Battagliera, polemica, indipendente. Con il suo rifiuto di seguire il marito Sandro Pertini nel suo alto incarico, Carla Voltolina all’epoca creò un caso senza precedenti. Panorama, nel 1978 le dedicò una copertina.
di Chiara Beria e Marilena Bussoletti
Una settimana e di lei neanche l’ombra. Non ha fatto nessuna passerella politico-mondana il giorno del giuramento del marito. Non ha posato per nessuna fotografia ufficiale sul divano di casa col vestito elegante, le gambe composte, le mani graziosamente intrecciate. Al palazzo del Quirinale per i 500 dipendenti e i 200 corazzieri già frastornati dalle voci sul nuovo stile, meno formale ma più austero, che il nuovo presidente della Repubblica Sandro Pertini intenderebbe far adottare a tutti, la prima signora della Repubblica, Carla Voltolina in Pertini fu una sconosciuta. Nessun incontro con gli addetti al cerimoniale, nessuna biografia per il servizio stampa. Non ha preso contatti neanche con i dirigenti della Croce Rossa Italiana che hanno pronta per lei la poltrona di presidentessa onoraria del comitato femminile (un ufficio con due segretarie) in via Toscana nel centra di Roma. E per sfuggire ai fotografi che lo stanno braccando, non solo non e tornata al suo posto di lavoro al Centro antidroga del policlinico Gemelli («la dottoressa e ancora in ferie », e la risposta dei suoi colleghi), ma non si e mai fatta vedere al portone delle due case dei Pertini (una mansarda in affitto a Fontana di Trevi e l’appartamento in una cooperativa di parlamentari vicino all’Eur).« Si e come volatilizzata. Non ha neanche risposto ai nostri biglietti con i quali le chiedevano di farsi fotografare almeno una volta », dicono i paparazzi appostati sotto i due appartamenti. Top-secret e la parola d’ordine anche tra i suoi più cari amici: « Non sappiamo se e a Roma o a Nizza, non le abbiamo parlato, non possiamo dire niente », rispondono in coro. Così di lei, Carla Voltolina Pertini, moglie da 32 anni di un padre della patria, da pochi giorni del settimo presidente della Repubblica italiana, sono trapelate pochissime cose. Una telefonata scettica e un po’ scocciata fatta a un amico prima della corsa presidenziale: « Me ne vado a Nizza fino a quando non finisce la bagarre ». Poi il rientro inaspettato in treno per stare vicino «al Sandro ». Ma solo tra le mura di casa. Perché al Quirinale la nuova prima donna non sembra proprio volerci mettere piede. Lo ha detto chiaro e tondo al marito per telefono poche ore prima della sua elezione. Un simbolo. Ma per Sandro Pertini non e stata una doccia fredda: già nel ’71 alia voce di una sua candidature alia presidenza lei aveva preso il treno per Nizza avvertendolo: « Figurati se io vengo al Quirinale bardata come le madonne che vanno in processione con tutto il daffare che ho ». Un no deciso alla vita di palazzo, ai palcoscenici della Roma mondana, ai te con le ambasciatrici, ai pranzi di gala con il vestito firmato, agli onori e ai doveri che per tradizione competono alle consorti dei capi di Stato. Ma il «grande rifiuto» che Pertini ha già detto di voler rispettare (« io che mi sono sempre battuto per la libertà non posso e non voglio violare quella di mia moglie) ha avuto l’effetto opposto a quello desiderato: Carla Pertini e diventata subito un personaggio, quasi un simbolo. Cosi in una marea di chiacchiere e pettegolezzi nei palazzi della Roma che conta sono cominciati a circolare i primi soprannomi (« la first lady in blue-jeans », la « presidentessa femminista »), sarcastiche implorazioni (« si rassicuri il Quirinale non e poi tanto brutto. Il paese, anzi la patria, ha bisogno di un suo sacrificio donna Carla », ha scritto un quotidiano di destra). E qualche commento maligno: «Se vuol fare la rivoluzionaria fatti suoi. Però poteva essere meno avventata e valutare i suoi doveri con piu attenzione », ha detto a Panorama un diplomatico. Sono voci, critiche, che trovano al Quirinale solerti pompieri: «Aspettate», dice sorridendo un addetto al cerimoniale. «All’inizio sono tutte