Il «grande capo» della lotta al Covid negli Usa si congeda dal suo ruolo. Ma lascia dietro di sé, oltre a una serie di atti che hanno cambiato il mondo, una scia di sospetti. Con l’accusa di aver distorto scienza e ricerca per fini utilitaristici e politici. Nodi che potrebbero venire al pettine se i repubblicani dovessero tornare al potere.
Il volto della lotta americana al Covid-19, il dottor Anthony Fauci, ha spiazzato l’America quando il 22 agosto ha annunciato il suo prossimo congedo dall’Amministrazione «per aprire un nuovo capitolo della mia vita». Da dicembre si potrà ritirare con un’indennità superiore ai 350 mila dollari l’anno, benefit esclusi. Il più grande pacchetto pensionistico federale nella storia degli Stati Uniti, calcolato nel 2021 dalla rivista Forbes. Ma non è solo per questo «paracadute dorato» che l’81enne specialista in malattie infettive è rimasto così a lungo in carica. Quasi mezzo secolo nel servizio pubblico. C’è una foto che sintetizza il livello di potere nelle sue mani.
Lo scatto immortala, in posa conviviale, il co-fondatore di Microsoft Bill Gates, il decano Francis Collins e, più defilato e fuori fuoco, l’uomo che tre anni dopo si sarebbe autodefinito, davanti a milioni di americani, l’incarnazione della Scienza. Così oggi non sorprende che le dimissioni di Anthony Fauci, «Tony» per gli amici e per i media che lo hanno elevato a guru (esiste un florido merchandising con la sua effigie), siano state annunciate, in prime time, con identica nonchalance. Tuttavia il suo ritiro dal ruolo di chief medical advisor e dagli altri incarichi istituzionali, non sarà senza colpi di scena. Un giudice federale gli ha appena ordinato di consegnare tutte le comunicazioni intercorse con Twitter, Meta, Youtube, Instagram e LinkedIn. La sentenza deriva da una causa intentata dai procuratori generali del Missouri e della Louisiana, secondo cui l’amministrazione Biden ha collaborato con Big Tech per censurare informazioni sul Covid-19 non in linea con la narrativa ufficiale.
A pesare sull’addio di Fauci è anche la controversa direzione di una delle agenzie sanitarie più potenti al mondo, quel National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) di cui è direttore dal 1984, ossia dai tempi di Ronald Reagan e dell’esplosione feroce dell’Aids. Ma la sua scaltrezza nel sopravvivere a ogni generazione politica, oltre alla facoltà di erogare finanziamenti per milioni di dollari nel campo biomedico e della biosicurezza (George W. Bush lo nominò responsabile della lotta al bioterrorismo, con un imponente aumento di stipendio), lo hanno trasformato nella più ascoltata, venerata e temuta autorità in campo sanitario mondiale. In particolare da quando è stato eletto Joe Biden., che lo ha voluto a capo della task-force sul Covid-19, dopo che Donald J. Trump lo aveva allontanato dal suo gabinetto medico-scientifico.
Fauci vanta relazioni con i maggiori scienziati e ricercatori del pianeta. E amici più influenti di capi di Stato, tra cui appunto lo stesso filantropo miliardario Gates e l’attuale direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’ex ministro della Salute etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. Da lui definito, in piena pandemia, «una persona eccezionale» a dispetto dei suoi controversi legami con la Cina, del discusso passato da membro del Fronte di liberazione del popolo del Tigray in patria e, soprattutto, a dispetto dei clamorosi errori e delle ingerenze politiche commessi dall’Oms. Di certo Fauci ha carattere ma, complice il suo narcisismo che lo ha portato ad ammiccare sulle copertine di Time e People come un divo di Hollywood, non è uomo capace di autocritica: «Non ho nulla da nascondere e nulla da cui difendermi per le decisioni che ho preso» è una delle sue recenti dichiarazioni pubbliche.
Mentre l’immunologo di origine italiana si è sempre difeso attaccando, spesso con l’evocazione «dei fatti del 6 gennaio», l’assalto a Capitol Hill scagliato contro quei politici repubblicani rei di contrastarlo, a metà agosto il direttore dei Cdc (Centers for diseases control) americani, Rochelle Walensky, ha fatto sobbalzare gli spettatori con poche battute. Intervistata dalla Cbs, si è scusata perché il suo istituto «non è stato in grado di gestire adeguatamente la risposta pandemica». Un’ammissione collegata all’annuncio di una ristrutturazione dell’agenzia. Al contrario, Fauci lascia dietro di sé un’eredità avvelenata. Una gestione del suo ruolo pubblico gravata dal sospetto di aver distorto la scienza e la ricerca per fini utilitaristici e politici. Avulsi dalle priorità di salute pubblica e da quella basilare trasparenza che un incarico così delicato avrebbe richiesto. A maggior ragione nel pieno dell’esplosione pandemica, quando la fiducia degli americani nelle istituzioni era al picco. Oggi oltre la metà degli elettori dichiara invece che l’Amministrazione sta seguendo «la direzione sbagliata» anche in campo medico-scientifico.
