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«Gay di tutto il mondo, vi benedico»

«Gay di tutto 
        il mondo, vi  benedico»

La netta posizione del potente cardinale tedesco Reinhard Marx rischia di portare allo scisma della Chiesa germanica, la più ricca d’Europa. Così Papa Francesco cerca di correre ai ripari. Ma con molte, troppe contraddizioni…


Non ha ancora affisso le sue nove tesi – 90 come fece Martin Lutero sarebbero troppo – sul portone della cattedrale di Monaco di Baviera, ma poco ci manca. Reinhard Marx, potentissimo cardinale, sta accompagnando la Chiesa tedesca allo scisma. È un bel problema per Jorge Mario Bergoglio che a lui ha affidato il controllo delle finanze e dell’economia vaticana.

Roma è presa tra due fuochi: non può fare a meno di Marx e dei soldi della fortissima Chiesa germanica, ma non può neppure consentire ai tedeschi di correre verso orizzonti che sconvolgono l’ordine dottrinale. Tutto ciò fa emergere le sempre più evidenti contraddizioni del papato di Francesco, che ha un chiodo fisso teologico – far dimenticare Joseph Ratzinger, il Papa emerito – e un programma preciso: trasformare la Chiesa da autorità morale in Ong ambientalista e mondialista.

Non è un caso che Reinhard, emulo del suo omonimo Karl Marx, abbia lanciato lo slogan: «Gay di tutto il mondo io vi benedico». Anche in Vaticano c’è un Ddl Zan che rischia di spaccare tutto. È messa in discussione la professione di fede che i cattolici imparano da bambini: credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Un’avvisaglia di tensioni scismatiche peraltro si è già avuta: la cacciata da Bose di padre Enzo Bianchi. Il Papa era affascinato da lui al punto che si era parlato di un’ascesa alla porpora cardinalizia del ragioniere piemontese mai stato prete. Poi la rottura.

Bianchi ha toccato un nervo scopertissimo del pontificato bergogliano, l’autorità assoluta del Papa che esercita il potere con la formula degli imperatori: Dio me lo ha dato e guai a chi me lo tocca. Bianchi ha sostenuto che Francesco doveva confrontarsi con i patriarchi delle Chiese ortodosse e con i pastori delle Chiese riformate per governare la cristianità.

Ma ora ad agitare la Chiesa è la benedizione delle coppie gay – che molta parte della Curia considera un’eresia – a cui il Papa si acconcerebbe pure visto che ha detto: «Chi sono io per giudicare?»; e visto che già nel 2014, alla vigilia del grande sinodo sulla famiglia, proprio Reinhard Marx ebbe a sentenziare: «Non possiamo dire agli omosessuali che non possono sperimentare il Vangelo».

E però Francesco teme le conseguenze, anche perché Marx e i tedeschi si stanno allargando. Nelle altre otto tesi dell’arcivescovo di Monaco di Baviera – presidente del Consiglio dell’economia e a tutti gli effetti il vice Papa ora che il segretario di Stato Pietro Parolin, a causa dello scandalo dell’acquisto dell’edificio di Sloane Avenue a Londra, è entrato nel cono d’ombra – ci sono: l’ammissione ai sacramenti dei divorziati, la benedizione dei matrimoni gay, i preti sposati, il sacerdozio femminile, l’autonomia finanziaria e di governo delle Chiese nazionali, l’amministrazione dei sacramenti ai protestanti e, anche se non dichiaratamente esplicitata, la rinuncia alla condanna dell’aborto e dell’eugenetica.

Per evitare guai a Bergoglio, Marx prima del Sinodo biennale della Chiesa tedesca – peraltro non autorizzato da Roma – si è dimesso dalla carica di presidente della Conferenza episcopale germanica, lasciando il posto all’arcivescovo di Linburgo Georg Bätzing. Il quale, come primo atto ha nominato – cosa mai successa prima – una donna, Beate Gilles, a segretaria dei porporati teutonici. Bätzing è più oltranzista di Marx almeno per ciò che concerne il sacerdozio delle donne, matrimonio degli omosessuali e quello dei preti. Non è un caso che, avviandosi a conclusione il Sinodo tedesco, in cento chiese della Germania si sia consumato un gesto di palese ribellione verso Roma: hanno benedetto i matrimoni gay.

Bergoglio aveva sollecitato sul punto un pronunciamento del Prefetto della congregazione per la dottrina e la fede Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita come il Papa e dal pontefice voluto in quel ruolo che già fu di Ratzinger, per estromettere dalla Curia il cardinale Walter Brandmüller, uno dei più fieri oppositori di Marx.

Ladaria Ferrer, con un classico esempio di cerchiobottismo gesuitico, ha sentenziato: «La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di renderle legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale». Ovviamente il pronunciamento è controfirmato dal Papa che però, qualche tempo prima, aveva detto: «Le persone omosessuali hanno diritto di essere una famiglia, ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili». E pochi giorni fa il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha così commentato il Ddl Zan: «Più che affossata quella legge andrebbe cambiata».

Che i tedeschi debbano incamminarsi verso lo scisma è quasi inevitabile. La Chiesa tedesca è ricchissima perché in Germania si paga una tassa per dirsi cattolici, ma ha una continua emorragia di fedeli. Ne perde circa 250 mila all’anno nonostante un bilancio che supera i 5 miliardi di euro. Stessa situazione si ripete per i protestanti. Così da tempo le due Chiese si parlano e l’idea è riunirle con una reciproca contaminazione. Nella comunità ecclesiale tedesca ci sono ancora molti seguaci di Ratzinger che da tempo aveva avvertito su questi rischi di relativismo. Ed è proprio l’idea ratzingeriana che Bergoglio cerca di cancellare, cadendo in contraddizione. Lo fa, per esempio, usando la clava della pedofilia a corrente alternata. Se ci ha messo tempo – come denunciato dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò già nunzio negli Stati Uniti – a estromettere Theodore McCarrick, nonostante l’ex cardinale di Washington abbia speso una vita in abusi, le accuse di pedofilia o quelle di averla tollerata sono servite contro George Pell (il cardinale australiano che doveva riformare le finanze vaticane) e Gerhard Müller, l’ex prefetto per la fede che agiva in continuità con Ratzinger e che si è scagliato in maniera durissima contro il Sinodo germanico.

Le tensioni provocate da quest’ultimo hanno messo in luce un’altra grave contraddizione. Quella sull’aborto. Pochi giorni fa in Vaticano il Papa ha tenuto un convegno sul «grande reset», l’idea che bisogna cambiare il capitalismo per salvare il mondo. A condurre i lavori il gotha dell’ambientalismo e le associazioni che predicano il controllo delle nascite attraverso l’aborto. Tema incandescente negli Stati Uniti perché i vescovi cattolici conservatori vogliono negare la comunione a Joe Biden, abortista. C’è stato un incontro tra John Kerry, già vicepresidente Usa e ora ambasciatore di Biden per l’ecologia, e il Papa. Kerry gli ha chiesto di fermare la contestazione cattolica contro il presidente. Subito, in una lettera ai porporati americani, Ladaria Ferrer scrive «non potete fare come vi pare» e aggiunge: «Sarebbe fuorviante se tale dichiarazione desse l’impressione che aborto ed eutanasia da soli costituiscano le uniche questioni gravi dell’insegnamento morale e sociale cattolico».

Forse aveva ragione Papa Ratzinger che ha confidato a Peter Seewald, il suo biografo: «Lo spettacolo delle reazioni della teologia tedesca è così sciocco e cattivo che è meglio non parlarne. I veri motivi per cui vogliono silenziare la mia voce non voglio analizzarli».

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