Domani il gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa svelerà la sua strategia elettrica mondiale. Cruciali l’elettrificazione di nuove auto e la realizzazione di fabbriche in cui produrre batterie.
Domani potrebbe essere una giornata importante per il futuro dell’industria italiana dell’auto. Giovedì 8 luglio alle 14.30 si svolge l’evento «Electrification Day» di Stellantis, il gruppo nato dalla fusione tra Fca (Fiat-Chrysler) e Psa (Peugeot-Citroen-Opel), e in occasione di questa conferenza in streaming i top manager del colosso automobilistico sveleranno la loro strategia elettrica mondiale.
Parleranno l’amministratore delegato Carlos Tavares e poi i vari brand manager come Olivier François (Fiat), Linda Jackson (Peugeot) e Christian Meunier (Jeep). Il contenuto dei loro interventi non è stato anticipato ma è presumibile che si snoderanno su due filoni: l’elettrificazione delle nuove auto e la realizzazione delle fabbriche dove verranno prodotte le batterie. Ed è qui che si gioca il futuro della nostra industria: Tavares dovrebbe indicare dove verranno collocati questi impianti e l’Italia si è spesa parecchio per averne una sul proprio territorio.
Per ora si sa che Stellantis intende avere entro il 2030 una capacità produttiva di batterie pari a 250 gigawattora attraverso una decina di fabbriche tra Stati Uniti, Cina ed Europa. Due sono previste a Douvrin (Francia) e a Kaiserslautern (Germania), operative rispettivamente dal 2023 e dal 2025, e domani, forse, il gruppo potrebbe annunciare che una terza verrà costruita nel nostro Paese.
Il programma che riguarda la fabbriche di batterie verrà realizzato tramite la Automotive Cells Company (Acc), una joint venture creata con la compagnia petrolifera Total.
Si parla di un investimento globale di circa 5 miliardi di euro per cercare di coprire un ritardo che Stellantis e in genere tutte le case europee hanno accumulato rispetto alle case asiatiche. Anche se le vendite di auto elettriche rappresentano ancora una quota marginale del mercato europeo, i tassi di crescita sono impressionanti: nel 2020 sono state consegnati nel mondo più di 3 milioni di veicoli a batteria con un balzo del 48%.
L’Europa, con un milione di mezzi elettrici venduti lo scorso anno, ha superato la Cina come primo mercato mondiale: nel continente le immatricolazioni di auto a batterie sono più che raddoppiate e anche l’Italia, nel suo piccolo, ha triplicato le vendite portandole a quota 59.902. Ma questo impetuoso sviluppo presenta un problema: il cuore dell’auto elettrica è la batteria, che incide per oltre un terzo del prezzo finale del veicolo, e la sua produzione è per l’85% in mano ai giganti asiatici come la giapponese Panasonic, la cinese Catl, la coreana Lg.
L’Unione europea prevede che la domanda di batterie per le case continentali aumenterà dai 40 gigawattora del 2020 a 170 nel 2025 per salire a più di 400 nel 2030. Per questo si è scatenata la corsa alle «gigafactory» (copyright di Elon Musk, proprietario della Tesla), cioè le grandi fabbriche che producono accumulatori. E proprio la casa americana sta costruendo una sua gigafactory a Berlino, mentre la cinese Catl e le coreane Lg e Sk Innovation hanno già annunciato che intendono realizzare stabilimenti in Germania, Polonia e Ungheria.
Una situazione che né le aziende europee né Bruxelles possono tollerare: sarebbe letale lasciare ad altri il controllo di un componente così importante per la mobilità del futuro. Bruxelles perciò sta contrattaccando con il progetto dell’Airbus delle batterie, un piano da 2,9 miliardi di euro di sostegno pubblico da parte di dodici Stati membri per sostenere la ricerca e l’innovazione in tutti i segmenti della catena del valore delle batterie.
