Il sistema di garanzia per gli oltre mille siti di smaltimento (legale) del nostro Paese è tra i nuovi interessi della malavita. Così si moltiplicano le truffe con società e compagnie fantasma che stipulano assicurazioni senza copertura per eventuali danni ambientali dalla lavorazione dei rifiuti.
«Il sistema di protezione», lo chiamano nella Commissione parlamentare sulle ecomafie. È un meccanismo basato sulla prestazione di garanzie finanziarie che dovrebbe scattare in caso di effetti negativi sull’ambiente causato dagli impianti di smaltimento. È previsto dalla legge per risarcire la collettività quando le discariche bruciano, quando il percolato finisce nelle falde acquifere, o in qualsiasi caso di incidente.
Assicurare le discariche di rifiuti, però, si è rivelata la nuova frontiera per gli affari della criminalità economica. In Italia i siti di smaltimento censiti sono 1.038. E si è scoperto che quelli non in regola sono 405, ovvero il 39 per cento. Il giro d’affari potenziale appare impressionante. «Sul fronte dei fenomeni illegali» spiega il presidente della Commissione ecomafie Stefano Vignaroli «sono emerse, quali pratiche illecite maggiormente diffuse, l’emissione di false garanzie fideiussorie e l’abusivismo finanziario, nonché tutti quei reati che a quest’ultimo possono eventualmente associarsi o da esso scaturire».
Le pratiche illecite più frequenti sono l’emissione di false garanzie fideiussorie. Le polizze fasulle vengono emesse da società assicurative vere e proprie con sede in Romania e Bulgaria, dietro alle quali però non esiste una reale copertura finanziaria. Ma ci sono anche casi di «estero-vestizione», vale a dire la costituzione, da parte di soggetti italiani, di compagnie assicuratrici in Paesi europei con giurisdizioni meno rigorose, allo scopo di poter tornare a operare in Italia con minori vincoli. C’è già più di un’inchiesta giudiziaria aperta su questi reati. Ad Albano Laziale, provincia di Roma, la piattaforma è finita sotto sequestro perché la Regione Lazio aveva autorizzato l’esercizio di uno dei lotti nonostante la presentazione di una garanzia finanziaria relativa solo alla gestione operativa (mancava del tutto quella relativa alla fase «post mortem» dell’impianto).
Ma è a Brescia, in particolare, che è saltato fuori di tutto. La Procura guidata da Francesco Prete ha scoperto che erano stati forniti «documenti ingannevoli e creati ad arte». Le polizze riportavano «fraudolentemente» il marchio e la denominazione di importanti società assicurative che, però, erano «all’oscuro di questa condotta illecita». «Anche perché» dice a Panorama un broker del settore «di solito le amministrazioni pubbliche si limitano a verificare l’abilitazione della compagnia assicuratrice attraverso la consultazione dell’elenco tenuto dall’Ivass (l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ndr)». E così, è facilissimo cadere in errore.
Il rischio più evidente è la mancata copertura economica nel caso in cui vengano provocati danni. Anche perché incendi e inquinamento da percolato nelle falde sono all’ordine del giorno. E alla fine i cittadini pagano due volte: per lo smaltimento e per i «danni collaterali». Che, senza copertura assicurativa, tornano in capo all’ente che affida il servizio e si accontenta delle garanzie false. Il caso più eclatante sembra essere quello della discarica di Malagrotta, ovvero il principale sito di «stoccaggio a lungo termine dei rifiuti solidi urbani indifferenziati» della città di Roma. Secondo la Regione, «la discarica di Malagrotta è già in gestione post operativa, pur non avendo completato l’attività di chiusura necessaria per il passaggio alla gestione post mortem» spiegano dalla Commissione ecomafie, a cui l’istituzione presieduta da Nicola Zingaretti ha fornito «solamente una polizza relativa ad alcuni lotti, ma non risulta alcuna garanzia relativa alla fase post mortem che, per legge, dovrebbe essere già stipulata durante la gestione operativa».
La polizza, che Panorama ha potuto visionare, è stata emessa da una società «Ltd» maltese e riporta il timbro di un notaio con studio a Casal Musta, città nel cuore dell’isola. La garanzia supera di poco i tre milioni di euro. E i lotti coperti sono soltanto una manciata. Ma è la portata complessiva del settore a impressionare. La Commissione ecomafie ha stimato che le 1.204 garanzie finanziarie monitorate hanno un valore di oltre due miliardi di euro. Cifre capaci di scatenare fortissimi appetiti. Soprattutto dall’estero. Malta guida la classifica, con 65 garanzie emesse, seguita dalla Romania con 31 e dalla Bulgaria con 21. Tra le oltre mille polizze stipulate ce ne sono diverse riconducibili a Gibilterra, Liechtenstein e Regno Unito.
Tre società assicurative, poi, sono risultate fallite: la Assifin Spa con polizza a favore della Provincia di Lecce per la discarica di Campi Salentina; la Fideas Spa con polizza a favore della Provincia di Rovigo per l’impianto di Villadose; e la Gbm finanziaria Spa con polizza a favore della Provincia di Genova per la discarica di Rezzoaglio. Ci sono anche sette società che hanno emesso otto garanzie pur non avendone titolo. Sono i cosiddetti «Confidi», consorzi che prestano garanzie alle imprese nell’accesso ai finanziamenti. Un bubbone che riguarda Cupinoro di Bracciano (Roma) per una fidejussione rilasciata alla Regione Lazio, la Provincia autonoma di Trento per la discarica di Arco, quella di Alessandria per l’impianto di Molino dei Torti, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Emilia-Romagna per la discarica di Borgo Val di Taro (Prato) e la Provincia di Novara per la discarica di Cameri. Anche perché, dalla Banca d’Italia, sono già state bollate come operazioni «illegittime».
