Tornano: Matrix (i protagonisti risorgono), Top Gun e Mission: Impossible (Tom Cruise è immortale e indistruttibile), Avatar (diventa una saga) e Jurassic World (dinosauri in città). Viaggio guidato (attenzione agli spoiler…) nelle nuove «puntate» dei film di culto in arrivo da Hollywood.
Quando Matrix arrivò sugli schermi nel 1999, l’era degli effetti visivi che rendevano possibile materializzare qualsiasi cosa immaginassero i registi era appena cominciata. Per la precisione sei anni prima con il T-Rex e gli altri dinosauri di Jurassic Park. Perciò vedere Keanu Reeves nei panni dell’eroe Neo, piegarsi all’indietro in una posa innaturale per evitare i proiettili del nemico mentre la cinepresa gli ruotava attorno, nella sequenza più iconica di quel film, sembrò qualcosa di visivamente stupefacente.
Ora la saga, nel tornare il 1° gennaio al cinema con il quarto capitolo Matrix Resurrections, si trova davanti due ardui compiti: da una parte ampliare la frontiera del mai visto prima di fronte a un pubblico che, in oltre vent’anni di saghe fantasy, film di supereroi, videogame e serie tv, è ormai assuefatto a ogni genere di trucco digitale; dall’altra riannodare i fili della trama, superando l’impasse della morte dello stesso Neo e della coprotagonista Trinity (Carrie-Ann Moss) nel terzo capitolo, tentando di evitare l’ovvia sensazione di déjà vu e rispondendo alle aspettative dei fan incalliti che ne conoscono a menadito ogni snodo, senza risultare al contempo troppo fumoso o arzigogolato.
L’incontro in un bar tra Thomas Anderson (Reeves) e Tiffany (Moss) riaccende in entrambi il ricordo di una conoscenza passata. Solo che lei ha tre figli e un marito e lui è in crisi per via del lavoro. Scopriamo così che Thomas è un programmatore divenuto famoso grazie alla realizzazione di tre capitoli del videogame Matrix e il suo capo, Smith (Jonathan Groff), vuole convincerlo suo malgrado a lavorare a un quarto episodio. Da tempo Thomas, che ha messo elementi autobiografici nelle avventure interattive di Neo, è in cura da un analista (Neil Patrick Harris), perché confonde realtà e finzione. Quando all’improvviso Morpheus (Yahya Abdul-Mateen II), che appare ringiovanito e dunque irriconoscibile, gli chiede di ingoiare la pillola rossa per svegliarsi dall’illusione e tornare alla realtà, Anderson crede di essere pazzo.
«Dopo aver terminato Sense 8 (la serie tv disponibile su Netflix, ndr) ho pensato di prendermi una pausa, ma poi i miei genitori si sono ammalati e sono morti a poche settimane di distanza uno dall’altro, e nel mezzo di quell’esperienza il mio cervello per evadere da tutto quel dolore ha immaginato di resuscitare Neo e Trinity» dice a Panorama la regista e sceneggiatrice Lana Wachowski.
Prima di continuare, c’è una curiosità che va raccontata. I fratelli Andy e Larry Wachowski, dirigendo la trilogia di Matrix sono diventati per tutti «registi di culto». Lana Wachowski, direttrice del quarto capitolo, non è la sorellina minore dei due, ma lo stesso Larry, che ha portato a compimento la transizione di genere iniziata proprio durante la realizzazione del terzo capitolo. È diventata donna seguita poi dal fratello, che oggi si fa chiamare Lilly, ma non ha voluto tornare a dirigere Matrix con lei. Vent’anni d’altronde sono passati per tutti. Keanu Reeves ha sullo schermo la barba e la faccia stanca di un altro suo personaggio di successo, John Wick. Non assomiglia più al fotomodello da copertina che faceva impazzire le ragazzine. Carrie-Anne Moss si è trasformata in una splendida cinquantenne, col volto gentile da madre e non più tirato a lucido come una guerriera. Laurence Fishburne, diventato una celebrità globale grazie al ruolo di Morpheus (oggi un po’ imbolsito dai suoi 60 anni), è stato sostituito dal giovane Yahya Abdul-Mateen II.
