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A pranzo con l’alieno

A pranzo con l’alieno

L’Europa impone le regole dell’alimentazione «corretta»: insetti e vermi, carne, pesce e latte creati in laboratorio. Mentre demonizza il vino perché «cancerogeno». Tutto in nome della salute e dell’ambiente. E di vari, innegabili interessi economici.


Siamo all’inversione di Ludwig Feuerbach. La massima più famosa del filosofo tedesco, l’uomo è ciò che mangia, va riscritta al contrario. Lui la coniò recensendo un saggio di Jakob Moleschott – fisiologo olandese, la storia si ripete, ritenuto padre del materialismo – per indicare che soprattutto le classi operaie devono potersi nutrire bene per stare in forma. Oggi il medesimo materialismo vorrebbe imporre di mangiare ciò che si è: globali, green, politicamente corretti, sani per decreto e, per dirla con l’antropologo francese Marc Augé, portatori anonimi di carta di credito.

Il «dilemma dell’onnivoro» viene risolto d’autorità: dalla scienza e dallo Stato etico che si fa anche Stato dietetico. Così si muove l’Unione europea che ha appena dato il via libera a insetti e vermi nel piatto, a carne, latte e pesce creati in laboratorio partendo da cellule staminali, demonizza il vino senza tener conto né di dosi né di stili di consumo, promuove gli alimenti chimici più vicini alla farmacologia che alla gastronomia e i «cibi Frankenstein» attraverso il Nutri-Score, la famigerata etichetta a semaforo, con un triplice obiettivo: favorire le multinazionali della nutrizione, diminuire il peso e la centralità dell’agricoltura, omologare il gusto.

Ci si appella alla necessità di fermare la catastrofe ambientale sostituendo le flatulenze delle vacche con i gas dei bioreattori, all’opportunità di usare le importazioni alimentari come strumento diplomatico per pacificare il mondo. Il 26 gennaio è entrata in commercio la quarta specie di insetti edibili, le larve del verme della farina minore (in tutto sono 17 quelle che ci aspettano); ed entro primavera verrà autorizzata la carne ottenuta dalla replicazione cellulare e il latte creato dalla fermentazione di cellule staminali.

L’ispiratore è Frans Timmermans, olandese e vicepresidente della Commissione, che ha dichiarato guerra alla zootecnia (in Olanda per legge sono state chiuse 3.500 stalle) in nome dell’ambiente, ma flirta con le multinazionali che hanno scelto l’Olanda come paradiso fiscale. Timmermans ha fatto ottenere contributi per circa tre miliardi a società che tra Olanda e Danimarca hanno impiantato i bioreattori per la produzione di carne e latte artificiali. A lui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha delegato l’attuazione del Farm to Fork, la traduzione agricola del Green deal. Questa strategia prevede una diminuzione di coltivazione in Europa del 15 per cento con l’abbattimento entro il 2030 del 50 per cento di pesticidi e concimi; l’allargamento della superfice a terreni biologici pari al 25 per cento del coltivato; riduzione della domanda di carne del 25 per cento e di latte del 16 per cento.

Naturale che Timmermans si schieri con la Fao sostenendo che «gli insetti presentano un’alta efficienza di conversione nutrizionale: due chili di mangime diventano un chilo di massa contro un bovino che per metterne su uno ne consuma otto di mangime». In realtà gli insetti hanno un tasso di conversione pari a quella del pollo. E però Francia, Olanda e Belgio, dove sono in vendita già da tempo, sono i leader del mercato europeo, a livello mondiale cresciuto da 55 a 720 milioni di dollari in 5 anni, mentre si stima che la produzione nel Vecchio continente passi dalle 6 mila tonnellate del 2022 a 3 milioni nel 2030. L’Efsa (l’Ente europeo per la sicurezza alimentare) avverte: al momento le informazioni disponibili sui rischi associati agli insetti per l’uso in alimenti e mangimi sono ancora limitate. E per questo sconsiglia la somministrazione di cibi ricavati da insetti – pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, cioccolato, sostitutivi della carne e minestre – ai minori di 18 anni. Peggio del vino, insomma, e però il vino fa male. Lo dice l’Irlanda – seguita dal Canada – che mette le etichette terroristiche sulle bottiglie (non bevete, vi viene il cancro) col benestare della Commissione europea che ha ignorato il parere del Parlamento Ue: l’aula di Strasburgo ha sancito infatti che il vino non può essere annoverato tra le sostanze sospette cancerogene.

