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Basta code negli uffici. Davvero?

Basta code negli uffici. Davvero?

L’Agenzia delle entrate promette videochiamate per eliminare attese agli sportelli. Ma non tiene conto degli anziani e delle aree dove internet funziona poco…


Incredibile ma vero (sembra). L’Agenzia delle entrate – per intendersi quella che quando ti manda una lettera o un avviso, ancora prima di aprire la busta, diventi preda di convulsioni mentali e talora intestinali – ha annunciato che sarà possibile confrontarsi con un loro funzionario a distanza usando lo smartphone, il tablet o il computer.

In altre parole, sulle materie fiscali gli utenti potranno usufruire di un servizio di videochiamata in modo da non doversi recare a fare le code agli uffici. Il servizio per ora è stato attivato su tre aree: l’area Registro che comprende atti e successioni, l’area delle Imposte dirette cioè dichiarazioni dei redditi e diritti a rimborsi, l’area Identificazione che consentirà l’acquisizione del codice fiscale e il duplicato della tessera sanitaria. «Non sarà più necessario recarsi di persona a uno sportello né fare la coda» ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini.

Fin qui tutto bene, è certo qualcosa che inverte la tendenza che purtroppo caratterizza l’ordinamento tributario, quasi sempre sulle spalle dei contribuenti. È un provvedimento nella direzione giusta. Dobbiamo però fare tre osservazioni su aspetti che potrebbero minarne alla base funzionamento e riuscita. Sarebbero buoni gli intenti del progetto, ma nella sua attuazione rischia di non raggiungere gli obiettivi.

La prima osservazione riguarda la domanda se si sia considerato quanti e quali strumenti siano a disposizione delle famiglie e in particolar modo se si siano valutate tutte quelle aree del Paese nelle quali la copertura internet è scarsa, mal funzionante o inesistente (si chiama in termini tecnici «digital divide»). Inoltre, c’è da considerare la capacità di utilizzo di questi strumenti, che in certe zone e soprattutto per persone da 50 anni in su risulta molto scarsa e spesso proprio assente.

Potrebbe dunque verificarsi una situazione di vera e propria disuguaglianza. Lo sottolineiamo perché abbiamo ancora in mente la situazione che si è generata in Italia a proposito della Dad: secondo una ricerca dell’Unicef (l’Agenzia dell’Onu che si occupa dell’infanzia) ben il 37% delle famiglie ha avuto problemi di connessione e una percentuale un po’ più bassa ha avuto difficoltà a disporre della strumentazione adatta.

Se consideriamo questi fatti, verrebbero escluse dalla possibilità di ricorrere al nuovo servizio la maggioranza delle persone anziane, le famiglie senza sufficiente copertura, tutte quelle che pur disponendo di uno smartphone non hanno né tablet né pc. Questo non significa che il provvedimento non vada nella direzione giusta, vuol dire un’altra cosa, e cioè che spesso si adottano misure non tenendo conto della loro reale fattibilità, che in tal caso dipende dalle competenze e dalle dotazioni informatiche del contribuente.

La seconda osservazione riguarda proprio l’Agenzia delle entrate e la sua organizzazione. Considerato quanto è complessa a tutt’oggi la compilazione di un modulo delle tasse, nel caso in cui solo un decimo dei cittadini (cioè circa 4 milioni) che compila la dichiarazione dei redditi si rivolgesse per delucidazioni varie al nuovo sportello telematico dell’Agenzia, siamo sicuri che il servizio reggerebbe? O avverrebbe ciò che accadde, per esempio, con il bonus monopattino o con il bonus biciclette? Sono stati calcolati questi numeri? Sono stati messi a disposizione abbastanza operatori tali da rispondere a tante richieste da parte dei contribuenti? Si è considerata la competenza degli stessi operatori? Sapranno rispondere alle domande o il contribuente si sentirà dire: «Mi richiami che devo chiedere a qualcun altro».

Perché fare la coda telematica non è mica meglio che farla «in presenza». Stare davanti al computer, al tablet o allo smartphone per un’ora o due aspettando una risposta che non arriva è forse ancora più estenuante. Almeno, in presenza, c’è sempre la possibilità di fare qualche discorso più o meno a bischero per passare il tempo. Col computer i discorsi a bischero non si possono fare, ma possono incrementarsi a dismisura le imprecazioni e in alcuni casi anche le bestemmie. E qui si pone un problema teologico: chi sarà il responsabile morale di quelle imprecazioni, il contribuente o i responsabili dell’Agenzia delle entrate? Si vedrà nell’altra vita.

La terza osservazione non riguarda l’Agenzia delle entrate, ma è una questione molto più lunga che coinvolge quelli che siedono comodamente nei due rami del Parlamento. Si tratta del complicatissimo sistema tributario italiano che da anni attende una semplificazione che non arriva. Se fosse meno astruso ci sarebbe anche meno bisogno di delucidazioni. Ma qui inizierebbe un altro discorso.

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