«Quando Lana mi ha chiamato per condividere l’idea di un nuovo Matrix sono rimasto sorpreso» dice Reeves a Panorama «ma ho accettato con entusiasmo. Mi ha colpito l’idea che il film ruotasse attorno a quello che forse non era mai stato raccontato fino in fondo, cioè la storia d’amore tra Neo e Trinity. Lana è cambiata, è una regista matura che oggi lavora di più con la luce naturale, sta meno dietro il monitor e più vicino alla cinepresa e agli attori. E recitare di nuovo con Carrie-Anne mi ha emozionato» prosegue Reeves. «All’epoca ci vedevamo sul set, facevamo esercizi di stretching per le acrobazie, ripassavamo le battute, parlavamo dei progetti di vita. Oggi è una donna sposata e madre di tre bellissimi figli (Kaden, Owen e Frances Beatrice, ndr)».
Risponde la Moss: «Quando sono andata alle prove non vedevo Keanu da un sacco di tempo e mi è sembrato quasi surreale ritornare a interpretare personaggi che pensavo ormai intrappolati nel passato». In un certo senso Matrix Resurrections potrebbe essere un film sulla crisi di mezza età, quella che viene a 50 anni quando non riconosci più il mondo in cui sei cresciuto; e, proprio perché non vuoi abdicare ai primi segnali della terza età o restare confinato nel ruolo di genitore, torni in palestra, ti rimetti in forma, riscopri le passioni di gioventù.
In un certo senso l’anno cinematografico nel 2022 potrebbe essere riletto sotto questa lente del ritorno al passato per attrarre il pubblico di baby boomer spaesato dall’invasione dei supereroi Marvel. Ecco allora che Tom Cruise, nell’anno in cui compirà 60 anni, rinvia di nuovo la pensione per i ruoli action riportando al cinema Mission: Impossible col settimo capitolo di una saga nata 25 anni fa, e torna a vestire i panni del pilota da caccia Pete Mitchell con Top Gun: Maverick, ben 35 anni dopo l’esordio al cinema del film che ne lanciò la carriera. Se la trama del primo resta segreta, è trapelato che il film si svolgerà anche a Venezia e Roma e Cruise metterà in mostra un’altra delle sue incredibili acrobazie girate senza stuntman: un volo in moto da una scogliera con susseguente planata col paracadute. Del secondo film, la cui uscita è stata rimandata causa Covid, sappiamo che il veterano Maverick è diventato il miglior istruttore dell’élite dei piloti militari, ma dovrà tornare a fare i conti col passato e la morte dell’amico Goose.
Ha quasi trent’anni poi anche Jurassic Park, il cui concept è stato rivitalizzato nel 2015 con nuovi interpreti a fianco dei «soliti» dinosauri: l’anno che verrà ci porterà dunque Jurassic World – Il dominio, con i bestioni preistorici che, liberati dall’isola parco dei divertimenti in cui erano confinati in precedenza, minacceranno le metropoli.
Il ritorno più atteso del 2022 però, anche se attinge a un passato più recente, sarà sicuramente quello della saga di Avatar, che dal 2009 detiene il record del maggiore incasso della storia del cinema, con 2,84 miliardi di dollari. James Cameron, padre di Terminator e autore di Titanic, che non ha diretto un film per oltre 10 anni e ad agosto ne compirà 68, sembra aver votato il proprio rilancio come regista al revival della saga fantascientifica, annunciando ben quattro sequel che arriveranno al cinema ognuno con una cadenza di due anni.
Rilanciando, al netto della trama top secret, ancora una volta una sfida tecnologica: se il primo Avatar voleva creare i personaggi digitali più convincenti dell’epoca e immergere gli spettatori in un mondo extraterrestre grazie al 3D, ormai tramontato, il secondo cercherà di ampliare i confini di ciò che può strabiliare il pubblico più smaliziato, con l’utilizzo di una nuova tecnica digitale con cui sarà possibile vedere gli stessi extraterrestri blu interagire nell’ambientazione più ostica in cui girare un film, ovvero sott’acqua. Con buona pace di tutti quelli che a 50 anni tornano ad allenarsi in piscina.