L'album del giorno: AC/DC, Back in black

Micidiali riff di chitarre, ritmica serrata, voce aggressiva e tanta voglia di divertirsi. Questi, in estrema sintesi, gli ingredienti del successo degli AC/DC, la band australiana più importante di sempre, con oltre 200 milioni di dischi, che dal 1973 porta pervicacemente avanti la sua visione dionisiaca del rock and roll, senza aver mai ceduto alle lusinghe di una power ballad da accendini nello stadio.

Non c'è gruppo heavy metal o grunge che non debba qualcosa alla band fondata dai fratelli Young, che ha riportato l'hard rock alla selvaggia energia delle origini, proprio mentre il prog rock dilagava con le sue lunghe code strumentali all'insegna del freddo virtuosismo. La dolorosa defezione di Malcolm Young per motivi di salute, morto il 17 novembre del 2017 a sessantaquattro anni dopo aver combattuto per anni contro la demenza, non ha impedito agli AC/DC di realizzare il sedicesimo capitolo della loro storia, Rock or Bust, uscito il primo dicembre del 2014, un album potente e ispirato. Dopo le voci sempre più insistenti sembra ormai certo che nei prossimi mesi vedrà la luce un nuovo album con la formazione al completo, con Brian Johnson alla voce e Phil Rudd alla batteria, che sono riusciti a superare, rispettivamente, i problemi di salute e legali. Si riformerà, così, il "dream team" Angus Young, Brian Johnson, Cliff Williams e Phil Rudd, lo stesso (tranne, ovviamente, il compianto Malcolm Young) che ha pubblicato il 25 luglio 1980 il capolavoro Back In Black per la ATCO Records.

L'album è stato da poco certificato 25 volte come disco di platino (cioè 25 milioni di copie) solo negli USA, portandolo alla quarta piazza assoluto di album più venduto negli Stati Uniti dopo Their Greatest Hits (1971–1975) degli Eagles (38 milioni), Thriller di Michael Jackson (33 milioni) e Hotel California, sempre degli Eagles, con 26 milioni di copie. Indimenticabile la copertina interamente nera di Back In Black, così come i 42 minuti di hard rock brutale e trascinante del disco. L'intero album, quasi un concept sull'edonismo e sulla morte, è un omaggio all'ex cantante Bon Scott, morto il 19 febbraio del 1980 dopo una notte di eccessi, sostituito egregiamente da Brian Johnson, già voce dei Geordie, su suggerimento di Angus Young e con la benedizione dall'alto dello stesso Scott, che in vita lo aveva più volte elogiato per le sue qualità. Il disco inizia con tredici funesti rintocchi di campana a morto, registrati con un campanile detto "Carillion" recuperato da un relitto della seconda guerra mondiale successivamente restaurato, che introduce l'iconica Hell Bells, uno dei loro brani più coinvolgenti e attesi nei loro concerti. Shoot To Thrille You Shook Me All Night Longsono due dei brani più amati del repertorio degli AC/DC, oltre che presenze immancabili nei loro concerti, in cui ritroviamo tutti gli ingredienti che hanno reso grande la band australiana: riff coinvolgenti, assoli al fulmicotone, ritmica implacabile, divertimento, energia e sensualità.

What Do You Do For Money Honeyracconta la storia di una prostituta che esercita ancora la professione in età avanzata, ponendo domande tutt'altro che banali sull'inesorabile scorrere del tempo e sul valore effettivo del denaro, mentre fa battere inesorabilmente il piede sotto al tavolo. Givin The Dog A Boneè un inno al sesso orale, introdotto da un riff di chitarra da applausi, con un testo carnale che utilizza nel chorus una metafora per nulla velata: "Oh, sta usando la testa di nuovo, sta usando la testa! Sto soltanto dando un osso al cane, dando un osso al cane!". I ritmi rallentano leggermente in Let Me Put My Love Into You, che mette in evidenza tutto l'amore per il blues degli AC/DC, ma è solo un attimo di pausa prima dell'arrivo di Back in Black, una canzone assolutamente perfetta, leggendaria, che rappresenta tutta l'essenza dell'hard rock, il brano-firma che ogni rock band sogna un giorno di comporre. L'iconico riff di chitarra è costituito da tre semplici accordi ripetuti (Mi5/Re/La), ma in grado di esprimere una clamorosa potenza di fuoco, mentre il testo, basato sul racconto di un uomo che torna alla pienezza della vita dopo aver quasi tentato il suicidio, è un chiaro omaggio a Bon Scott: "Non morirò mai, ho nove vite, gli occhi di un gatto. Abuso di tutti e corro selvaggiamente perché sono tornato, sì, sono tornato".

AC/DC - Shoot to Thrill (Live at Donington, 8/17/91)www.youtube.com


Have a Drink On Me è la perfetta colonna sonora di una serata ad alta gradazione alcoolica tra amici, Shake a Leg è una canzone con un ritmo indiavolato, mentre la conclusivaRock And Roll Ain't Noise Pollution (Il Rock and Roll non è inquinamento acustico) è un inno sull'immortalità del rock:"Stiamo solo parlando del futuro, dimenticate il passato, sarà sempre con noi. Non morirà mai, il rock'n'roll non è inquinamento acustico!". Ciò che colpisce immediatamente di Back in Black, al di là dell'indiscussa bellezza delle canzoni, è il suono, potente e al tempo stesso pulito, che ha saputo dargli il produttore Mutt Lange, abile anche nell'esaltare le dinamiche. La sezione ritmica, basso e batteria, è solida, ma un po' troppo uguale a se stessa per tutto l'album, mentre i riff e gli assoli di Angus Young sono davvero esaltanti e ricchi di inventiva, ben supportati dalla chitarra ritmica di Malcolm Young, il vero regista occulto delle canzoni. Non gli è da meno il cantante Brian Johnson, che è riuscito nella difficile impresa di non far rimpiangere il compianto Bon Scott grazie alla sua voce graffiante, rabbiosa ed estesa, che si amalgama alla perfezione con il suono della chitarra di Angus Young. Back In Black è l'album della maturità degli AC/DC, con dieci brani straordinari, senza tempo e soprattutto senza neanche un "filler", esaltati da una produzione perfetta, che tiene in equilibrio adrenalina e pulizia sonora. Un disco che, per essere apprezzato al meglio, va ascoltato al volume che merita (vicini di casa permettendo).

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