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Il Re in cerca d’autore

Il Re in cerca d’autore

Dopo aver interpretato per una vita la parte dell’erede al trono, ora Carlo deve convincere il governo, e i sudditi, di essere un sovrano all’altezza. Ma i tanti scandali, e il ricordo di Elisabetta, non aiutano. E mentre lui prova a giocare le sue carte in Europa, il suo destino è (anche) nelle mani di Camilla.


Per molti il sovrano d’Inghilterra sarà sempre lei, Elisabetta. Per altri sarebbe stato meglio saltare una generazione e cedere lo scettro a suo figlio William e alla sua idilliaca e telegenica famigliola. Quanto è difficile essere re, quando la maggioranza dei sudditi se ne infischia di te e della monarchia. Soltanto una manciata di giorni, sabato 6 maggio, separano re Carlo III dalla cerimonia ufficiale della sua incoronazione e lui deve ancora trovare la formula per salvare sé stesso e l’istituzione che rappresenta dalla maledizione dell’indifferenza. A 74 anni, dopo una vita trascorsa a impersonare l’erede al trono, il primogenito di Elisabetta deve ricostruirsi un’immagine credibile da sovrano illuminato e moderno, testimone di un tempo diverso, alleato di un governo che preferirebbe non averlo tra i piedi e farebbe volentieri a meno delle sue posizioni ambientaliste. Soprattutto, deve riconquistare i sudditi, quelli che sembrano avergli girato le spalle dopo la scomparsa della madre.

L’ultimo rapporto ufficiale fotografa una monarchia «sull’orlo del collasso», con un’opinione pubblica che la osserva sempre più da lontano. Colpa di quel calo del 40 per cento in meno di presenze a eventi pubblici registrato negli ultimi 10 anni? Anche, ma non solo. Nell’ultimo decennio i reali d’Inghilterra non hanno brillato per discrezione e buona condotta e i sudditi non li hanno perdonati. Gli scandali di molestie sessuali che hanno travolto il principe Andrea e la frattura insanabile consumatasi tra la famiglia reale e il principe Harry pesano come macigni sull’immagine di un’istituzione considerata già da molti obsoleta. E se è difficile per i sudditi britannici immaginarsi senza una monarchia, rimane pur vero che in questo momento la maggioranza della popolazione la osserva senza affetto.

Per gran parte degli inglesi, racconta il rapporto, il giorno dell’incoronazione sarà soltanto una ghiotta occasione per un weekend lungo fuori porta. Un’atmosfera molto diversa da quella che aveva permeato i festeggiamenti dei 70 anni di regno di Elisabetta II, quando il Paese le si era stretto intorno in un abbraccio corale. Carlo sa di dover competere, nel cuore degli Inglesi, con la memoria di una regina senza macchia e al contempo è consapevole di dover essere un sovrano differente, il rappresentante di quello che non è più un grande impero, ma non dev’essere neppure la solita isoletta chiusa al resto del mondo.

Per questo il nuovo sovrano ha intensificato il suo programma di viaggi all’estero dove al momento sembra essere persino più benvoluto che in patria. Dopo aver dovuto cancellare la sua prima visita ufficiale in Francia, Carlo si è dunque recato in Germania insieme alla moglie Camilla, dove è stato accolto con entusiasmo inaspettato. Centinaia di cittadini hanno addirittura atteso di salutare il nuovo monarca e la consorte al loro arrivo nella stazione amburghese di Dammtor, poco lontana dal Kindertransport Memorial, la scultura che ricorda il salvataggio dai nazisti, nel 1938, di circa 10 mila bimbi ebrei da parte degli Inglesi. Carlo è stato anche il primo sovrano a prendere la parola al Parlamento tedesco dove ha ricordato l’eredità del passato sottolineando la necessità di una collaborazione per il futuro. Una mossa richiesta al re dallo stesso governo del suo Paese, che negli ultimi sei mesi sta faticosamente tentando di riavvicinarsi a quell’Europa da cui è uscito con il referendum del 2016.

