Dopo le polemiche in Rete e sui media per le sue posizioni su iniezioni e Green pass, l’attore parla per la prima volta. «Ho detto che “il re è nudo”, ho rivelato qualche scomoda verità che ha bruciato» racconta a Panorama. E spiega perché le restrizioni imposte per la pandemia gli «sembrano raggiri». Sul futuro è pessimista: «L’era Covid non finirà presto, perché di mezzo c’è il profitto».
Sul «mare povero», come lo chiama lui con accezione positiva, del litorale laziale, Enrico Montesano, il grande attore della commedia italiana, il mitico Rugantino, il Conte Tacchia, il Marchese del Grillo in versione teatrale, simbolo della romanità arguta e cinica, risponde agli attacchi che lo hanno visto protagonista principale della «scena Covid» . «È molto grave che per le proprie idee venga messo in discussione il valore professionale. È in atto nei miei confronti una campagna mediatica per screditarmi. Calunniare, ridicolizzare e sminuire una persona solo per aver espresso liberamente il suo pensiero. Mi accusano di aver detto bufale. Io non credo, rivolgerei piuttosto l’attenzione verso chi ne ha sparate parecchie. Qui siamo al Festival della cazzata.
Allora ha avuto il Covid come le ha imputato Selvaggia Lucarelli oppure no?
Imputato, addirittura? E anche se fosse, averlo non è mica una colpa. Comunque no, non ho avuto il Covid. È stato affermato che sono stato ricoverato: se è successo è accaduto a mia insaputa. Se poi mi dicono anche in quale ospedale o clinica mi fanno un piacere, perché io non lo so. Ora del post della signora Lucarelli si occuperà il mio studio legale.
Alle ultime manifestazioni contro il Green pass è andato?
Sì, come semplice cittadino, per sostenere una battaglia di libertà .
Il Green pass secondo lei non la garantisce?
Come dicono bene il professor Giorgio Agamben e il filosofo Massimo Cacciari crea una classificazione tra cittadini di serie A e B. Non mi piacciono i lasciapassare. Sono limitazioni che spingono surrettiziamente all’inoculazione. È raggelante sapere che non si può entrare in un bar, in un ristorante, forse un domani alla posta, negli ospedali. Questo è discriminatorio. Si può ugualmente salvaguardare la salute senza impedire l’ingresso nei luoghi pubblici. Posso esprimere o no, il mio pensiero?
Perché le sembra di non poterlo fare liberamente?
La libertà di opinione è in grave crisi. Se sei in linea con il pensiero dominante puoi parlare, nessuno ti tappa la bocca. Se dici qualcosa di non conforme al politicamente corretto, il commento è: «Stai zitto che non sei un medico!». Il fatto è che non lo sono neanche i difensori a spada tratta delle disposizioni del ministero della Sanità.
Cosa pensa delle restrizioni dei Dpcm?
Mi sembrano raggiri, escamotage direbbero i francesi, o più francamente ricatti per indurre le persone a sottoporsi alla «puncicatina». Tutto questo mi lascia molto perplesso. Per quanto mi riguarda mi atterrei scrupolosamente al principio di precauzione. I benefici del vaccino sono davvero maggiori dei danni che potrei avere?
Come mai ha questi dubbi?
Non vorrei entrare nel merito della mia salute, un ambito che mi è stato già violato. Ritengo che, come ha detto Gianni Rivera, con il suo massimo candore, esiste una cura. Ma come ha scritto in un post il professor Roberto Burioni: «Questo, (che poi sarei io), a ottobre ce lo ritroviamo con Rivera ricoverato in ospedale».
Come ha reagito?
Dicendo che mi porterò un pallone. Palleggiare, in corsia, con il «golden boy» è sempre stato un mio sogno. Ormai non mi offendo più, anche se il virologo ha aggiunto: «a spese nostre». Veramente tutti stanno in ospedale a spese nostre. È il bello del nostro civilissimo Sistema sanitario nazionale, che, come stabilisce la Costituzione, provvede anche a curare i non abbienti e noi che la pensiamo diversamente.
I social l’hanno sbranata, cosa le hanno augurato?
Di tutto: la morte, il Tso. Noiosamente ripetono: «Che peccato, come sei invecchiato male». I leoni da tastiera hanno dato del vecchio rincoglionito anche a Luc Montagnier, premio Nobel. Bisogna vedere da che pulpito parte la predica. C’era un bellissimo romanzo di Fruttero&Lucentini, La prevalenza del cretino. Mai titolo fu più azzeccato.
Alla fine cosa ha detto per attirare tanto disprezzo?
Ho detto che «il re è nudo», ho rivelato qualche scomoda verità che ha bruciato. Dalle nervose reazioni deduco di aver colpito nel segno. Il personaggio pubblico è un facile bersaglio. Non si rischia nulla ad attaccarlo, allora si maramaldeggia.
Cosa significa?
