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Marco Morello
Tecnologia

Huawei P40 Pro, la nostra prova. Lo zoom è da primato

Una fotocamera senza rivali, uno schermo luminoso e nitido, una durata della batteria generosa. Lo smartphone quasi perfetto, con il suo inevitabile compromesso

Prima delle parole, i fatti. Per cominciare, date un'occhiata alla gallery qui sotto.

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Marco Morello

Modalità ampio

Prima di qualsiasi analisi, una nota a margine. Le immagini che avete appena visto sono state realizzate con una metodologia bastarda: in condizioni di luce tutt'altro che ottimali, a mano libera, punta e scatta, senza possibilità di appello. Buona la prima. Eppure. Eppure il risultato è sorprendente. Mentre gli altri telefoni perdono luminosità e dettagli quando si cimentano con lo zoom, lasciano sul campo la qualità nel grandangolo rendendolo posticcio e deludente, il nuovo Huawei P40 Pro mantiene altissimo lo standard. È uniforme, nel senso buono. Che sia 1x, 5x o 10x, la resa quasi si equivale, lo scarto minimo lo creano i tremolii inevitabili delle mani, comunque la stabilizzazione fa il suo effetto.

Con tutto il rispetto per Dxomark, autorità in materia, ce ne siamo accorti da soli. Questo telefono ha la migliore fotocamera sul mercato. Ed è un vero peccato - ma in questo Huawei non c'entra naturalmente nulla - che esca in un momento storico così difficile, in cui per un po' non potremo sfruttarne il potenziale. Chi scrive, però, sentendosi un epigono ancora più inquietante di Alfred Hitchcock, dalla sua finestra sul cortile ha potuto notare dei dettagli nei dintorni che mai e poi mai avrebbe percepito a occhio nudo. Piantine bonsai sui davanzali circostanti, le fantasie sulla biancheria di dirimpettai un bel po' di civici più in giù e altre spigolature irriferibili e non pubblicabili per non incorrere in una sonora, sacrosanta, denuncia per stalking.

In attesa di utilizzare tanta potenza quadriocchiuta davanti a tramonti languidi e paesaggi struggenti, il reparto ottico costruito al solito con Leica funziona bene per catturare piatti e altre delizie sfornate in quarantena, molestare gatti, cani ed altri eventuali quadrupedi o bipedi domestici, farsi selfie notevoli che, complici i possenti algoritmi dell'intelligenza artificiale e un boost degli effetti bellezza, sfumano le occhiaie e vi rendono meno disadattati di quello che siete al momento. Comunque, ironie a parte, anche il doppio sensore sul lato frontale è notevolissimo. Di nuovo Dxomark gli assegna più di 100 punti, più dell'iPhone 11 Pro Max o del collega di scuderia Mate 30 Pro, ma non serviva l'opinione dei soloni dei certificatori. È sufficiente prenderlo in mano, giocarci e accorgersene in autonomia.

Detto ciò, la fotocamera reclama doverosamente l'attenzione, ma dopo un po' viene messa un attimo da parte per il secondo punto di forza di questo smartphone: lo schermo. Nitido, con la cornice quasi assente, praticamente scomparsa sui lati e messa a una dieta ferrea sul lato superiore e inferiore. Ma anche, francamente, chi se ne frega dei bordi millimetrici. Gli occhi si tuffano in un caleidoscopio di colori da delirio lisergico, in cui tra una schermata e l'altra sembra di cavalcare arcobaleni, di ammirare una tela impressionista.

E sì, si sente la fluidità di aggiornamento data dalla frequenza di aggiornamento da 90Hz, se siete così nerd da badare al dettaglio. E no, non impatta in modo significativo sulla batteria. Anche se qui è doveroso predicare onestà: le considerazioni sull'autonomia lasciano il tempo che trovano visto che lo abbiamo usato per la maggior parte del tempo sotto Wi-Fi e, rimanendo in modo diligente in casa, non essendo usciti nel tempo del test nemmeno per fare la spesa, non abbiamo visto come se la cava in movimento, nel salto da una cella all'altra. Sospendiamo il giudizio. Ma Huawei, sul punto autonomia, ha sempre fatto scuola. Dunque, sarebbe una sorpresa un decremento tragico sulle prestazioni.

