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Accordo fatto con Grillo? Di Pietro capogruppo del M5S alla Camera

La voce circola e considerando l’assoluta mancanza di secondi fini politici nell’attività di Antonio Di Pietro (si fa per dire) ha perfino una sua logica. L’ex PM di Mani pulite, poi senatore della sinistra e ministro dei Lavori pubblici con Romano Prodi, padre-padrone (in tutti i sensi) dell’Italia dei (dis)valori, potrebbe sposare la causa grillina e mettere al servizio del capo-comico genovese la sua durezza “magistrale” come capogruppo dei 5 Stelle nel futuro Parlamento.

Qualche parlamentare è addirittura convinto che l’accordo sia fatto e che l’uscita di Grillo su “Di Pietro al Quirinale” sia stato un modo per salvarlo dall’ignominia di una deriva politica e personale accelerata dalle inchieste giudiziarie che tempestano l’Idv dalla Liguria al Lazio, e da quelle “solo” giornalistiche (davanti alla giustizia Di Pietro è sempre uscito illibato, a differenza di altri che devono sostenere la legittima curiosità dei Pm circa l’acquisto o affitto di case e casette con soldi pubblici o privati) che però mordono e contribuiscono a scavare per lui e il suo partito padronale una fossa elettorale. Si sfilano dall’abbraccio con Di Pietro sia Pancho Pardi, che al Corriere della Sera grida la sua delusione per non esser stata l’Idv a far cadere Berlusconi, sia il neo-dimissionario capogruppo alla Camera Massimo Donadi, che accusa Di Pietro di avere ridotto il partito “allo sbando, in stato confusionale”, incapace com’è di riportarlo nel centro-sinistra “per manifesta incongruità tra le cose che dice e le cose che fa”. A Grillo, che per poter divorare l’Idv ha promosso Di Pietro al Quirinale, non importa nulla dei dipietristi (anzi, nel suo blog respinge qualsiasi alleanza con quel partito ). A lui interessa solo Di Pietro, e pur di averlo con sé si è esposto all’errore di tutelarlo nel momento di massima fragilità della sua immagine di magistrato integerrimo e politico dalle mani pulite, sfidando la rivolta dei suoi dalla Salsi a Cancelleri.

Ma si capisce. Chi meglio di un ex poliziotto poi ex pm poi ex padrone di partito, con quell’esuberanza un po’ rozza ma opportunamente “cattiva” che ha Di Pietro, potrà governare la masnada informe dei grillini arruolati in rete e privi di qualsiasi disciplina di gruppo (parlamentare) o anche solo di partito? Già si è visto nelle ultime settimane come qualche grillino abbia zampettato troppo liberamente tra set televisivi e pubblici dibattiti, critico financo nei confronti del “capo”. Grillo non è certo un buonista. Annota, ricorda, provvede. Di Pietro sarà il suo poliziotto a Montecitorio? Il suo commissario parlamentare? Il burbero direttore del traffico? La pubblica accusa dagli scranni della Camera al Monti-bis? Sì, direi che ci sta.  

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