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Aerei e viaggi, cosa succederà nei prossimi mesi

Intervista a Dara Brady, direttore del marketing e del digital di Ryanair, che traccia gli orizzonti del trasporto in quota, spiega come risparmiare nell'acquisto dei biglietti e attacca Alitalia

Che la pandemia abbia rivoluzionato molte dinamiche del trasporto aereo, non è più una novità. Lo è invece abbastanza il fatto che il coronavirus abbia riscritto le regole per risparmiare prenotando un volo low cost. Specie se a confermarlo è una figura di primo piano di uno dei vettori leader del settore: «In passato, più un biglietto veniva comprato sotto data e più costava. Adesso la maggior parte delle prenotazioni viene fatta very last minute, all'ultimissimo minuto. Quindi le nostre offerte, figlie del fatto che dobbiamo riempire il più possibile gli aerei, si sono adeguate. Dobbiamo essere ancora più dinamici nella maniera in cui maneggiamo i prezzi. Per i passeggeri vuol dire che si risparmia, e parecchio, anche decidendo di partire all'improvviso» spiega a Panorama.itDara Brady, director of marketing & digital di Ryanair.

Come fa una compagnia aerea a rimanere a galla in questo quadro?

Dimostrandosi agile, rapida. Noi abbiamo più di 200 basi e possiamo piazzare i nostri aerei a seconda delle fluttuazioni della domanda o adeguandoci alle restrizioni al trasporto che vengono imposte. Riusciamo ad aggiungere un volo anche in 24 ore. Chi non è così immediato, soffre di più.

Cosa si aspetta per i prossimi mesi? Vari lockdown sembrano inevitabilmente all'orizzonte.

Ci aspettiamo picchi di contagi durante l'inverno, in generale finché non si troverà un vaccino sarà impossibile immaginare un ritorno alla normalità. Questo è ovvio. Meno ovvio è che i governi procedano per strade autonome, generando solo tanta confusione. E lo stesso fanno le regioni. Io penso che il trasporto aereo abbia bisogno di aderire a linee guida comunitarie, che generino una coerenza in tutta l'Unione Europea.

I governi e le regioni chiudono per prevenire i contagi, non certo per fare un dispetto alle compagnie aeree.

Gli aerei sono disinfettati ogni giorno con soluzioni di livello ospedaliero, l'aria è filtrata con strumenti che uccidono la quasi totalità del virus. Francamente è più probabile ammalarsi nel bar sotto casa e non a bordo. Noi siamo per la libertà di movimento delle persone e non solo perché per noi è un interesse legittimo.

Qualcuno propone tamponi in aeroporto, per voli Covid-free.

Ha senso, ma su ampia scala non è fattibile. I test devono essere svolti all'interno delle singole nazioni in maniera efficace e massiccia, abbinandoli a un sistema di tracking affidabile per trovare chi entra in contatto con i contagiati. Organizzarli prima di una partenza non è pratico, né scalabile. Può essere l'eccezione, non la regola.

Ryanair sta aggiungendo varie rotte nazionali in Italia, mentre Alitalia sta abbandonando basi storiche come Malpensa. Per voi rappresenta una ulteriore opportunità di crescita?

La verità di Alitalia è che i suoi costi le impediscono di fare soldi. Negli ultimi anni ha potuto contare su generosi aiuti statali per salvarsi da una bancarotta certa.

Potrà invertire la tendenza?

Noi ci sentiamo a tutti gli effetti il principale vettore nazionale italiano e non solo perché siamo la compagnia con la quota di mercato maggiore. Creiamo posti di lavoro, collaboriamo con le economie locali, troviamo molto discriminatorio dover competere con chi riceve costantemente denaro del Governo. È una distorsione inaccettabile in qualsiasi settore.

Dunque, come prevede finirà per Alitalia?

Io penso che dopo il Covid continuerà a essere sempre più piccola finché non verrà presa la decisione di lasciarla andare. E allora non esisterà più.

Tra le voci in attivo di Alitalia c'è il programma di fidelizzazione. Cercherete di guadagnare quote anche nel segmento business?

Riteniamo che la business class abbia senso solo per i voli a lungo raggio. Per quelli a corto raggio, il senso non lo vedo. Alla gente interessa partire, arrivare in orario, scendere dall'aereo il prima possibile. La fedeltà su queste tratte si misura su quanto io riesca a essere economico. E finché saremo i leader nelle tariffe, il nostro business ne trarrà beneficio.

dara-bradyDara Brady, director of marketing & digital di Ryanair

A proposito di tariffe, non pensa sia ingannevole, abbastanza frustrante, il fatto che il prezzo finale pagato sia spesso superiore rispetto a quello pubblicizzato? A furia di extra e costi accessori, non si rischia di perdere la fiducia del consumatore?

Cominciamo col dire che in questa situazione la gente sta comprando pochissimi extra. Inizia a prenotare il volo, poi aspetta di vedere cosa succede, se si può partire, al massimo gli extra li aggiunge all'ultimissimo minuto. E sì, capisco il suo ragionamento, ma noi cerchiamo di essere il più possibile trasparenti. Si può volare davvero alle tariffe che pubblicizziamo. Se poi il passeggero desidera scegliere il posto, aggiungere un bagaglio aggiuntivo, scegliere l'imbarco prioritario, è libero di farlo. Ma se non vuole, non pagherà nulla di più del prezzo iniziale che gli viene proposto.

Un modello del genere, almeno prima della pandemia, è stato quello che ha contribuito al boom del trasporto aereo. Il weekend mordi e fuggi in un altro Paese, magari partendo il sabato mattina e ritornando la domenica sera, era consuetudine. Ma non era un po' troppo, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale? E pensa che, una volta sconfitto il coronavirus, tutto tornerà come prima?

Rispondo cominciando dall'ultima domanda. Sì, penso che tutto tornerà come prima. I voli low cost sono stati la via per introdurre il concetto di uguaglianza nel viaggio. Non era troppo, era giusto. Abbiamo dato la possibilità a un numero molto vasto di persone affascinate dalla possibilità di esplorare, di farlo senza costi eccessivi. L'essere umano è curioso per natura, vuole vivere nuove esperienze, altrove. E lo farà in modo massiccio, non appena le condizioni lo permetteranno. Penso che questa generazione di viaggiatori sia molto più fortunata della precedente, che non aveva tanta ampiezza di orizzonti. E poi mi lasci aggiungere che non tutti sono fortunati come in Italia, dove l'estate è calda e soleggiata e l'autunno è mite. In Irlanda d'estate ci sono le nuvole, fa freddo, piove. L'ipotesi di restare bloccato sempre e solo qui a Dublino, francamente, mi terrorizza.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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