È un medico fisiatra, con una grande passione per la scrittura. Nel nuovo libro Quante storie! racconta, romanzandoli ma non troppo, i tanti personaggi eccentrici, comici, dolenti, unici, che ha incontrato nel corso della sua lunga carriera.
Sono anime erranti, eccentriche, inconsapevolmente comiche, dolcemente tragiche, comunque ubriache di vita. C’è la signora claudicante che organizza sedute spiritiche in cui finisce a scarabocchiare geroglifici, il malavitoso recidivo che non riesce a non esibire opulenza, il santone che si nutre di solo sole, il bon vivant condannato a frequentare, oltre alle belle donne, pure il carcere. C’è una mucca rabbiosa e violenta, che prima colpisce e ferisce, poi si allontana beffarda sculettando; il cane predone, ladro di faraone, inseguito per i meandri di un castello da un conte, il suo cuoco e i camerieri.
Sono tutti personaggi non più in cerca d’autore: li ha trovati e raccontati il medico fisiatra Luciano Bassani, che fra i molti hobby annovera la scrittura, compagna e sfogo delle notti insonni. Dopo il libro Svita, in cui con una penna come cacciavite ha scomposto la sua ricca biografia, nel nuovo Quante storie! (Belforte) presenta l’umanità che ha frequentato in tanti anni di carriera. Lo fa in 30 e più frammenti dalla lunghezza variabile, da leggere in ordine sparso, lasciandosi incuriosire da titoli come «O’ guagliò», «Remo. Lo scienziato pazzo», «Teodoro. Il bassotto sionista», «Sabbenedica a vossia». O dalle illustrazioni oniriche che arricchiscono di suggestioni, e colore, il volume.
Oltre che narratore, Bassani è un curatore: non di mostre, ma di corpi. Utilizza tecniche innovative, all’avanguardia, che funzionano dove spesso le altre terapie falliscono. Per questo il suo studio milanese è un pellegrinaggio di giovani, adulti, anziani di ogni censo e provenienza. Ognuno con una vicenda personale stretta addosso a quella clinica. Il talento del fisiatra è essere camaleonte, diventare psicologo: intuire, indagare, scoprire il lessico dei minimi gesti. «Il paziente lo s’inizia a capire dal momento esatto in cui entra nello studio. Valuto se ha la mano sudata, come cammina e si siede. Sono un curioso, li intervisto tutti» spiega Bassani, che più volte professa la fedeltà a un approccio controcorrente, la deferenza a una medicina non anticonformista ma antica, che tiene al centro le relazioni, l’empatia, quella verità che si affaccia con un lento disvelamento.
«Credo in una medicina creativa, ecco. Voglio visitare le persone, non le pile di fogli degli esami che portano con sé. Provo a capire, poi confermo una diagnosi scorrendo tra le cartelle cliniche». Bassani scava, approfondisce, rende ordinario il privilegio straordinario di ascoltare l’altro, ognuno con il suo bagaglio di traumi, aspettative, memorie. Il libro, che modifica il nome di alcuni soggetti per proteggerne la privacy, romanza i dettagli ma è sempre tratto da episodi veri. Ha il passo e la sostanza della cronaca, persino quando sconfina nell’improbabile, mentre descrive il luminare che fa sci di fondo nel cortile di un ospedale o il protagonista che si salva dal peggio perché nel suo negozio incontra il braccio destro di un tiranno.
Leggendo Quante storie! si ride e si sorride, però non mancano i lutti, le uscite di scena dolenti e improvvise, le malattie che precipitano, le malinconie e le nostalgie, le riflessioni sulle derive del destino e sul ruolo del libero arbitrio. Senza sentenze, né condanne: «Bassani non è mai prevenuto, narra con delicatezza e non giudica mai. La naturalezza della sua scrittura lascia il lettore lieto» dice Jean Blanchaert, gallerista, calligrafo, curatore e autore delle illustrazioni della raccolta. «È letterario» aggiunge «perché non ha pretese di esserlo. Mi viene in mente una frase del filosofo Lao Tse dedicata all’artigiano: è eccezionale in quello che fa, perché non pensa di essere bravo».
Blanchaert ha arricchito con la sua penna numerosi testi. Per disegnare, utilizza la stilografica. «Non consente di commettere errori, è come fare l’acrobata senza rete. Ma la sfido da decenni, ho imparato a non sbagliare». L’autore e l’illustratore saranno presenti alla presentazione del libro, in programma nelle prossime settimane al Teatro Franco Parenti di Milano. Con loro ci sarà anche Francesca Tumiati, giornalista appassionata di astrologia e il tenore Danilo Formaggia, che eseguirà alcuni brani ispirati ai protagonisti del volume. Non sarà un appuntamento dal copione canonico, Bassani promette sorprese. C’è da credergli, visto che l’ultima volta, durante un’altra serata, ha invitato un’attrice ottantacinquenne ballerina di tiptap: «Volevo dimostrare che la vecchiaia non è un limite. Al Parenti avremo musica, disegni, oroscopi, un piccolo rinfresco. Sarà un trionfo dei sensi».
Il dottore narratore, amante dell’arte, dello sport, della natura, ha trasferito in una sequenza di racconti poliedrici la sua filosofia: «La vita ha tante sfaccettature, bisogna viverle, possibilmente, tutte». Con qualche affanno, tra entusiasmi e abbandoni, è l’atteggiamento condiviso dai suoi attori di parole: «Ogni esistenza è ricca di avventura, ciascuna rappresenta un mondo». Quante storie! è una cosmogonia per accumulazione, in un subbuglio di pensieri, umori, sentimenti. Una galleria di persone, più che di personaggi: «Alcuni» confessa Bassani nell’epilogo del libro «li ho amati, altri li ho odiati, molti mi hanno insegnato, altri solo incuriosito, alcuni mi hanno emozionato, altri spaventato. Tutti, a loro modo, hanno avuto o hanno un percorso che si è intrecciato con il mio e a loro modo lo hanno arricchito».
