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Cyber Security

Dobbiamo difenderci dalla tecnologia che vuole controllarci

La Rubrica - Cybersecurity Week

Proviamo a immaginare un futuro possibile. Badate bene, parlo di possibile, non di probabile, ma vorrei che prendeste coscienza di quanto sia importante non perdere di vista la tecnologia. Non per magnificarne le incredibili opportunità, ma per capire l'importanza di un approccio critico, che vi permetta di comprendere come il compromesso tra "curiosità e paura" sia una chiave di sopravvivenza. In fondo qualcosa che abbiamo codificato nel nostro codice genetico e funziona da un milione di anni è molto probabile che abbia un senso.

Per aiutarvi nell'impresa vi proporrò una serie di spunti per l'ambientazione di racconti di fantascienza.

In un prossimo futuro non ci sarà più bisogno di fare gli esami del sangue perché inghiottendo una capsula sarà possibile rilevare tutti i dati utili e visualizzarli su una app del vostro smart phone.

Tra qualche anno avrete finito di soffrire la fame a causa delle diete. Ingoierete una pillola gastro resistente che, appena vi verrà appetito, provvederà a produrre enzimi che vi faranno sentire a stomaco pieno.

Gestire la vostra vita sui social e in generale sulla Rete sarà decisamente faticoso, fino a quando non avrete un microchip impiantato nel vostro corpo che dialogherà direttamente con smartphone e computer.

Credo di dovervi delle scuse, perché ho usato impropriamente il termine fantascienza. Tutto quanto sopra è piuttosto scienza. Andiamo con ordine. Quattro anni orsono i ricercatori della Boston University e del Massachusetts General Hospital hanno dimostrato che pazienti diabetici con un pancreas artificiale, connesso wireless con un IPhone, riuscivano a ottenere un controllo glicemico ottimale. Da ormai tre anni i ricercatori dell'Imperial College di Londra stanno sperimentando un chip sottocutaneo che può inviare segnali elettrici al nervo vago, responsabile tra l'altro dell'appetito, inibendo la sensazione di fame. Dal 2013 la DARPA, l'Agenzia di ricerca avanzata del Dipartimento della Difesa statunitense, sta studiando l'interfaccia tra cervello umano e dispositivi elettronici. Tenete presente che si tratta di quello stesso Ente che molti anni orsono ha reso possibile Internet, considerato poi che il principale produttore mondiale di microprocessori aveva previsto entro il 2020 i primi sistemi di connessione diretta uomo-macchina. Beh, la conclusione potrebbe essere che già ci sono, ma semplicemente non lo sappiamo.

Sopravvivere dipende a volte da quello che sappiamo, ma ancora più spesso da chi siamo. Mettere in dubbio quanto ci circonda è il primo passo... Poi arriva la parte difficile

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Alessandro Curioni