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Difesa e Aerospazio

Tutti si armano, ma evitando gittate che raggiungano Mosca, a corto di munizioni

Droni di Kiev centrano basi russe dimostrando che la capitale sarebbe a portata di tiro, l'Estonia compra batterie Himars ma limitate a 300 km. E la Cia avverte: negli Usa bruciate le scorte di 15 anni.

Secondo i servizi segreti americani la Russia starebbe utilizzando le sue scorte di munizioni a un ritmo straordinariamente elevato mentre la guerra d’invasione dell'Ucraina si avvicina ormai al decimo mese. Ma Mosca, sempre secondo la Cia, non avrebbe abbastanza capacità per riempire nuovamente gli arsenali da sola, ed è ormai conclamato che si sia rivolta alla Corea del Nord. Di conseguenza, gli Usa stanno aumentando la produzione di armamenti per poter continuare le forniture a Kiev, come dimostra il contratto da oltre 430 milioni che l'esercito ha assegnato a Lockheed-Martin la scorsa settimana per la produzione di più missili M142 e lanciatori Himars.

Non soltanto: Greg Hayes, Ceo di Raytheon Technologies, ha recentemente espresso preoccupazione per il ritmo con cui le munizioni Stinger e Javelin, prodotte anche dalla sua azienda vengono usate in Ucraina, lamentando che non sarà possibile tenere il passo senza interventi straordinari sulla catena produttiva. Ad oggi Raytheon e Lockheed-Martin costruiscono circa 400 Javelin al mese ma da febbraio a fino oggi Kiev ha quasi esaurito tredici anni di produzione degli Stinger e cinque anni di produzione di Javelin, nonostante i sei miliardi di dollari che l’esercito Usa ha iniettato nell’industria e che non bastano per aprire nuove linee di produzione anche per le munizioni d’artiglieria Excalibur costruite da Raytheon e Bae, né per il sistema missilistico Nasams di Raytheon e Kongsberg utile per rifornire anche le scorte americane.

Sempre secondo la Cia, Putin starebbe cercando aiuto anche dall’Iran, nazione che ha già inviato alle forze russe i droni usati per attaccare le centrali energetiche ucraine all’inizio dell’autunno. Ciò che fa pensare è che l’intelligence americana dia per scontato che la guerra supererà l’anno di durata, e sta analizzando gli scenari che si potrebbero verificare dalla seconda metà di febbraio in poi. Momento in cui, secondo le informazioni divulgate, l’Ucraina si mostrerebbe molto più forte e della Russia.

Intanto nella giornata di lunedì 5 dicembre due basi aeree russe hanno subito attacchi da parte dell’Ucraina, pare mediante l’uso di droni a lungo raggio, come avrebbe dichiarato il ministero della Difesa russo, sostenendo di averne abbattuti alcuni ma non tutti. Le immagini, sia satellitari che terrestri, indicano che sono stati arrecati danni a bombardieri presso la base nella regione di Ryazan, a soli duecento chilometri da Mosca. Pare che si sia trattato della prima missione operativa dei droni a lungo raggio prodotti dalla Ukroboronprom, capaci di arrivare a mille chilometri di distanza e di trasportare 75 kg di esplosivo, e anche dell’uso di alcuni vecchi Tupolev Tu-141 Strizh (Rondone), progettati dall’Urss negli anni Settanta, armi che Kiev ha elaborato aggiornando, probabilmente installandovi avionica (radar e datalink) presa dai suoi vecchi velivoli Sukhoi 24mr oggi non operativi per questioni relative ai motori. Certamente se mettere alla popolazione russa la paura di poter subire un attacco a casa propria porrebbe Putin innanzi a un problema interno ancora più serio, fonti Nato ritengono che sarebbe un errore risvegliare nei russi sentimenti di patriottismo, come anche provocare lo Stato maggiore delle forze di Mosca invogliandolo a usare armi nucleari tattiche. Ecco perché l’Alleanza Atlantica sta di fatto impedendo agli ucraini di dotarsi di missili in grado di colpire bersagli troppo vicini alla capitale russa, limitando il raggio operativo all’origine.

L’esempio è palese sul fronte nord, dove l’accerchiamento difensivo anti-Putin si è ormai chiuso con l’acquisto da parte dell’'Estonia di nuovi missili M142 Himars, le cui consegne dovrebbero cominciare però soltanto nel 2024, dando inizio a quello che Tallinn definisce “il più grande progetto di approvvigionamento di armi mai realizzato”. Lo ha comunicato il Ministero estone per gli investimenti nella Difesa (Ecdi), annunciando l'accordo firmato con la Defense security cooperation agency (Dsca) americana, dichiarando un valore di oltre 200 milioni di dollari. Come parte del contratto, oltre al sistema d'arma, l'Estonia acquisterà anche munizioni, apparati di comunicazione, sessioni d’addestramento, logistica e manutenzione. Il pacchetto ovviamente include missili di gittata comunque controllata che non va oltre i 300 km, quindi non in grado di colpire Mosca neppure dal confine sud del Paese. Ma di arrivarci vicinissimo.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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