scettiche ma poi cambiano idea». Chi la conosce bene non sembra cos’i ottimista. « £ perfettamente coerente con la sua scelta di vita. Carla e una donna libera, piena di interessi, non si e mai curata dei giudizi degli altri », sostiene Pinuccia Bonetti, sua arnica da più di vent’anni. Nata nel giugno del 1921 a Torino, il padre ufficiale, la madre Rosa bravissima cuoca, una sorella minore, Luisa, a 22 anni Carla entro nelle formazioni Matteotti come staffetta. « Era bionda, bella, vistosa, molto poco clandestina», ricorda con simpatia Filippo Carpi de’ Resmini, il presidente dell’ Automobile club italiano, allora suo comandante, oggi buon amico. Poi un giorno del ’44 nella casa milanese del socialista Arialdo Banfi 1′ incontro con il mito: Sandro Pertini, il glorioso rappresentante socialista nel Cln Alta Italia. Per lei Pertini ruppe un legame sentimentale che durava da moltissimi anni, e nel ’46 ci fu il matrimonio con rito civile: «Mi ha sempre detto che era stata lei a decidere di sposarlo », ricorda la giornalista socialista Milla Pastorino, una delle sue amiche più care. Battagliera, di carattere molto vivace e pronta alia polemica, sempre piena di progetti, accanto a un uomo più anziano e carico di gloria Carla Pertini non si e sentita in secondo piano. Al Psi ricordano ancora la sua prima clamorosa apparizione al congresso dei giovani socialist! nel ’46 a Roma: « Fece molto colpo con un vero discorso in favore delle donne », racconta un delegato di allora, l’avvocato bolognese Arnaldo Bartolini. C’è invece chi ha ancora negli occhi «le sue bellissime gambe. Sul podio, a quei tempi, non eravamo tanto abituati a vederne », ricorda maliziosamente Giacomo Mancini. Casalinga non lo e stata mai: per le faccende domestiche ha sempre avuto una cameriera, e in cucina c’è sempre andata il meno possibile. « Carla dice che far da mangiare la sera la fa impazzire: e pensare che tutto quello che fa e accendere il fuoco sotto il pentolino del latte », diceva sorridendo agli amici Pertini. Nessuna voglia di mondanità, un po’ zingara, come solo trucco un rigo di rossetto spesso steso male, i capelli tagliati corti alia maschietto, per anni Carla Pertini a Roma « si e vista solo alle prime teatrali e alle mostre d’arte, la grande passione del marito », sostiene Berenice, l’autrice della rubrica culturale-mondana pubblicata dal quotidiano di Roma Paese Sera. Il suo vero regno e sempre stato il lavoro. Negli anni 50 approda come un vulcano con le sue gonne a fiori, gli scialli vistosi e una vecchia topolino soprannominata la « Peppa » in un gruppo di « scatenate, unite dalla Resistenza e convinte che il sole dell’avvenire fosse dietro l’angolo », ricorda ancora Pinuccia Bonetti, che insieme a Rosetta Longo, Giuliana Nenni, Pucci Panzieri, Milla Pastorino, Mirella Aloisio, Giuliana Dal Pozzo lavorava nella redazione del giornale Noi Donne, dell’Unione donne italiane. Vulcanica sul lavoro, dalla sua scrivania in redazione, con in bella vista la foto del marito manovale in esilio, Carla Pertini ha lanciato la campagna di sostegno alia proposta della senatrice Lina Merlin per l’abolizione delle case chiuse («ho ricevuto tante lettere che ormai nessuno meglio di me conosce i casini», diceva alle amiche). Burbera, sbrigativa (non si e mai crucciata per la mancanza di figli) politicamente convinta che l’Udi dovesse tenere una linea autonoma dal Pci e dal Psi, dissacrante verso tutti i miti compreso quello sovietico, Carla « non si e mai presa molto sul serio », racconta Giuliana Dal Pozzo. Così sono rimaste famose a Noi Donne le sue esibizioni canore e mimiche del «martire angioletto», la tragica storia di un figlio di nessuno. Poi, lasciato il lavoro da « giornalista missionaria » sempre dalla parte dei più deboli (stipendio meno di 30 mila lire al mese) per Carla Pertini si aprirono le porte dei palazzi: quello della Camera dove fece la cronista per i quotidiani socialisti il Lavoro e Avanti! e quello del ministero dei Lavori pubblici dove fece l’addetto stampa di Mancini. Ma