Dopo la pausa dovuta alla pandemia, le navi delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo sono tornate a portare in Italia centinaia di migranti, molti dei quali positivi al Covid. Missioni umanitarie che hanno forti finanziamenti e appoggi politici nei principali Stati europei.
Ocean Viking – costo 14.000 euro al giorno – e Mare Jonio sono le ultime navi delle Ong ad avere imbarcato migranti partiti dalla Libia alla fine dello scorso mese per poi portarli in Italia. Sea Watch 3 ne ha scaricati 211 a Porte Empedocle il 22 giugno, compresi 29 positivi al Covid-19. Il centralino dei migranti Alarm phone e il nuovo aereo di ricognizione Seabird, che decolla da Lampedusa, fanno il resto per individuare i gommoni al posto dei centri di soccorso istituzionali. E una nuova nave, Sea Watch 4, la più attrezzata del Mediterraneo, comprata da un potente cartello europeo degli estremisti dell’accoglienza, potrebbe partire a breve dalla Spagna.
Le ong più agguerrite tornano dunque in mare nonostante il pericolo virus, in vista di un’ondata estiva sul fronte dell’immigrazione illegale nel Mediterraneo. Nessuno le ferma, né governo, né magistratura. «Sono una macchina da guerra dal punto di vista finanziario, legale, organizzativo e mediatico» ammette un alto ufficiale italiano in prima linea sul fronte del mare. L’ultimo cartello delle porte aperte per tutti è United4rescue, composto da chiese soprattutto tedesche, ma anche ong come Sea Watch, Sea Eye, Sos Mediterranee e Msf. Fra i partner spicca pure l’Associazione dei lavoratori cristiani in Italia (Acli).
Il cartello ha raccolto 1 milione e 300.000 euro su iniziativa del presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, il cardinale cattolico Reinhard Marx, a capo della Conferenza episcopale tedesca, e la Chiesa riformata svizzera. Il progetto è stato sostenuto da testimonial come il regista Wim Wenders e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. I soldi raccolti sono serviti ad acquistare la nave Poseidon, di proprietà dello Stato federale tedesco Schleswig-Holstein, per recuperare i migranti nel Mediterraneo, poi ribattezzata Sea Watch 4. Non mancano precisi agganci politici. Sven Giegold, portavoce degli europarlamentari tedeschi dei Verdi ha annunciato: «Questa nave salverà delle vite e potrà contribuire a cambiare la politica europea. La Poseidon aumenterà la pressione sui politici».
Sea Watch 4 doveva salpare a Pasqua, ma è ancora ferma a Burriana, in Catalogna. Il 28 giugno è stata postata una foto dell’imbarcazione che sventola la bandiera arcobaleno in onore del Gay Pride 2020. «Burriana e i suoi cantieri sono diventati un ricovero organizzato delle navi delle ong, che non demordono dall’operare davanti alla Libia» spiega la fonte di Panorama, in prima linea nel contrasto all’immigrazione clandestina. Il 25 giugno è partita da Palermo l’Alan Kurdi della Sea Eye diretta a Burriana, dopo il fermo in Italia per l’ennesimo sbarco. La spagnola Open Arms è ancorata nello stesso porto.
Nonostante il rallentamento dovuto al virus, gli sbarchi in Italia dal primo gennaio al 30 giugno sono 6.812, più del doppio rispetto ai 2.779 di tutto il 2019. In maggio e giugno sono giunti via mare più di 1.600 migranti al mese. Le prime tre nazionalità provengono da Tunisia, Bangladesh e Costa d’Avorio, Paesi che non sono in guerra. Dalla Libia sono arrivati in 3.871. Le ong hanno portato in Italia 2.148 migranti partiti dalla Tripolitania. Il dato interessante è che la tanto criticata Guardia costiera libica ha intercettato 5.310 persone riportandole a terra.
Oltre al ritorno delle ong preoccupano gli sbarchi autonomi, che stanno aumentando in Sicilia dalla Tunisia (1.996), ma pure in Sardegna dall’Algeria (355). Da gennaio, lungo le rotte che non passano dalla Libia, sono arrivati 2.742 migranti. A fine giugno ne erano sbarcati in Sardegna un centinaio in 48 ore, compresi due algerini positivi al Covid-19.
Il primo luglio a bordo della nave Ocean Viking, di Sos Méditerranée, erano imbarcati 180 migranti recuperati in gran parte in acque di soccorso maltesi. Sull’italiana Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans dei no global come Luca Casarini c’erano 43 migranti intercettati a sole 40 miglia a nord di Zwuara, uno degli hub libici dei trafficanti di uomini. Entrambe le ong hanno chiesto all’Italia un porto sicuro e Mare Jonio ha facilmente ottenuto quello di Augusta, il 30 giugno.
