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I soldi del Pnnr per ora si vedono solo in pubblicità

I soldi del Pnnr per ora si vedono solo in pubblicità

In attesa degli effetti annunciati del miliardario Piano nazionale di ripresa e resilienza, c’è almeno una certezza: si spende per far sapere che esiste.


La comunicazione, si sa, è sempre più importante. Anche con un presidente del Consiglio come Mario Draghi, alquanto riluttante a cedere alle lusinghe dell’esposizione mediatica. In un anno ha centellinato le uscite pubbliche e le interviste sono merce rara. Ma quando si parla di Piano nazionale di ripresa e resilienza, la musica cambia. Eccome. Tanto che da Palazzo Chigi iniziano a fioccare bandi per assegnare risorse nell’ambito della promozione e della copertura degli spazi riservati a «Italia domani», il nome pop scelto per rendere più appetibile il criptico acronimo del Pnrr. E, spesso, ad aggiudicarsi le gare sono società che hanno già dimestichezza con l’Unione europea.

Così, mentre i benefici sull’economia italiana sono tutti da vedere, con il grande affanno dei vari ministri a raccontare, in ogni sede, che gli obiettivi richiesti sono stati rispettati, le aziende del settore pubblicitario si godono le opportunità offerte dal Recovery plan. Un esempio? Giusto qualche settimana fa sono stati assegnati 133 mila euro per il «servizio di pianificazione per la copertura informativa del programma di incontri» relativo al progetto di Italia domani. L’obiettivo è garantire la «prosecuzione informativa del programma di 14 incontri». Ad aggiudicarsi la gara è stata la Universal McCann srl, branca italiana di un colosso globale, che conta fra i propri clienti grandi aziende, tra cui il gigante dello streaming Spotify.

Appena una settimana prima, poi, erano stati assegnati 23 mila euro alla Mediacom per il medesimo scopo. E del resto fin dall’inizio si era capito quanto fosse importante la comunicazione nell’universo del Pnrr.

A giugno 2021 è stata completata l’apposita gara per la creazione ufficiale del logo. Palazzo Chigi, in questo caso, ha concluso l’appalto per la sua ideazione e realizzazione. La somma spesa è stata di poco meno di 3 mila euro. Ma è significativo che l’abbia portata a casa una società regina nell’ambito dell’Unione europea. La Pomilio Blumm ha nel proprio portfolio la Commissione guidata da Ursula von der Leyen, ma anche Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, e l’Agenzia europea della difesa, e altre organizzazioni internazionali, quali l’Unhcr che alle Nazioni unite si occupa di rifugiati.

Dopo la predisposizione del simbolo grafico, è arrivato un altro appalto da 24 mila euro sempre per «un servizio di ideazione e realizzazione della grafica per la copertura informativa del programma di incontri». Altri 133 mila sono finiti, invece, alla Ab Crea, società presente nel network della Commissione europea: oggetto, interventi grafici… Insomma, le prime tranche da Bruxelles stanno affluendo nelle casse pubbliche italiane, con magno gaudio di tutti. Ma una certezza si sta scolpendo nella pietra: il Recovery plan è un grande affare per la pubblicità. Almeno qualcuno potrà già sorridere. n

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