il lavoro nel mondo della stampa non le bastava. A 51 anni, mentre il marito saliva al podio di presidente della Camera, si getto a capofitto nello studio laureandosi in scienze politiche a Firenze e seguendo poi un corso di specializzazione in psicologia del lavoro a Torino, e di psicologia dell’età evolutiva a Roma. Poi, usando sempre il suo cognome da nubile, si mise in caccia di un nuovo lavoro: tante porte bussate, dall’Ente per la previdenza degli infortuni, al Centro d’igiene mentale («aveva una voglia incredibile di rendersi utile », ricorda il primario Romolo Priori) fino alia postazione di prima linea per la cura dei drogati al policlinico Gemelli. « E brava, tecnicamente preparata, ha lottato tanto, sarebbe un vero peccato se dovesse smettere », dice Priori. E lei ha confidato a una arnica: « studiare a 50 anni, andando su e giù per l’Italia e stato duro. Non ho nessuna intenzione di buttare via tutto ». Posti a tavola. Creerà problemi? « La Costituzione non prevede la figura della moglie del presidente », spiega il costituzionalista Francesco D’Onofrio, «per cui può benissimo rifiutarsi». Quanto al cerimoniale, al Quirinale minimizzano. Bisognerà rifare la circolare del 1950 che stabiliva rigidamente i posti a tavola durante i pranzi ufficiali e «certo, sarà un problema durante le visite di capi di Stato stranieri accompagnati dalle mogli: ma per fortuna, per ora, non ne sono previste».
Per il resto bisognerà aspettare per vedere se rinuncerà alla consuetudine di presidentessa del comitato onorario della Croce Rossa. Ci sarà sicuramente, invece, qualche borbottio delle mogli degli ambasciatori con sede a Roma abituate ai te al Quirinale. Ma e proprio questo ruolo di rappresentanza, tutto all’ombra del marito, quello che da anni a Noi Donne chiamano «il mestiere della donna valigia» che Carla Pertini rifiuta. « Tutto l’opposto di quelle mogli che nell’ombra hanno lavorato per anni a costruire la gloria del coniuge », sostiene la scrittrice Carla Ravaioli. «Lui a far politica, a far cultura, a lavorare; lei a casa a preparare i banchetti, e ad abbellire la casa».
«Finalmente una moglie non dipende dal press-agent del marito », dichiara il sociologo Domenico De Masi. Incalza lo scrittore Goffredo Parise: « Quello della signora Pertini e vero femminismo. Dopo l’Italia della famiglia, dei privilegi, finalmente mostriamo un’Italia che valorizza la persona per quello che è e non per la carica che ha». Pieno consenso anche nelle parole di padre Balducci: «Fare la moglie di un presidente non e una professione che da senso alia vita. E la Pertini ci ha dimostrato che una donna non e prima di tutto moglie ma persona bisogna mitizzare. Per una donna di un certo livello e facile fare questa scelta», sostiene la scrittrice Elena Gialla che valorizza la persona per quello che è e non per la carica che ha». Pieno consenso anche nelle parole di padre Balducci: «Fare la moglie di un presidente non e una professione che da senso alia vita. E la Pertini ci ha dimostrato che una donna non e prima di tutto moglie ma persona».Ma non tutti sono cosi entusiasti. In particolare le femministe puntualizzano, e ridimensionano. «Nonnini Belotti. Quanto al fatto che la decisione della Pertini non abbia fatto scandalo, dice 1’antropologa Ida Magli, e senz’altro positivo, ma lo si deve solo « all’età di lui, all’età di lei, al suo lavoro dedito al prossimo: una combinazione particolarmente rassicurante per la gente ».Reali, divi, famiglie presidenziali, con i loro riti, le loro liturgie, Secondo Ida Magli, hanno sempre funzionato». Ma ora l’immagine di semplicità, di una coppia che ha i problemi di tutti, di una moglie vestita ai grandi magazzini e con la busta paga a fine mese, dimostra di funzionare, dopo l’ondata di scandali. Carla Pertini sembra averlo intuito. « Dopo Leone si diceva che il nuovo presidente doveva essere vedovo e senza figli», conferma Vittorio Gorresio. «Che figli Pertini non ne avesse si sapeva. Ora si scopre che per la nazione e vedovo: e il massimo».