L’equipaggio di Ocean Viking, che può ospitare 300 migranti, consapevole di potere imbarcare per l’Italia anche persone infette si addestrava in mare «per operazioni di salvataggio con dispositivi di protezione individuale Covid-19 come maschere, visiere e tute». Sos Méditerranée è un’organizzazione non governativa franco-italo-tedesca-svizzera con sede a Marsiglia. Il bilancio a dicembre 2018 era di oltre 4 milioni di euro. Quasi un milione e mezzo arrivava da Medici senza frontiere (Msf), che in aprile ha interrotto bruscamente i rapporti. Poco più di 800.000 euro sono stati donati da aziende e fondazioni. Fra i principali sostenitori c’è Jack Lang, ex ministro di vari governi a Parigi, la fondazione dell’Abbé Pierre e lo scrittore Daniel Pennac, che fino allo scorso anno ha difeso a spada tratta il terrorista Cesare Battisti.
Pochi sanno, però, che Sos Méditerranée è stata finanziata anche dagli armatori francesi, che hanno interesse a non perdere tempo e soldi con le loro navi nel Mediterraneo soccorrendo i migranti. Nella relazione per il 2018 e 2019 si legge che «convinti del ruolo essenziale di Sos Méditerranée, gli Armateurs de France sostengono la sua azione e prestano attenzione alle parole del presidente (allora della ong, ndr) Francis Vallat e del suo direttore Sophie Beau». Vallat è un veterano degli armatori e ha mobilitato a favore dell’organizzazione non governativa il «Cluster marittimo francese» composto da 430 realtà legate all’industria del mare come aziende, associazioni e autorità fino alla Marina militare.
Sophie Beau, proprio davanti agli armatori d’Oltralpe che organizzavano la raccolta fondi per la ong con il loro galà, annunciava per il 2019 la messa in mare di una nuova nave. E in seguito spiegava che dovrà unire «una serie di criteri tecnici, economici e politici (…). Questa imbarcazione è l’Ocean Viking». Adesso è chiaro perché i migranti arrivano da noi e non vengono quasi mai sbarcati in Francia.
Nave Mare Jonio non avrebbe dovuto neppure levare le ancore. «Non è certificata per il soccorso. Avevano cominciato la procedura senza concluderla. E nonostante le diffide hanno preso lo stesso il mare» sostiene spiega una fonte qualificata di Panorama che conosce bene il caso. La Guardia costiera li ha diffidati per ben tre volte. «Si diffidano il comandante e l’armatore del rimorchiatore Mare Jonio di preordinare (…) all’esecuzione di operazioni di salvataggio in modo stabile e organizzato» si legge nel documento consegnato agli estremisti umanitari, che non si fanno problemi se fra i migranti ci sono dei contagiati. «La pandemia non ferma chi fugge dalle torture e per la pandemia non è possibile sottrarsi al dovere di soccorrere» ha dichiarato Alessandra Sciurba, presidente di Mediterranea Saving Humans.
Sea Watch 3 dell’omonima ong tedesca ha sbarcato in Italia 29 migranti positivi al Covid-19 da un gruppo di 211 recuperati fra il 17 e 19 giugno. Anche in questo caso la nave battente bandiera tedesca, poi finita in quarantena a Porto Empedocle, non potrebbe operare salvataggi in maniera sistematica. «Se per caso si trovano sul posto hanno l’obbligo di soccorrere imbarcazioni in difficoltà, ma se vai apposta davanti alla Libia e per lo più lo annunci sui social allora cambia tutto» spiega la nostra fonte. Sea Watch 3 è stata più volte sequestrata riuscendo sempre a ripartire in cerca di migranti.
Le navi delle ong irriducibili vengono aiutate da Alarm phone, il centralino il cui numero circola tra chi affronta la rotta e che risponde a un numero francese, e dagli aerei di ricognizione di Sea Watch, che decollano impunemente da Lampedusa. Lo scorso anno l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, aveva proibito al velivolo Moonbird di volare dall’isola perché «le attività di ricerca e soccorso sono operazioni che richiedono un regime autorizzativo, non compatibile con gli aeromobili» delle ong.
Nelle ultime settimane il Viminale ha inviato all’Enac un’informativa per mancato rispetto delle norme nell’attività di ricognizione.
Non solo: dal 29 giugno Sea Watch ha annunciato la sostituzione del primo velivolo, Moonbird, con un nuovo aereo: «#Seabird ci permette di continuare a individuare imbarcazioni in pericolo, prestare assistenza nei soccorsi e documentare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo». L’Enac, nonostante le nostre ripetute richieste, non ha fornito chiarimenti. Nel 2018 solo Moonbird era costato 262.535 euro. La Chiesa evangelica tedesca si è impegnata a finanziare la ricognizione aerea anche quest’anno.