«Durante la pandemia il dottor Fauci ha eliminato ogni residua libertà civile nella nazione» lo ha attaccato il giornalista Tucker Carlson di Fox News «quindi è possibile che voglia dimettersi prima che un nuovo Congresso gli chieda conto delle sue azioni, che, nella maggior parte dei Paesi, sarebbero gravi reati. Mentre i vostri figli soffocavano in palestra con le mascherine, Fauci scriveva in privato ai suoi amici che non funzionavano». Carlson rievoca un altro episodio: «Sul finire del 2020 un gruppo di epidemiologici ha cercato di rendere noto, sotto il nome di Dichiarazione di Great Barrington, questo pericolo. Ma ecco che il precedente boss di Fauci, Francis Collins, gli ha inviato una mail in cui lo esortava a silenziare immediatamente tutto».
Ecco il testo del messaggio, datato 8 ottobre 2020: «Questa proposta sembra aver attirato molta attenzione e anche la co-firma del vincitore del Nobel Mike Leavitt di Stanford. Ci deve essere una rapida e devastante pubblicazione per abbattere le sue premesse». La mail ottiene il suo scopo e oscura la voce di oltre 60 mila tra scienziati, medici e professori del mondo che invocavano una strategia di «protezione mirata» nella lotta al virus. Per ritrovare un documento altrettanto insidioso per Fauci bisognerà attendere il 2021, con la pubblicazione del libro inchiesta The Real Anthony Fauci. Il più poderoso atto d’accusa alla commistione tra poteri pubblici e privati negli Usa, firmato dall’avvocato Robert Kennedy Jr. Poche settimane fa la pagina Facebook e Instagram della sua associazione è stata chiusa da Meta (l’impresa statunitense che controlla i servizi di rete sociale) senza preavviso. Cose che capitano a chi va contro Tony Fauci.
Impermeabile a ogni attacco, a maggio 2021 su Msnbc News la star dei virologi Usa proclama: «Quando la gente è vaccinata si può sentire sicura perché non verrà infettata dal virus»; mentre sulla rete Abc, a dicembre 2021, continua a spingere per l’uso delle mascherine, meglio se doppie o triple: «L’idea di togliersi la mascherina non dovrebbe nemmeno essere considerata». Ma è sempre da un tetwork televisivo, Nbc, a ottobre 2021, che pronuncia la frase fatidica, ripetuta a pappagallo da vari leader nel mondo: «Questa è una pandemia dei non vaccinati». Affermazioni apodittiche, pronunciate senza fornire evidenze scientifiche. Dichiarazioni che diventano dogmi, non ammettono ipotesi di riserva.
Sono numerosi i potenziali errori imputati a Fauci che i repubblicani promettono di perseguire, quando e se otterranno la maggioranza del Congresso. A partire dalla (mancata) indagine sulle origini del coronavirus. «Fauci non ha semplicemente offuscato le origini della pandemia, apparentemente in collaborazione con il governo cinese, ma in primo luogo ha cercato di coprire le sue responsabilità nella sua creazione» ha dichiarato il senatore della Louisiana John Kennedy. Il riferimento riguarda una sovvenzione di 3,7 milioni di dollari stanziati nel 2014 dal Nih alla onlus EcoHealth Alliance per studiare i rischi da manipolazione di coronavirus al Wuhan Institute of Virology.
A maggio 2021, Fauci ha testimoniato al Congresso: «Il Nih non ha mai finanziato e non finanzia la ricerca di guadagno di funzione presso l’Istituto di virologia di Wuhan». Ma la documentazione che l’istituto ha dovuto consegnare, dopo un’azione legale promossa dalla testata online The Intercept, sembra indicare una verità più complessa. Così come le testimonianze di 11 virologi di fama internazionale intervistati dal magazine.
Tutti gli scienziati, tranne due, hanno convenuto che «qualunque sia il titolo che gli è stato assegnato, il nuovo esperimento pubblico ha sollevato serie preoccupazioni sulla sicurezza e la supervisione della ricerca finanziata dal governo federale». Tra le altre ipotesi di accusa: la sponsorizzazione di Fauci del Remdesivir, un farmaco da 48 mila dollari a dose, il cui utilizzo è stato poi sconsigliato dall’Oms. Il virologo potrebbe essere invitato anche a spiegare al nuovo Congresso la presenza dei laboratori biologici in Ucraina finanziati dagli Usa, così come l’imposizione massiccia dei lockdown, la chiusura delle scuole, la negazione dell’immunità naturale e di ogni trattamento alternativo ai vaccini. E altri provvedimenti coercitivi, tra cui il divieto di abbracciarsi e di stringersi le mani, poi rivelatisi ingiustificati. Ma la cui imposizione ha prostrato l’economia mondiale quanto la psiche di milioni di individui, inclusi bambini risucchiati dentro ai loro device elettronici e anziani condannati a morire da soli. Due solitudini imposte da una stessa propaganda virale basata sul terrore e non sulla reale informazione.