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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

La Difesa europea? Non può esistere se non nella Nato con un ruolo industriale importante dell'Italia

Un'editoriale del Ministro della Difesa spiega quale sarà la linea del nostro Esercito nella difesa della Ue

Martedì 12 gennaio il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha scritto un interessante editoriale per la testata Defence News. E nonostante la situazione politica che vede vacillare il governo di cui fa parte, ha chiarito la posizione e la strategia italiana nel quadro della Nato e di quella che francesi e tedeschi vorrebbero fosse la Difesa europea. Certamente un passo avanti in vista della nuova amministrazione Usa, ma anche un chiarimento sul complicato rapporto in essere tra la presenza industriale italiana negli Stati Uniti, i progetti europei e l'attuale ruolo della Nato.

Guerini scrive: La discussione su una maggiore integrazione della difesa in Europa e una maggiore cooperazione per lo sviluppo di una base industriale comune ha acceso un vivace dibattito sulla difesa europea e sulle relazioni transatlantiche. L'Italia sta assumendo un ruolo di primo piano, come sempre, nel processo di integrazione perché vede l'Europa come una scelta strategica e un moltiplicatore di risorse per affrontare le sfide future. Ma l'Italia non vede l'autonomia strategica europea come una politica a sé stante. La considera invece una conferma del ruolo dell'Europa come pilastro della struttura di sicurezza collettiva basata sul patto transatlantico. Il futuro della Difesa europea non può essere separato da una solida integrazione transatlantica. Oggi, proprio come in passato, gli Usa devono restare collegati all'Europa e alla Nato, al centro di un rapporto reciproco di sicurezza e difesa. L'Italia vuole costruire le proprie capacità di difesa nel contesto di questo progetto europeo. Tuttavia è profondamente convinta che il rapporto transatlantico sia essenziale per garantire al Paese una posizione geopolitica in linea con le sue ambizioni e con il suo livello tecnologico. Il nostro Paese ha un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, che si traduce in una consolidata cooperazione industriale attraverso la quale la tecnologia della Difesa italiana di alta qualità può competere nel mercato statunitense ed essere considerata dagli americani tecnologia domestica. Il settore è infatti un incubatore di innovazione tecnologica che lega la sicurezza internazionale e un'industria che moltiplica il valore degli investimenti, fattore determinante per il rilancio e la crescita delle economie, soprattutto se durante una crisi come quella che affrontiamo oggi. È fondamentale garantire la continuazione della cooperazione con gli Usa consentendo all'industria italiana di continuare a offrire i propri prodotti sul mercato statunitense e di costruire la propria quota di mercato. È anche cruciale continuare a investire nel valore del settore della Difesa e credo sia essenziale, anche date le gravi conseguenze sociali ed economiche della pandemia, che i politici imprimano al pubblico l'importanza di modernizzare le forze armate per proteggere la sovranità e la prosperità economica delle generazioni future. L'Italia è fermamente impegnata nella condivisione degli oneri e i futuri bilanci utilizzeranno finanziamenti pluriennali per sostenere gli investimenti nell'industria della Difesa per aiutare il suo sviluppo, innovazione e competitività sui mercati esteri. Ciò significa che la cooperazione, e in particolare quella transatlantica, è essenziale per il successo di nuovi programmi che stimoleranno la crescita dell'industria italiana e aiuteranno il raggiungimento delle ambizioni nazionali. Una di queste ambizioni è quella di avere una tecnologia avanzata e un'industria nazionale competitiva a livello globale per consentire all'Italia di continuare a essere un partecipante rilevante nei programmi più innovativi, in particolare quelli lanciati dal suo amico e alleato, gli Usa. Oggi importanti team industriali transatlantici ci danno soddisfazioni e maggiori ambizioni per una futura collaborazione, dalle fregate di Fincantieri per la Marina amricana, alla Beretta, ai mezzi anfibi di Iveco e ovviamente con Leonardo per gli elicotteri e per il programma F-35, che coinvolge anche numerose piccole imprese che hanno saputo accrescere la loro presenza nel mercato statunitense.

Per definire meglio gli obiettivi del settore della difesa italiana diamo la priorità allo sviluppo di una precisa strategia industriale e tecnologica, che possa plasmare un sostegno istituzionale volto a tutelare la superiorità tecnologica dell'Italia e la competitività del suo know-how nel mondo.

È un know-how e un patrimonio di eccellenza tecnologica e innovazione che permette alla nostra industria di essere sempre più competitiva all'estero e parte di importanti programmi internazionali, grazie al continuo rafforzamento dei nostri rapporti leali e amichevoli con i nostri tradizionali alleati e con gli Stati Uniti, punto di riferimento. Ciò significa unire gli sforzi per affrontare e superare le sfide globali e tecnologiche. Quando questi sforzi sono transatlantici, c'è un fattore moltiplicatore naturale delle risorse umane, politiche, tecnologiche e culturali coinvolte. Nel mondo incerto in cui viviamo, l'industria della Difesa è una solida garanzia di innovazione e occupazione, e una fonte di rilancio economico e di investimenti per le generazioni future. È quindi necessario garantire che questo settore della nostra economia continui a mantenere e aumentare la sua rilevanza tecnologica e commerciale. L'Italia ne è consapevole e continuerà a dare tutto il suo sostegno istituzionale a un settore industriale sempre pronto per la sfida del progresso tecnologico. E sono certo che se il Paese si attiene a questo compito, i nostri amici e alleati degli Stati Uniti continueranno a sostenere la nostra ambizione, superando ogni ostacolo al progresso delle nostre nazioni.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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