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Giovanni Storti; «Invece di ridere, ora vi faccio riflettere»

Giovanni Storti; «Invece di ridere, ora
vi faccio riflettere»

Per una volta senza gli inseparabili Aldo e Giacomo, l’attore è protagonista di Le voci sole, un film drammatico su come possa diventare alienante essere influencer. E in questa intervista si racconta. Rivelando, tra l’altro, come sono nati tutti i «caratteri» più famosi del suo trio comico.


«Mi era capitato di fare qualche incursione “seria” in cortometraggi, ma non avevo mai girato un intero film in cui c’è ben poco da ridere». Giovanni Storti, 65 anni, ha fatto sganasciare generazioni di spettatori insieme agli amici e colleghi Aldo Baglio (64) e Giacomo Poretti (66), con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo: partito dai locali milanesi, attraverso i teatri e poi in tv con Mai dire Gol!, è approdato al cinema con commedie che hanno sbancato il botteghino prima che arrivasse il «fenomeno Zalone». Stavolta però è tornato sul grande schermo con una parte seria in Le voci sole, film d’esordio di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi; come spiega lui al telefono, mentre sta arrivando sul lago di Como sul set del nuovo film del trio Il più bel giorno della nostra vita, «racconta da una parte i problemi del lavoro e la delocalizzazione e dall’altra il fenomeno degli influencer».

La trama. Rimasto senza lavoro per la crisi causata dalla pandemia, Giovanni è costretto a trasferirsi in Polonia per un impiego in una fonderia. Solo, in uno squallido bilocale, rimane in contatto con la moglie (Alessandra Faiella) e il figlio (Davide Calgaro) attraverso lo smartphone, che usa per lunghe videochiamate in cui lei, vedendolo smagrito, gli insegna a cucinarsi qualche manicaretto. Quando il figlio pubblica sul web uno di questi video, la coppia diventa inaspettatamente molto popolare e inizia a guadagnare quei soldi che permetterebbero a Giovanni di tornare a casa. Ma con il successo e le prime sponsorizzazioni, ecco arrivare le richieste di cambiare il copione e anche le prime critiche, trasformando il nuovo Eldorado in una trappola.

È un po’ quel che accadeva nel Truman Show con Jim Carrey.

Sì, ma con una differenza. Il pubblico sapeva che Truman viveva all’interno di un mondo costruito ed elaborato, mentre qui è la vita reale ripresa e data in pasto al pubblico. Non capisco come tutto questo possa interessare.

E dei comici che iniziano su YouTube che ne pensa?

Non li seguo molto, ma qualcuno che fa cose interessanti c’è, come The Jackal. Io penso che ognuno debba sfruttare i mezzi che ha. Quando noi abbiamo iniziato, c’erano a disposizione i locali e tanti spazi in cui le persone potevano vederti dal vivo. Ecco, oggi c’è un altro modo di rapportarsi col pubblico, manca il contatto diretto.

Se lo ricorda il primo spettacolo del trio?

Sì, abbiamo iniziato in un locale fuori Milano: conoscevamo il proprietario che ci chiese di andare lì la domenica sera e vedere se, facendo gli scemi, potevamo richiamare un po’ di persone. Così io, Aldo e Giacomo ci incontravamo una volta la settimana, buttavamo lì alcuni temi e linee guida e poi salivamo sul palco e improvvisavamo. Il pubblico è arrivato quasi subito.

Ed è venuto il momento del teatro e delle tournée nei locali…

Sì e anche a noi è capitato a volte di esibirci per dieci spettatori. Gli inizi non sono mai facili.

Il grande successo è arrivato con Mai Dire Gol! in tv. Che ricordi ha di quella trasmissione condotta dalla Gialappa’s Band?

Tra noi e la Gialappa’s c’era molta sintonia comica ed enorme libertà di sperimentare le proprie idee. Per far capire, mentre una volta interpretavamo gli arbitri, mi venne l’idea di fare il geco appeso alla parete. Anziché dirmi che ero uno scemo mi hanno detto: proviamo! Lo abbiamo fatto in modo artigianale, con un muletto che mi teneva sospeso sulla parete. Quella volta ho rischiato la vita, ma mi sono divertito un sacco.

Qual è il suo personaggio preferito di quelli inventati con Aldo e Giacomo?

Probabilmente Pdor, figlio di Kmer, e poi Nico il sardo, perché entrambi sono personaggi che permettono di giocare in modo buffo con le parole come piace a me. E anche di lasciare un’ampia possibilità di improvvisazione, che per noi è sempre importantissima.

Ricorda come sono nati «i sardi»?

Frequentavamo molto la Sardegna, facevamo dei tour di spettacoli e a me ha sempre affascinato quella lingua così difficile, che cambia continuamente. Una sera eravamo a cena con la Gialappa’s e loro mi «inzigavano» per inventare qualcosa, chiedendomi come si chiamava per esempio il bicchiere in sardo. E se piove, come cambia il nome? dicevano. Così, scherzando, è nata l’idea di Nico e di tutte quelle parole inventate. I giochi di parole sono vecchi come il mondo, è l’idea del grammelot, ma se lo leghi a qualcosa di reale, allora fa ancora più ridere.

Anche «i bulgari» avevano un che di esotico. Ma in quel caso non parlavano.

L’idea ci è venuta in un modo assurdo. Io e Aldo eravamo a Zanzibar a fare spettacoli in un villaggio turistico e abbiamo visto un gruppo di neri che facevano acrobazie, ma erano talmente scalcagnati che facevano ridere. Così ci è venuto in mente di prendere spunto e imitarli. Lo abbiamo fatto tra l’altro quando eravamo lì e loro non erano molto contenti, ma proporre questo circo sgangherato ha funzionato benissimo.

Avete mai litigato?

Tantissimo, ma la maggior parte delle volte per delle cazzate. Ricordo quando Giacomo una volta mentre facevamo uno sketch allo Zelig si è incaponito che voleva usare un tappetino di un certo colore. Si è arrabbiato, è andato via e poi è tornato dopo dieci minuti e ci siamo messi a ridere. Siamo come bambini. Per fortuna anche dopo le litigate più tremende andiamo a casa e rimaniamo amici.

Adesso siete sul set per girare Il più bel giorno della nostra vita, in uscita a Natale, in cui lei e Giacomo interpretate i padri di due sposini.

Il tema dei matrimoni, come si è visto per esempio ne Il matrimonio del mio migliore amico o Il padre della sposa, è sempre un ottimo spunto per fare commedia. Nel nostro film, io e Giacomo ne organizziamo uno in pompa magna ma poi finisce tutto a scatafascio quando arriva Aldo, che è il nuovo compagno della mia ex moglie e si abbatte sulla cerimonia come un tornado. Lui è quello che porta sempre una forza destabilizzante.

C’è qualche comico che le piace?

Non me ne vengono in mente tanti, ma se devo fare un nome faccio quello di Davide Calgaro, che interpreta mio figlio in Le voci sole: il suo spettacolo fa ridere ed è piuttosto originale.

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