Maramaldo stava uccidendo un uomo morto. È più facile attaccare me che rivolgere il proprio rancore e risentimento contro chi detiene il potere ed è responsabile di queste assurde decisioni. In fondo io cosa ho fatto? Mica ho trascurato la manutenzione di un ponte che poi è crollato, non ho rubato soldi pubblici, non ho fatto costruire cattedrali nel deserto, né ho firmato ordini per milioni di euro per mascherine farlocche. Ho solo espresso il mio libero pensiero.
Cosa le è stato contestato maggiormente?
Che le mascherine all’aperto erano inutili e dannose. Avevo ragione, ora all’aperto non servono. Eppure come se fossimo in una pièce di Ionesco, dal marciapiede opposto mi urlavano: «Mettiti la mascherina». Teatro dell’assurdo. E poi molti medici ormai dicono che il virus essendo una nano particella, passa attraverso le trame del tessuto. Per me la mascherina era un simbolo di sottomissione e dissi che non dovevamo accettarlo. Da quella acquiescente accettazione le restrizioni sono aumentate. Ci stiamo cinesizzando. Senza «Qr» non faremo più nulla.
Da allora è caccia all’attore?
Chissà perché un attore deve stare zitto e buono. Non dire nulla, non avere idee. Mentre invece un geometra, un elettricista, un impiegato, può affermare quello che vuole e ne ha diritto.
Cosa ne pensa della polemica nata dal concerto del rapper Salmo?
Sono d’accordo con lui. Salmo è quello che ha sfondato la porta.Tutti gli altri poi seguiranno, noi italiani siamo sfondatori di porte aperte. Lui ha fatto un gesto bello e coraggioso. Sono un suo sostenitore: perché gli Europei sì, per le feste dello scudetto sì e per i concerti all’aperto no? Ipocrisia.
Eppure il virus non lo ha mai negato?
Mai, i negazionisti sono quelli che hanno negato l’Olocausto. Noi siamo «dubbisti». Negazionista semmai è stato chi ha negato le efficaci cure domiciliari precoci. Io credo talmente al virus che immagino sia stato diffuso per il mondo volutamente. Sappiamo da dove è partito, che ha una mortalità bassa come dice il dottor Massimo Citro e altri medici non «virostar», quindi perché sottopormi al siero quando c’è una cura alternativa?
Lei ha diviso il Paese.
Ma l’Italia tende storicamente a dividersi su tutto. È la sindrome del tifoso. Viviamo sempre come fosse un derby. Se da parte dei normopàtici c’è molta ostilità, dall’altra ho conquistato tantissime persone. È stata come una cartina di tornasole, che ha scremato i finti amici. Tanta gente mi dà un affetto sconfinato. Mi fermano per strada, mi incoraggiano, mi difendono, mi chiedono consigli. Hanno capito che io non ho nessun interesse economico. Ormai sono diventato il terminale per molti.
Non ha mai avuto paura?
No, io non frequento i posti affollati, anche in era «Ante Covid», A.C, come lo chiamo io. Ho sempre fatto una vita riservata tranne quando salgo sul palco. Certo all’inizio anche io ero molto spaventato, ma dopo non ho ascoltato solo una campana, mi sono informato. Ho iniziato a ragionare con la mia testa. Questo è un invito che faccio a tutti.
Il dottor Giuseppe De Donno era tra quelli che avevano capito?
Lui aveva rimesso in auge un metodo che già si conosceva, usare il sangue dei guariti, che secondo me, e glielo dissi, aveva tre difetti: costava poco, funzionava benissimo e non rendeva miliardario nessuno. La terza cosa credo gli sia stata fatale. Quando l’ho sentito l’ultima volta aveva una voce che sembrava venisse dalla cantina, mi disse che aveva avuto un anno pesante e ora si sarebbe ritirato, tornando a fare il medico di famiglia. Ma come, gli chiesi, un uomo in prima fila a curare i suoi malati e che voleva fare una clinica usando il plasma?
Il suicidio non l’ha convinta?
Rimango molto perplesso. Sulla rete ci sono tanti commenti. Tanti non ci credono. La battuta è: «Lo hanno suicidato».
Secondo lei come andrà a finire questa pandemia?
Tutti i medici con cui ho parlato sono convinti che non si dovesse vaccinare durante l’epidemia. Bisognava lasciare andare il virus, si sarebbe affievolito e avrebbe perso la carica virale. Il dottor Walter Ricciardi, che se non ricordo male da giovane faceva l’attore, in un’intervista ha affermato che il virus aggira chi lo contrasta, e per continuare a vivere si trucca per non farsi riconoscere. Un po’come facciamo noi attori.
Ma arriverà un’era post-Covid?
Non credo che finirà così presto. Quando l’obiettivo non è la salute, ma il profitto, pensate davvero che finisca? Cureranno i sintomi, ma non la causa della malattia, così continueremo ad avere bisogno di medicine.
Si vaccinerà?
Le rispondo come Cacciari ha detto a Lilli Gruber: «Sono affari miei».
