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Le app amiche delle donne

Le app amiche delle donne

In situazioni a rischio o in caso di aggressione, danno l’allarme, emettono segnali acustici, allertano i soccorsi. E proteggono anche dagli stalker e dai maltrattamenti in casa.


Messaggi in codice, videoregistrazioni h24, chiamate alla polizia, effetti sonori assordanti. Le nuove app per la sicurezza femminile rendono la città più a misura di donna. Rapide e intuitive, per attivarle basta scuotere il cellulare o inoltrare un sms con una parola d’ordine, così da far partire una richiesta d’aiuto. Offrono anche consigli e suggerimenti in caso di situazioni domestiche ad alto rischio, con la possibilità di tenere un diario digitale segreto come prova tangibile delle eventuali aggressioni.

«Tante donne hanno paura di camminare da sole in città. Troppe non raccontano i loro timori di restare in casa, ma altrettante vogliono fare qualcosa contro la violenza. Grazie alla tecnologia è oggi possibile accompagnarle nei vari momenti della giornata» afferma Laura De Dilectis, psicologa clinica e fondatrice del progetto Donnexstrada.

Tra le ultime soluzioni hi-tech se ne segnala una italiana, l’app Siamo Sicure dell’azienda Kulta, che ha ricevuto l’appoggio del Telefono rosa e di vari comuni tra cui quelli di Firenze, Genova, Trieste, Legnano e Rho. In caso di aggressioni, l’applicazione dispone di un quadrante con quattro tasti «macro» colorati, permettendo alla vittima di agire con rapidità.

Attivando il pulsante rosso, parte un effetto acustico per richiamare l’attenzione; con un clic sull’arancione, viene inviato simultaneamente a vari destinatari un sms di aiuto e geolocalizzazione; con l’azzurro si avvia una chiamata a un contatto predefinito. Infine, la funzione «Decalogo» monitora i piccoli e sporadici episodi di maltrattamento domestico, rendendo più consapevole chi li patisce.

«L’uso delle app antiviolenza è un mezzo immediato per dare sostegno» ragiona De Dilectis «Vengono messe infatti a disposizione servizi digitali, videochiamate, supporto psicologico e consulenza legale. Per le vittime è fondamentale sapere di non essere sole».

Anche l’associazione «Donne in rete contro la violenza» ha ideato un’app a fianco di chi subisce abusi ed episodi di stalking. Non a caso è stata chiamata D.I.Re, perché la prima regola è avere il coraggio di denunciare, soprattutto se i maltrattamenti avvengono tra le mura domestiche.

Il sistema fornisce innanzi tutto un’agenda virtuale per annotare comportamenti insoliti da parte del partner, rendendo più semplice la ricostruzione dei fatti. Un test insegna poi come riconoscere una condotta ad alto rischio e i disturbi borderline della personalità. «Oltre alle registrazioni, si può inviare una chiamata di soccorso in diretta. Così, in caso di denuncia, una video-testimonianza può essere determinante in una sentenza» sottolinea De Dilectis.

Come tanti altri servizi digitali, i volontari di Donnexstrada si occupano di prevenzione notturna, offrendo aiuto a chi teme di camminare in città dopo il tramonto. «Un “bodyguard virtuale”, destinato a coloro che rientrano a tarda ora dal lavoro, non sono accompagnate o vogliono sentirsi libere di rincasare da sole dopo una cena» aggiunge la fondatrice del progetto.

A garantire protezione in modalità digitale è anche SecurWoman 2.0 dell’azienda Arxit, che si attiva semplicemente agitando il proprio smartphone. In situazioni di pericolo, la funzione «Sentinella» allerta un operatore che richiama subito la vittima: se non riceve risposta entro 50 secondi, viene inoltrata una chiamata alle forze dell’ordine.

Altro esempio: se si sta facendo jogging al parco e c’è il rischio di essere aggredite, la modalità «strappa e allerta» avvia un messaggio non appena le cuffie vengono scollegate violentemente dalle orecchie; con la segnalazione network, parte una richiesta di aiuto alla rete di amici presenti in un raggio di azione predefinito.

«Per strada è comunque importante applicare strategie che possano scoraggiare eventuali aggressori. Come guardarsi sempre alle spalle, far vedere che si è in contatto con qualcuno e parlare ad alta voce» precisa l’esperta.

In situazioni meno drammatiche, quando gli approcci di un corteggiatore si fanno insistenti, si spera sempre che il cellulare squilli d’improvviso per far desistere quelle attenzioni. Adesso ci pensa l’app BSafe, progettata dalla norvegese Silje Vallestad: grazie alla funzione «Fake call», uno squillo simula appunto una telefonata. In caso di pericolo evidente, un tocco rapido sul quadrante attiva una sirena e una serie di sms e telefonate agli amici in rubrica, segnalando la propria posizione via Gps. Infine, con la funzione «Sos» parte una registrazione audio-video che contatta la polizia.

Ancora: se si manifesta un controllo morboso da parte del partner sul cellulare della donna, è disponibile l’app Diana, ideata dall’ingegnere informatico catanese Natasha Puglisi. Con il semplice comando vocale «Vai Diana, lancia il segnale» si invia una serie di sms ai contatti predisposti, fornendo orario preciso e la propria posizione.

L’avvio di una registrazione offrirà anche una prova inequivocabile dell’evento; e la vittima non dovrà temere di essere scoperta dal suo stalker grazie al sistema, che dissimula l’uso dell’applicazione, camuffandone l’icona con una finta calcolatrice.

«La tecnologia per la sicurezza personale si evolve velocemente e viene utilizzata sempre di più» conclude De Dilectis. «Le donne hanno il diritto di non avere paura»

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