclusi i nostri Massimiliano Fuksas a Shenzen o Renzo Piano a Osaka. «Gli aeroporti hanno guadagnato carattere» si legge nell’introduzione del libro «hanno conquistato una loro identità»: da parentesi trascurabile sono diventati destinazione in sé, approdi da esplorare. Da non luoghi, a luoghi da vivere.

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