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C’è un Marx in Vaticano

C’è un Marx in Vaticano

Combatte il capitalismo. Apre all’immigrazione. Sostiene i matrimoni omosessuali. E guida la potente diocesi tedesca di Monaco di Baviera. Ecco chi è Reinhard Marx, il cardinale che sussurra a Papa Francesco. E che domani potrebbe prendere il suo posto.


Tra lo sterco del Diavolo e l’oppio dei popoli, Marx ha conquistato il Vaticano. Di nome fa Reinhard, ha portato la chiesa tedesca vicina allo scisma e per molti tradizionalisti è la conferma che il «terzo mistero di Fatina», con l’inverarsi dell’anti-Cristo, sta per compiersi. Il cardinale che guida la diocesi più grande e potente di Germania, quella di Monaco di Baviera, ed è a capo del Consiglio per l’economia della Curia romana, è oggi l’uomo più ascoltato e più temuto da Francesco.

È il ventriloquo di Jorge Mario Bergoglio e i proletari di tutto il mondo sanno che al vertice della cristianità è arrivato un emulo del loro profeta: un Marx, appunto. Che benedice i matrimoni omosessuali, che trasforma la Chiesa in una Onlus ambientalista e in una Ong per i migranti, che la immagina come un operatore di welfare.

Non è difficile sentire l’eco di Marx (anche di Karl) nelle posizioni espresse da Francesco; del resto il cardinal Reinhard è il più potente del C-6, la corte di porpore che Bergoglio tiene come consiglieri per la riforma della Chiesa. Ed è un cammino lungo e coerente quello che l’attuale presidente del Consiglio per l’economia (l’unico tra i titolari di «dicastero» riconfermato due volte da Francesco) ha intrapreso, portando la Chiesa a una critica radicale del capitalismo e dell’Occidente, facendone un’interprete di tutto ciò che è politicamente corretto.

Il giovane Reinhard, prima di farsi prete, ha assorbito tutte le strutture ideologiche del marxismo più radicale e – in nomine omen – stava più dalla parte dei contestatori che da quella dei predicatori. Il padre era un acceso sindacalista e il giovane Reinhard è uno che conosce il mondo (ha studiato anche a Parigi) ed ha in comune con Karl molte cose. A cominciare da un certo gusto per il vino, la birra e la grappa di cui spesso fa partecipe l’elemosiniere del Papa, il cardinale polacco Konrad Krajewski: soprannominato «don bolletta» perché riattacca la luce alle case occupate, è il suo primo alleato e confidente nella curia romana.

La folgorazione verso un automarxismo Reinhard l’ha avuta nel 2001, quando è diventato vescovo di Treviri, la città dove è nato Karl. Nel 2009 ha scritto anche lui Il Capitale, una critica cristiana alle ragioni dell’economia. Non che quello vecchio sia passato di moda, anzi nelle università, soprattutto tedesche, c’è un rinnovato interesse e anche in Vaticano pare i che i due Marx vadano forte.

Reinhard del resto non ne fa mistero. In un’intervista di qualche tempo fa al periodico di geopolitica ecclesiastica 30 giorni, sosteneva apertamente: «L’inganno del liberismo l’ho percepito quando ero a Treviri, ricordo che Bush senior diceva che, caduto il Muro e crollato il comunismo, si poteva costruire un nuovo ordine mondiale. È prevalsa la visuale stretta che lascia a mercato il monopolio di tutte le relazioni umane. E Marx, nell’analisi del liberalismo e del capitalismo, alcune cose le ha riconosciute per quello che erano e le sue analisi funzionano anche per cogliere le dinamiche del momento presente».

Si capisce allora da dove nascano encicliche come la Amoris Laetitia e la Fratelli Tutti di Francesco. Reinhard Marx peraltro tiene in pugno i soldi del Vaticano. E Dio solo sa quanto Jorge Mario Bergoglio sia ossessionato dallo «sterco del Diavolo». La centralità del cardinale tedesco, che ha lasciato a sorpresa la presidenza della Conferenza episcopale di Germania ma ha nel cardinale Walter Kasper la sua sentinella, sta nella rete che ha costruito per controllare le finanze vaticane. Se si pensa che il primo nemico di George Pell, il cardinale australiano che Francesco aveva chiamato per commissariare i soldi (fatto fuori da un’ingiusta accusa di abusi sessuali), fosse Angelo Maria Becciu, «decardinalizzato» per lo scandalo edilizio di Sloane Avenue, si capisce poco delle logiche di potere. Chi ha tratto vantaggio dall’uscita di scena di Pell è stato Marx che oggi – alla faccia del rinnovamento – ha una sua «corte» fondata sulle larghe intese con l’Opus Dei. Marx fa parte del C-6, ma tra i sei cardinali consiglieri di Francesco è il solo che non prende ordini dal Papa, semmai li dà. Attraverso il potere del denaro.