In un momento in cui anche l’esecutivo di Rishi Sunak traballa – il primo ministro è appena stato sottoposto ad un’inchiesta da parte della Commissione Parlamentare amministrativa per un possibile conflitto d’interessi legato alla ricchissima moglie – la politica nazionale conta sul nuovo sovrano per rientrare nelle grazie degli alleati europei. Il delicato compito affidato al monarca è quindi quello di riconquistare terreno nei rapporti con Bruxelles e riaffermare così quel ruolo di «soft power» riconosciuto alla famiglia dei Windsor nell’ambito delle relazioni internazionali. «Allo stesso tempo, Carlo deve riuscire a dimostrare nei pochi anni di regno che ha a disposizione, di non essere soltanto una semplice copia della madre, ma un soggetto completamente indipendente» fa notare Bronwen Maddox, che guida l’osservatorio degli affari pubblici di Chatham House.

A differenza di Elisabetta, Carlo ha sempre avuto maggiori difficoltà a rimanere neutrale rispetto alle scelte politiche del suo governo e anche negli ultimi mesi alcune sue decisioni sono state ritenute inopportune, come l’incontro avvenuto a febbraio con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. I due si sono visti per un tè al castello di Windsor, dove hanno discusso della guerra in Ucraina e delle sfide imposte dal cambiamento climatico. Un’udienza all’apparenza innocua, accolta però con scetticismo dalla stampa. «Si tratta di un grave errore di giudizio da parte di re Carlo e dei suoi consiglieri» ha twittato malignamente il corrispondente reale della Bbc Peter Hunt. «Il sovrano ha abbandonato il suo ruolo unificatore per entrare nell’agone politico nello sciocco tentativo di essere visto come un capo di Stato. La Storia non sarà gentile con lui».

In realtà il governo sta usando il re come grimaldello per rientrare nelle grazie dell’Unione europea e Carlo intende stare al gioco poiché lo considera una buona opportunità per ricostruirsi un’immagine più moderna e attenta alla società che cambia. Anche sul fronte dell’ambientalismo, che l’ha visto in prima linea da tempi non sospetti, non ha intenzione di retrocedere. Nel suo nuovo ruolo, dovrà sicuramente essere meno interventista, ma è certo che farà sempre valere la sua opinione, soprattutto con esempi concreti. Nelle sue dimore ha fatto installare pannelli solari e pompe di calore, ha acquistato veicoli elettrici e si è saputo che la sua Aston Martin è alimentata in gran parte dal bioetanolo derivante dal surplus di vino bianco inglese e da siero fermentato. Anche se non dovesse mai più esprimersi pubblicamente su queste tematiche, la sua posizione rimane chiara a tutti e il governo si guarderà bene dal sottovalutarla o contraddirla.

Il compito più difficile per Carlo III sarà riguadagnare l’attenzione dell’opinione pubblica, distratta dalla crisi economica. Per questo il sovrano ha ridotto al minimo la quantità di invitati ai festeggiamenti per l’incoronazione, limitando il numero dei membri della famiglia reale e rafforzando invece la presenza dei rappresentanti delle forze dell’ordine e della gente comune, ritagliando un ruolo d’onore per il nipotino George, primogenito di William e riducendo la presenza sul balcone ai reali in servizio. Lontani da lui, seppur invitati, sia il fratello Andrea che la pecora nera della famiglia, il figlio Harry, autore del velenoso memoir-bestseller in cui accusa il padre di non essergli mai stato emotivamente vicino.

Entrambi sono stati anche sfrattati dai costosissimi appartamenti reali di Windsor visto che con la loro condotta non si meritano più di abitare in dimore pagate con i soldi dei contribuenti. Rimane infine fondamentale, nella ricostruzione dell’immagine del monarca, il ruolo della nuova regina Camilla che ha nelle mani il suo destino e non è una responsabilità da poco, ma il re conta su di lei per riconquistare il favore dei sudditi più recalcitranti. E vedremo, solo alla fine, chi davvero, in famiglia, porterà la corona.

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