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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

La Nato e gli Usa alla guerra delle informazioni “nella zona grigia”

L'occidente pronto a rispondere agli attacchi hacker di Russia e Cina

La Nato e gli Usa affrontano la guerra delle informazioni “nella zona grigia”

Ormai da un paio di anni la Cina sta rinforzando la sua presenza militare nel Mar Cinese Meridionale. Secondo Washington e la Nato starebbe anche lanciando attacchi informatici contro le strutture cibernetiche occidentali, e lo stesso avrebbe fatto la Russia allo scopo di interferire nelle elezioni statunitensi. Fin qui cronaca nota degli ultimi 24 mesi, ora però è il turno degli Usa delle Nato per prendere sul serio quella che viene definita “guerra nella zona grigia”, ovvero nell'ambiente cibernetico. A dirlo è l'ultimo rapporto dell'Alleanza, documento che usa proprio questa definizione per descrivere le azioni avverse che si verificano al di sotto della soglia di un tradizionale conflitto armato attraverso le reti di comunicazione informatizzate. Le raccomandazioni del Consiglio arrivano però quando ormai l'amministrazione Biden ha terminato la programmazione della sua strategia di sicurezza e difesa nazionale, atti che dovrebbero essere pubblicati entro poche settimane e che affrontano anche questi aspetti, seppure in modo ancora marginale.

Nel documento si legge: “Il Dipartimento della Difesa Usa deve impegnarsi ora in azioni offensive di guerra ibrida. Gli Stati Uniti devono rispondere laddove oggi si attua la concorrenza di informazioni con Cina e Russia, principalmente svolgendo un ruolo maggiore nella zona grigia”. Il rapporto chiede anche nuovi coordinatori strategici nel Consiglio di sicurezza americano che abbiano accesso diretto al presidente Biden, nonché una nuova strategia di comunicazione dell'intero governo americano volta a contrastare le narrazioni anti-Usa e la disinformazione diffusa via social. Ma anche di rafforzare l'ordine internazionale basato sulle regole condivise dalle nazioni della Nato, con il Pentagono a occupare un ruolo di supporto per “eseguire attività di guerra ibrida offensive e difensive che si adattino ai valori degli Stati Uniti”.

Il mese scorso Colin Kahl, sottosegretario alla Difesa Usa per la politica estera, aveva affermato che il concetto generale di “deterrenza integrata” della Difesa, parte fondamentale della prossima strategia di difesa nazionale, avrebbe dovuto espandersi “attraverso lo spettro di un conflitto tradizionale che parta dalla zona grigia, includendo tra gli attori necessari alla riuscita del piano l'intelligence, l'economia e la finanza, la tecnologica e le alleanze.”

Nel rapporto si legge anche che questo tipo di missioni militari diventeranno sempre più importanti e frequenti poiché le nazioni ostili agli interessi degli Stati Uniti, e in parte a quelli di tutta la Nato, operano sempre più spesso sfidando le regole e le norme internazionali, in particolare nelle regioni calde del pianeta come nello stretto di Taiwan e ora l'Ucraina. La Nato dunque si è resa formalmente conto che è necessario difendersi maggiormente nella zona grigia, organizzandosi però per reagire in caso d'attacco e non limitandosi a contenere i danni come fatto fino a oggi. Un esempio concreto è quanto sta accadendo mentre il leader russo Vladimir Putin raccoglie le truppe lungo il confine ucraino affermando che l'Ucraina e l'Occidente sono gli aggressori. In questo caso la guerra nella “zona grigia” dovrebbe vedere il governo Usa e la Nato comunicare in modo più coerente e frequente dimostrando che Mosca è l'unico vero antagonista, recuperando il dominio delle informazioni, controllando ciò che viene diffuso dalla Polonia fino alla Bielorussia e contrastando le false narrazioni in modo molto più esplicito. Nulla che non venisse fatto durante la Seconda guerra mondiale via radio o in tempi di Guerra fredda, ma che oggi deve essere fatto a una velocità cento volte superiore poiché le informazioni viaggiano alla velocità della luce in tutto il mondo connesso.

Tra le altre conclusioni del rapporto si legge che il Dipartimento della Difesa Usa avrebbe però bisogno di linee guida per questo tipo di guerra, e di stabilire norme diplomatiche con gli alleati, nonché la possibilità di sanzionare direttamente eventuali colpevoli. Una delle azioni concrete che saranno compiute più frequentemente sarà la negazione di un servizio online o il blocco di una piattaforma internet che sia colpevole di cattiva informazione oppure che sia stata complice della sua diffusione. Per farlo sono necessari grandi investimenti sia in infrastrutture e apparati, sia nelle competenze dei “soldati informatici” che altro non saranno che operatori dell'informazione incaricati di attribuire e rispondere rapidamente a campagne di disinformazione, cominciando a sviluppare strategie e tattiche della “guerra nella zona grigia”. Ciò perché oggi aspettare di rispondere a un evento dopo che questo si è verificato è troppo tardi, dunque le forze armate cybenetiche dovranno essere costantemente impegnate contro attori malintenzionati per contestare la loro attività, raccogliere le informazioni sulle origini dell'attacco e trovare la via per eliminarle.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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