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Viaggio nel caveau della seta e dei Kimono

Viaggio nel caveau della seta e dei Kimono

La storica azienda Mantero, fondata nel 1902, possiede una delle maggiori collezioni di tessuti e disegni al mondo. Panorama ha visitato il suo caveau per scoprire le nuove acquisizioni: dai kimono giapponesi al patrimonio di Ken Scott.


Attenzione, quello marrone scuro va indossato solo da donne single, mentre il kurenai, una tonalità cremisi, è destinato alle dame della famiglia imperiale; il rosso, invece, è appannaggio delle mogli dei militari. Scelte e combinazioni di colori dei kimono, tipici abiti giapponesi, avevano lo scopo di indicare età, stato civile, rango, stagione o l’occasione speciale per cui venivano esibiti. Questo, soprattutto durante il periodo Kamakura, quello dell’ascesa della figura dei samurai, che parte nel 1192 e segna il passaggio del potere dalla corte imperiale e aristocratica alle grandi caste militari.

Ma è solo molto più tardi, nel periodo Edo (1603–1867) che nasce il precursore del kimono moderno grazie alla vanità dei mercanti, che pur lasciando il potere a shogun e samurai, da veri capitalisti non vedevano l’ora di ostentare la propria ricchezza a cominciare da questi indumenti, personalizzati da pittori famosi e carichi di una simbologia cromatica e animalier arrivata fino a oggi. Proprio in questo periodo si sviluppa l’affascinante tecnica di pittura yuzen. L’uso della tintura «tie & dye» per dipingere le stoffe era infatti vietata alle classi inferiori, a cominciare dai commercianti che quindi si rivolgono a veri artisti, introducendo appunto la più sofisticata tecnica yuzen: una tintura a mano libera direttamente su stoffa con l’ausilio di colla e amido di mais, ancora oggi utilizzata per la realizzazione dei kimono più tradizionali e costosi.

La dottoressa Nancy Martin Stetson, 20 anni trascorsi in Giappone e il resto in Italia tra la Lombardia e le campagne parmensi, avrebbe potuto parlare ore e ore, incantando studenti e ascoltatori curiosi, sull’evoluzione della storia e delle tecniche di stampa dei kimono. Da studiosa sapeva moltissimo a livello teorico, e da collezionista ancora di più sul piano empirico. Ora l’imponente raccolta della signora Stetson – ben 763 kimono – è entrata a far parte dell’archivio Mantero, storica azienda tessile di Grandate, Como, leader nella tessitura e nella stampa su seta, destinata ai brand del lusso.

«Il nostro archivio è uno dei più ricchi e completi al mondo, vanta oltre 10 mila volumi, 60 mila foulard di famose maison, migliaia di disegni realizzati a mano archiviati per tematica, carte prova, stampe su tessuto, tessuti uniti e jacquard. Un mondo straordinario, dal valore inestimabile, che si arricchisce periodicamente grazie a lasciti di aziende o privati e, soprattutto, alle acquisizioni di altri archivi tessili francesi, tedeschi, svizzeri, americani che noi facciamo ormai da anni» racconta a Panorama Franco Mantero, amministratore delelegato dell’azienda di famiglia, fondata nel 1902.

Tra le ultime acquisizioni ci sono sia la collezione di kimono, comprensiva di sotto-kimono (Nagajuban), giacche (Haori), 70 obi, 500 tessuti e migliaia di frammenti di stoffa di rara bellezza, che l’archivio comasco dello studio Avantgard, fondato nel 1975 da Fabrizio Navarra, personalità eccentrica e appassionata, tra i primi a cimentarsi nella stampa al computer come dimostrano i circa 270 mila disegni digitali, oltre agli altri 3 mila disegni fatti a mano a cui si aggiungono almeno una trentina di volumi con raccolte di tessuto e quasi 5 mila libri fotografici.

Ma lo shopping più potente, a livello di storia della moda e di patrimonio, la famiglia Mantero lo fa nel 2019 acquisendo il marchio Ken Scott con tutto il suo meraviglioso e strabordante archivio tessile, di abbigliamento e di mobili che la Fondazione ha creato e conservato, con piglio scientifico, dopo la morte del poliedrico artista, stilista, giardiniere e sublime cuoco di origini statunitensi ma italiano per indole e scelta di vita. «Il ricco patrimonio Ken Scott, con i suoi 6 mila disegni originali, i 500 quadri, le migliaia di foto degli anni Settanta, i mille abiti, i bijoux, gli arredi e i cimeli, verrà alloggiato – l’allestimento in corso è lungo e complesso – in un grande spazio dedicato, a Grandate. Diventerà una wunderkammer delle sue creazioni, visitabile su appuntamento» spiega Mantero che, come il padre e il nonno, crede nell’importanza degli archivi, sia dal punto di vista documentaristico ma soprattutto per le capacità evocative e gli stimoli che ritagli, pezzi di stoffe e stampe multicolor riescono a generare in una sorta di alchimia.

Non sorprende quindi che Alessandro Michele per Gucci abbia selezionato alcuni pattern esclusivi per una capsule. «La moda come eterno ritorno del nuovo» come scriveva Roland Barthes e come giustamente riportano i Mantero.

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