In Italia la disputa è stata ridotta a show dei virologi, con Antonella Viola che sostiene che chi beve vino ha un cervello piccolo e Matteo Bassetti a difesa di Bacco. Il 26 ottobre scorso, alla Melinda&Bill Gates Foundation, Ursula von der Leyen ha annunciato in anteprima la strategia europea per la salute in cui i «novel food» hanno un posto preminente. Bill Gates è il primo finanziatore dell’Oms che ha lanciato la crociata contro vino e carne, finanzia i vaccini mRna contro il Covid (in cui ha interessi diretti Heiko von der Leyen, consorte della Presidente) ed è il primo produttore di carne sintetica, che l’Ue vuole commercializzare entro quest’anno. Se non tutto, molto si tiene. C’è infine l’ultimo capitolo che riguarda i quattrini.

La Pac, la politica agricola dell’Unione, impegna 387 miliardi su un bilancio ordinario di 1.200 miliardi e i Paesi cosiddetti «frugali» tra cui l’Olanda vorrebbero cancellarla. Sostengono che è un vantaggio solo per quattro Stati: Francia, Germania, Spagna e Italia, che però riceve meno di quanto versa. La battaglia anti-agricola, che passa attraverso la distruzione della dieta mediterranea (l’Unesco la riconosce come valore universale), è il capitolo di una guerra economica. Dà fastidio sapere che l’Italia – con lo 0,4 per cento di superfice coltivabile mondiale – ha un fatturato dell’agroalimentare di 180 miliardi, di cui oltre 60 dall’export, per cui imporre un cibo green, globale e chimico fa gioco per conquistare le quote di mercato oggi detenute con prosciutto, formaggio, pasta e vino. Da qui parte il nostro ministro della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida per la battaglia in Europa: «Vogliamo più terra da coltivare, riteniamo inaccettabile l’attacco al made in Italy e faremo noi gli studi sulla salubrità dei cosiddetti “novel food”». È appena il caso di ricordare che in Israele The Chicken, il primo ristorante che serve carne prodotta da Future Meat Technologies con stampanti cellulari in 3D, fa firmare a chi la ordina il consenso informato e la liberatoria per eventuali danni.

Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che contro la bistecca di laboratorio ha promosso una raccolta firme (500 mila in sette giorni), con un sondaggio ha stabilito che l’88 per cento di italiani rifiuta gli insetti, e lancia l’offensiva contro le politiche Ue. «È peggio del Qatargate» dice. «A Bruxelles comandano le lobby delle multinazionali della nutrizione. In collegamento con Big Pharma, influenzano le scelte della Commissione: i guadagni folli di una ventina di persone condizionano i destini degli europei. Servirebbe il primato della politica per affermare per esempio che la zootecnia emette appena il 7 per cento di anidride carbonica – in Italia siamo sotto il 5 – invece le lobby hanno stretto d’assedio l’Unione. Il Nutri-Score – l’etichetta a semaforo degli alimenti – non è un pericolo scampato. È stato preso tempo per far calmare le acque, ma le multinazionali che lo sostengono insistono affinché energy drink, patatine fritte e altri alimenti insalubri prendano il posto di quelli sani, agricoli, a partire dall’olio extravergine di oliva. E la Commissione le ascolta». Ecco spiegata l’inversione di Feuerbach; mangiamo ciò che vogliono che siamo: green, omologati, sani per decreto, soprattutto consumatori indistinti.

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