Lato design, il telefono ha delle curve accennate, non esagera con la sinuosità, si tiene facilmente in mano. È discreto da spento, magnetico da acceso. Sul retro, il reparto fotografico così importante, così evidente, ne diviene l'elemento connotante. E il fatto che sia un rettangolo abbastanza pronunciato, non lo fa traballare quando lo si usa da disteso su un tavolo. Per il resto, la parte posteriore ha una finitura che danza con la luce, gli dà sfumature di profondità gradevolissime. In fase di presentazione Huawei aveva detto che solo vedendolo dal vivo se ne sarebbe potuta constatare la bellezza, il dinamismo armonico. Non era la solita carezza del marketing, è assolutamente così.

Passando all'uso, lo sblocco con l'impronta digitale è pressoché istantaneo, si può configurare il riconoscimento del volto, o le forme di protezione più ancestrali. L'interfaccia è basata su Android 10, quindi le modalità per passare da una schermata all'altra, tornare indietro, chiudere le applicazioni, sono quelle che i possessori di un qualsiasi telefono recente con questo sistema operativo non faranno fatica a padroneggiare. Mancano però i servizi Google principali, sin dalla confezione Huawei sbandiera con chiarezza che il grosso passa da AppGallery, il suo negozio proprietario di applicazioni, che peraltro è la prima icona che ci si trova sullo schermo una volta terminata la configurazione.

Dunque, se si usa lo strumento Phone Clone, la quasi totalità dei software di un vecchio telefono vengono copiati sul nuovo. Non bisogna affannarsi a fare ricerche, che poi è lo stesso se si usa il backup di Google con prodotti concorrenti. Sono pochissimi gli utenti che partono con un telefono vergine e si mettono a scaricare manualmente una app dietro l'altra. Anche se fosse, in supporto ad AppGallery c'è APKPure, libreria di app completamente gratuita e costantemente aggiornata. Per dare un'idea di quanto sia attuale, al momento in cui stiamo scrivendo questa recensione ha tra i titoli consigliati la app della Regione Lombardia per mappare i contagi da coronavirus e quella dell'Inps, finita ai disonori delle cronache per non aver retto la pioggia di domande simultanee. Insomma, da APKPure sono sul pezzo. E se non bastasse, c'è TrovApp. Ci si perdoni l'inelegante gioco di parole, ma è il Google delle app per Huawei. Nel senso di motore di ricerca, non di servizi di bordo: permette di trovare i propri programmi preferiti «e soluzioni alternative che ancora non conosci» recita la schermata principale.

Il punto è dirimente, perché quando cerchiamo un software della galassia Google che non funziona sul P40 Pro, per esempio YouTube (o meglio funziona solo da browser), ci suggerisce opzioni analoghe come «Video for YouTube» o «YouTube background player». Vogliamo Gmail? C'è il sistema proprietario Huawei Email. Funzionerà con Gmail? La risposta arriva appena tentiamo di configurarlo: ovvio. Gmail è tra i servizi che si possono inserire in un baleno e vedremo i messaggi entrare e uscire come sempre. C'è persino, sorpresa, Maps. Giusto non ci si può loggare.

Insomma, alla fine di traumi significativi non se ne vivono. Non va Drive? C'è il cloud di Huawei oppure quello di Microsoft, che se usate un pc Windows è persino meglio perché vi ritrovate in un baleno sul telefono i dati che avete sul desktop e viceversa. E anziché Google Docs, potete modificare i documenti direttamente da Word. Certo, fa parte della dotazione di APKPure, come Excel e PowerPoint.

Arrivati fino a questo punto, vi sarà chiarissima quanto positiva sia la nostra impressione sul nuovo quasi top di gamma di Huawei (quello assoluto è il P40 Pro+, ma cambia poco, giusto un sensore di più e la ceramica sul retro). Come anche i principali recensori internazionali hanno rilevato, è un telefono da cui non si può prescindere, che la concorrenza dovrà guardare con attenzione e persino copiare, perché alcune soluzioni alzano ulteriormente l'asticella della qualità, il concetto di premium nella categoria.

Vale la pena comprarlo, spendere più di mille euro per averlo? Se per voi usare un client di posta elettronica al posto di Gmail non è un problema, se non siete maniaci dei servizi Google e siete consapevoli che qualche zoppicatura ci sarà, che qualche applicazione alla quale siete abituati non la troverete, o non la troverete subito, la risposta è sì. Cambia se la prospettiva vi spaventa. Di sicuro, se mettete al primo posto la fotocamera, la qualità delle immagini e dei selfie, il P40 Pro a oggi non ha rivali. E grazie al suo portentoso zoom riesce persino, in questo strano tempo in cui il mondo sembra così lontano, ad avvicinarlo al nostro personalissimo punto di vista, al nostro statico frammento di realtà.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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