In questo quadro si colloca l’Italia che in questi anni ha vissuto un preoccupante declino della sua industria dell’auto: nel 2025 il nostro Paese potrebbe scivolare all’ottavo posto per produzione di vetture in Europa. Produrranno più di noi Germania, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Regno Unito e Polonia. Sarà quest’ultima a superarci nei prossimi quattro anni, grazie in particolare allo stabilimento di Tychy (ex-Fca ed ora Stellantis) che raddoppierà la produzione rispetto al 2019.
Le stime sono della società di consulenza AlixPartners, che ogni anno realizza uno dei migliori studi sul settore auto. Secondo le sue previsioni, la produzione di veicoli leggeri (auto e furgoni) in Italia passerà da circa 730 mila pezzi del 2020 a poco piu di 800 mila del 2025, mentre nel frattempo la Polonia con Volkswagen, Stellantis e Psa, più che raddoppierà la produzione locale sfiorando il milione di veicoli.
Ora l’Italia non può perdere anche la partita delle batterie. Perciò a livello politico ci si sta muovendo da mesi sotto traccia per premere su Stellantis affinché costruisca in Italia una gigafactory, magari sfruttando i fondi del Pnrr. In particolare, secondo la Reuters, il governo Draghi punterebbe ad aumentare fino a 1 miliardo di euro le risorse pubbliche e private (di cui 600 milioni di euro da parte dello Stato) per sostenere il progetto della fabbrica di batterie sul territorio nazionale. Una serie di incontri si sono svolti nei mesi scorsi tra i manager di Stellantis e di Acc con il governo italiano: il 23 aprile scorso, per esempio, l’amministratore delegato di Acc Yann Vincent e il direttore operativo Jean Baptiste Pernot avrebbero parlato con il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani.
In maggio ci sarebbe stato un incontro tra il presidente di Stellantis John Elkann, l’amministratore delegato Tavares e Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico per discutere del futuro della mobilità elettrica in Italia. Il 15 giugno una delegazione di Stellantis guidata da Davide Mele, vice responsabile dell’area Enlarged Europa, ha parlato del futuro dello stabilimento di Melfi e degli investimenti di Stellantis in Italia con i sindacati metalmeccanici e i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando. Giorgetti avrebbe chiesto informazioni sui piani di investimento nella produzione di batterie a Mirafiori.
Il giorno dopo Giorgetti ha riferito alla Camera di aver ricordato a Stellantis «che ci sono degli impegni assunti dall’azienda, anche in relazione ad una garanzia della Sace per oltre 5,6 miliardi di euro e su cui conseguono investimenti, confermati dall’azienda». Il governo ha chiesto a Stellantis di aprire in Italia la sua gigafactory: «Ci attendiamo che sia localizzata in Italia, e aspettiamo una decisione da parte dell’azienda» ha detto il ministro. Certo, convincere la multinazionale franco-italo-americana non sarà facile: altri Paesi, coma la Spagna, chiedono anche loro di avere una gigafactory.
Domani i vertici di Stellantis, anticipando alcune linee del piano industriale atteso tra fine anno e inizio 2022, dovrebbero ribadire che già nel 2021 il gruppo intende triplicare le sue vendite di modelli ibridi plug-in ed elettrici. E annunciare che nel 2025 tutte le auto del gruppo vendute in Europa avranno una versione con motore totalmente elettrico o ibrido plug-in.
Forse verrà anche fatto un annuncio che riguarda la fabbrica italiana di Melfi dove si producono le Fiat 500X e le Jeep Renegade e Compass: dal 2024 sarà attiva la nuova piattaforma di produzione per 4 modelli elettrici. Inoltre in aprile Stellantis aveva annunciato nuovi investimenti su Mirafiori, dove viene prodotta la 500 elettrica. Stellantis ha anche annunciato che investirà 100 milioni di sterline, con il sostegno del governo britannico, per l’impianto Vauxhall di Ellesmere Port, dove si produrrà un veicolo totalmente elettrico dal 2022.
