Pixel 6 Pro, pregi e difetti dello smartphone di Google
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Pixel 6 Pro, pregi e difetti dello smartphone di Google

Android al meglio e design originale da una parte, ricarica lenta, memoria limitata e peso eccessivo dall'altra. Ma il telefono di punta di Big G ha una carta vincente: il prezzo

Nella galassia di progetti di cui si occupa dalla sua nascita, tra il motore di ricerca che ha cambiato il mondo, un sistema operativo impiegato sul 70% dei dispositivi mobili utilizzati al mondo e innovative applicazioni d'intelligenza artificiale i cui esperimenti richiedono tanto tempo e tantissimi soldi, Google ha deciso di fare sul serio anche nella produzione di smartphone. Dal Nexus One lanciato nel 2010 insieme ad HTC è cambiato tutto, non solo nominalmente con l'arrivo di Google Pixel (nel 2016), ma anche e soprattuto nel voler offrire uno smartphone in grado di competere con i primi della classe.

Un traguardo che Google ha tentato di raggiungere in un primo momento affidandosi a produttori affermati per concentrarsi esclusivamente sul software, senza però dar mai l'impressione di credere molto nel progetto. Negli ultimi anni, invece, è cambiata la strategia e il risultato degli sforzi è il Pixel 6 Pro, smartphone che a differenza del passato è stato presentato dalla stessa compagnia come il primo top di gamma nella storia di Big G. Un'esagerazione? No, perché dopo averlo provato sul campo, il prodotto si conferma una alternativa valida ai telefoni più noti e costosi, con alcuni vantaggi rispetto a quest'ultimi e altrettanti limiti.

Perché sì: design, fotocamera e software

A colpire del Pixel 6 Pro è innanzitutto il suo design, prerogativa che vale tanto in un mercato che ci ha abituato a soffermarci su dettagli secondari e linee fin troppo simili tra loro. La barra posteriore che ospita le fotocamere è spessa ma ha senso estetico e pratico: serve per distinguersi dagli altri, per differenziare le colorazioni tra la parte superiore e quella inferiore e dona stabilità al telefono quando si poggia su un piano per digitare.

Le fotografie i Google Pixel le hanno fatte quasi sempre bene e pure stavolta i risultati sono più che soddisfacenti. Specie per chi è meno abile o interessato a "perdere tempo" per curare lo scatto, poiché gli automatismi la fanno da padrone e semplificano di parecchio il lavoro. Le tre fotocamere integrate sul posteriore (prima volta per Big G) alternano grandangolo, ultragrandangolo e teleobiettivo che consentono di portarsi a casa scatti ottimali senza far nulla, oltre al clic sull'obiettivo. Merito dei sensori, dell'intelligenza artificiale e delle funzionalità messe a punto da Big G, come dimostra Gomma magica, novità con cui cancellare gli oggetti che rovinano l'immagine nell'editing post scatto.

Il plus dello smartphone Google è il legame tra hardware e software, grazie al quale il Pixel 6 Pro offre la miglior versione mobile di Android 12, in attesa della release successiva, già comunque disponibile in versione beta. La traduzione in tempo reale dei messaggi e dei parlanti nei video è un altro esempio di opzione utile, magari non per tutti, ma preziosa quando si viaggia e si interagisce con persone di idiomi che non si conoscono (tenendo a mente che tutto dipende da quante e quali lingue sono supportate). Dall'altro lato, il nuovo corso di Google è in parte racchiuso nel chip Tensor, il primo realizzato su misura per esaltare le potenzialità dei Pixel, poiché il modello base condivide lo stesso processore.


Perché no: ricarica, peso e memoria limitata

Come sempre c'è pure qualcosa da migliorare e nel caso di Pixel 6 Pro il neo è la batteria, non per la sua capienza da 5003 mAh, bensì per i tempi di ricarica rimasti indietro rispetto a buona parte della concorrenza. Per una ricarica completa si va oltre gli 80 minuti, non un ostacolo insormontabile chiaramente, anche in virtù di una autonomia che resiste bene nell'arco della giornata. Senza dimenticare che in confezione non c'è il caricatore, tendenza ormai diffusa tra i produttori di smartphone. L'altra faccia della medaglia di un design che colpisce l'occhio è il peso, perché con i 210 grammi Pixel 6 Pro è tra i più pesanti del lotto e pure tra i più insidiosi da gestire con una singola mano. Altro scetticismo c'è per la memoria da 128GB senza possibilità di espansione, un limite superato per prodotti di questa categoria.

Peccato che in Italia è disponibile sono nella versione Stormy Black e non nelle colorazioni che alternano in un caso sabbia e oro e nell'altro argento e grigio ardesia, con la diversità evidenziata dalla barra sul lato B. Guardando i cartellini dei più ambiti, quotati e venduti smartphone, Google Pixel 6 Pro è in vendita a 899 euro. Tanti, ma meno di altri e con alcune chicche uniche che attraggono gli appassionati Android. Arrivato come tradizione in Italia a distanza di mesi dal lancio in Usa e in altri paesi, la buona notizia è che il suo successore, il Pixel 7 Pro, sarà disponibile da noi nel prossimo autunno in contemporanea ai principali mercati mondiali.

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Alessio Caprodossi