La sua posizione di presidente del consiglio per l’Economia lo mette al di sopra di Juan Antonio Guerrero Alves, il gesuita che Francesco ha investito della massima responsabilità dell’amministrazione come Prefetto alla segreteria per l’Economia. Guerrero Alves ha chiamato a sé Maximino Caballero Ledo, suo amico d’infanzia, esperto di finanza internazionale che ha studiato all’università dell’Opus Dei ed è il controllore di monsignor Nunzio Galantino, il presidente dell’Apsa dove il Papa vuole concentrare tutti i soldi della Santa Sede. E all’Apsa c’è un altro uomo molto ascoltato dall’Opus Dei: Fabio Gasperini, il vero gestore visto che monsignor Galantino di economia non sa nulla.

Tutti questi riferiscono a Marx, che attraverso la gestone dei soldi ha emarginato il Segretario di Stato Pietro Parolin e il Governatore Giuseppe Bertello. Oggi è Marx che comanda in Vaticano visto che Óscar Rodríguez Maradiaga, il presunto, ma esautorato perché ricattabile per una serie di inchieste sempre sui soldi coordinatore del C-6, conta sempre meno.

L’unico argine è il cardinale sino-filippino Luis Antonio Tagle, a capo di Propaganda Fide, il solo dicastero a cui per ora non è stato sottratto il controllo dei fondi. L’influenza di Marx sul Papa investe anche la dottrina. Il cardinale di Monaco ha un enorme problema: come fermare l’emorragia di fedeli. In Germania la Chiesa riceve soldi dallo Stato che riscuote la tassa sui cattolici ed è una complessa organizzazione di ospedali, scuole, un welfare parallelo con migliaia di dipendenti spesso atei. Secondo Vittorio Messori, che ha fatto i conti, la diocesi di Monaco sotto la guida di Marx è arrivata ad avere zero seminaristi, ha chiuso 2.200 chiese, è passata dal 98 per cento di cittadini che si dichiaravano cattolici e dunque pagavano a meno del 48 per cento.

I fedeli tedeschi sono sempre meno: 272.771 persone hanno lasciato la Chiesa cattolica nel 2019 contro i 216.078 del 2018. La Kirchensteuer nel 2018 ha fruttato alla Chiesa tedesca 5,6 miliardi di euro (cinque volte le entrate dell’8 per1000), ma le posizioni dottrinali assunte da Marx, che vuole i matrimoni gay, i preti sposati e le donne sacerdote, predica la fine della Chiesa universale sostituita dalle chiese regionali e l’interconfessionalismo con l’Islam, hanno prodotto uno strappo forte. Per questo Marx vuole che Bergoglio si allinei: per legittimarlo nella sua rivoluzione dottrinale.

Per alcuni invece è solo una questione di marketing. Visto che i protestanti perdono sempre più consenso, Marx intende riunirsi a loro per fare di due debolezze una forza e quindi lavora ad ampie intese con Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa evangelica in Germania. Per accelerare, il cardinale ha convocato il Sinodo biennale dei vescovi tedeschi. In molti tradizionalisti – a cominciare dall’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede Gehrard Ludwig Mueller passando per i cardinali Walter Brandmüller e Rainer Maria Woelki – c’è il sospetto che Marx voglia portare la chiesa tedesca a uno scisma.

Il Papa timidamente è intervenuto su questioni come il celibato dei sacerdoti, ma sulle famiglie arcobaleno si è fatto convincere da Marx e Fratelli Tuttil’ultima enciclica – sembra scritta sotto dettatura del cardinale di Monaco di Baviera, che ha un dialogo fittissimo con i Verdi. Del resto tra i (troppi?) incarichi di Marx c’è anche quello di presidente, dal 2012, della Commissione episcopale della Comunità europea. Il che significa un legame continuo con Ursula von der Leyen e Angela Merkel per fare della Chiesa una stampella del new green deal, per trasformarla in un operatore sociale. Perché per disintossicare i cattolici dall’oppio dei popoli c’è bisogno di una svolta verde e politicamente corretta. Si chiama egemonia culturale e tra Karl e Reinhard non c’è grande differenza. Sempre Marx è. Ma stavolta comanda in Vaticano.

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