Dalla «narrazione» sul contributo dell’Europa al rilancio dei Paesi alla pratica quotidiana di Comuni e Città metropolitane. E qui gli ingenti fondi previsti dall’Unione per progetti sociali rischiano – in molti casi c’è già la certezza – di incagliarsi. Panorama è andato a vericare i problemi nei territori.
Sono l’imbuto attraverso il quale devono passare 40 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza: ammonterebbero a tanto le risorse complessive del Pnrr affidate alla diretta gestione di Comuni e Città metropolitane, circa un quinto del totale (oltre 220 miliardi), secondo i calcoli dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani. Una sfida gigantesca. Ed è molto probabile che nelle amministrazioni locali più vicine ai cittadini – soprattutto le più piccole e quelle al Sud – si formino tanti «grumi» da fermare in parte questo grande flusso di miliardi. In altre parole, che sia difficile «mettere a terra» gli investimenti, a causa soprattutto della mancanza di personale e della scarsità di competenze.
La grande macchina del Pnrr prevede che i Comuni possano accedere a una serie di bandi pubblicati online: da quelli per la ristrutturazione e costruzione di asili nido e scuole dell’infanzia (cui sono destinati 4,6 miliardi) ai bandi per i progetti per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi) fino a quelli per la mobilità sostenibile o l’inclusione sociale. Sta dunque ai singoli enti, in base alle proprie esigenze e capacità, cogliere l’occasione offerta dal Pnrr partecipando ai vari bandi. Un’opportunità che però si scontra con una serie di ostacoli. Panorama è andato a verificarli sul campo in due contesti molto diversi: Pavia e Palma Campania in provincia di Napoli (articolo a p. 26).
Pavia conta 71 mila abitanti, è un capoluogo di provincia della più ricca regione italiana, ma da anni è in sofferenza per la progressiva deindustrializzazione, in bilico tra un declino in stile Detroit e un rilancio alla Houston basato sul polo ospedaliero del San Matteo, sull’università e sui servizi. Un futuro ancora da costruire di moderna città che attiri aziende innovative, in un contesto urbanistico di pregio ma segnato dall’età. Per una città come Pavia il Pnrr è quindi un’occasione da non perdere e il Comune si è dato subito da fare. «Siamo stati veloci. Finora abbiamo partecipato a oltre 15 bandi» precisa Antonio Bobbio Pallavicini, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici, mobilità e trasporti. «Di questi una dozzina li abbiamo già acquisiti, per un valore di quasi 30 milioni. È una cifra importante, negli ultimi esercizi Pavia ha potuto permettersi al massimo 6 milioni di investimenti all’anno. E altri fondi si aggiungeranno nei prossimi mesi».
I soldi del Pnrr già ottenuti dal Comune, e quelli che arriveranno con la partecipazione ai nuovi bandi, verranno utilizzati per riqualificare asili e scuole, adeguare il Lungoticino, ristrutturare edifici pubblici, potenziare i parcheggi, costruire un nuovo palazzetto dello sport, acquistare autobus elettrici con l’obiettivo di avere l’intera flotta a emissioni zero. Ma è una corsa contro il tempo: ogni investimento deve rispettare una serie di tappe intermedie e deve essere realizzato entro il 2026, pena la revoca dei fondi. Prendiamo il caso del piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica. Titolare è il ministero dell’Istruzione e gli attuatori sono le Regioni e gli enti locali.
Il cronoprogramma di questi investimenti è il seguente: 31 agosto 2022 progettazione definitiva (ormai superato), 31 dicembre 2022 progettazione esecutiva, 20 giugno 2023 aggiudicazione lavori, 31 dicembre 2023 avvio lavori. Un ritmo difficile da mantenere per gli uffici comunali, anche per colpa del superbonus al 110 per cento. «Subito dopo che il bando è stato assegnato» spiega Bobbio Pallavicini di Forza Italia «va individuato il progettista, poi lo si valuta e si fa la gara per assegnare i lavori all’impresa». E qui si è creato il primo ingorgo imprevisto: «Mentre stava per arrivare il Pnrr, è scattato il Superbonus che ha messo sotto pressione gli uffici tecnici, soprattutto quelli degli enti locali più piccoli. Per procedere alle ristrutturazioni previste da queste agevolazioni occorrono atti e documenti forniti dagli uffici comunali, con una crescita esponenziale delle richieste da parte delle imprese e di conseguenza un’impennata del lavoro dei nostri dipendenti».
L’ufficio tecnico dedicato alle opere pubbliche di Pavia conta una decina di dipendenti. «Dovrebbero essere almeno il doppio, ma i tempi di assunzione, nonostante le semplificazioni introdotte dal governo, sono ancora troppo lunghi: dalla delibera sul fabbisogno di personale fino al concorso e all’entrata in ruolo di un dipendente a tempo determinato passano mesi». Per ovviare a questo problema, grazie a un accordo tra il governo e l’Anci, una norma inserita nel corso dell’esame parlamentare del decreto-legge Recovery ha previsto appunto la possibilità per i Comuni di assumere personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato in deroga alle norme sul contenimento delle spese in materia di impiego pubblico.
Ma evidentemente non basta, le regole sono ancora troppo vischiose. E poi c’è un’altra criticità: con i bassi stipendi che offrono gli enti locali non è affatto facile reclutare bravi architetti e ingegneri, così la qualità dei professionisti cui è affidato il compito di rilanciare le nostre città si abbassa sempre di più. Oltre al tema del personale l’assessore Bobbio Pallavicini pone l’accento sui costi, che sono esplosi a causa del Superbonus e della guerra: «Per esempio, i sette progetti da 20 milioni complessivi previsti dal bando della rigenerazione urbana, partito nel 2021, hanno visto i prezzi aumentare anche del 30-35 per cento». Non solo: le imprese, riferisce l’assessore, lamentano la mancanza di materie prime e non ce la fanno a portare avanti i lavori. E dovendo scegliere tra pubblico e privati, preferiscono accontentare questi ultimi, altrimenti perdono la commessa, e far aspettare il Comune. Con il conseguente ritardo nei tempi.
Un’analisi di Openpolis sull’attuazione del Pnrr rivela per esempio che anche tra i bandi che si sono già conclusi si registrano forti rallentamenti tanto da costringere i ministeri a riaprirli. «Quello più eclatante» si legge sul sito della fondazione «è certamente legato al bando per gli asili nido e per le scuole dell’infanzia. La scadenza iniziale entro cui inviare le candidature infatti era stata fissata al 28 febbraio scorso. Arrivati alla data in questione però, non erano state presentate domande sufficienti a esaurire i fondi stanziati. Per cui la scadenza è stata prorogata fino al 1° aprile. Si è reso poi necessario un ulteriore bando riservato alle regioni del Mezzogiorno (con priorità rivolta a Basilicata, Molise e Sicilia) per distribuire gli ultimi 70 milioni di euro che rischiavano di rimanere inutilizzati. Questi rinvii confermano le difficoltà degli enti locali nel presentare progetti in grado di intercettare le risorse».
Un quadro condiviso, dal suo punto di osservazione, dall’assessore di Pavia: «Il mio giudizio sul Pnrr è positivo, non abbiamo mai visto così tante risorse a disposizione degli enti locali. Ma tutto poggia sulle amministrazioni: noi ce la possiamo fare, ma per i Comuni più piccoli è difficile. Dovrà esserci molta solidarietà tra le amministrazioni locali e noi siamo pronti a offrirla a chi ne avrà bisogno».