Il savoir-faire di Hermès trova la sua casa in via Montenapoleone
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Il savoir-faire di Hermès trova la sua casa in via Montenapoleone

Hermès è tornato in via Montenapoleone. La boutique ha riaperto le porte ai suoi clienti lo scorso 8 luglio dopo aver intrapreso un importante progetto di ristrutturazione durato quasi un anno. In questo periodo il negozio si è trasformato in un «cabinet de curiosité» dove la vendita diventa un'esperienza a 360 gradi.

La boutique copre uno spazio di 950 metri quadrati - per superficie è seconda solo al 24 Faubourg di Parigi - e si sviluppa su tre piani. «Abbiamo voluto che questo negozio fosse per loro un luogo dove scoprire le novità, certo, ma anche uno spazio che testimoniasse il nostro interesse comune per l'universo della maison, per i mobili come anche per gli oggetti ben fatti, pensati per durare, la cui funzione determina l'estetica» ha dichiarato il presidente di Hermès, Axel Dumas.

Non si tratta di una ristrutturazione, ma di una rinascita. Almeno secondo Florian Crean, vicepresidente del settore vendite e distribuzione della maison parigina. «C'è un legame storico sia per la vicinanza geografica che per il savoir faire» che lega Hermès all'Italia, e ancor più alla sua capitale della moda. «Se vuoi dire qualcosa nel mondo della moda devi avere un peso a Milano» ha osservato Crean in un'intervista a MF Fashion.



Il percorso all'interno del negozio - e dell'universo Hermés - inizia ai nostri piedi, con il pavimento in seminato alla veneziana su cui spicca l'ex-libris che ci accoglie con il suo celebre intarsio. Tutto intorno è un tripudio di colore che avvolge i visitatori come le sete dei foulard che hanno fatto la storia della maison. Alla nostra destra spiccano i luccicanti accessori bijoux e proseguendo la nostra visita ci troviamo immersi nell'universo beauty con le pareti che riprendono le forme dei flaconi dei profumi in una serie che sembra infinita. Il piano terra termina con un'area dedicata all'universo equestre, cifra stilistica di Hermès.

Il negozio trova il suo leitmotiv nella forma dell'arco, dalle linee morbide e slanciate, che accompagna il visitatore nel viaggio tra gli spazi della boutique. La scalinata in marmo rosa, con il parapetto in bronzo, ci porta al primo piano, alla scoperta delle collezioni di pelletteria. Il prêt-à-porter e gli accessori maschili sono svelati sotto un luminoso soffitto a volta, mentre un'area dedicata ospita «Hermès Horizons» l'atelier di progetti speciali legati al mondo del mobility. È qui che si possono scoprire i prodotti creati appositamente per celebrare la riapertura.

La fantasia «Faubourg Tropical» colora un carré in twill di seta e la borsa a tracolla Constance III Mini, ma anche skateboard e long board, insieme ad altri oggetti. Rendendo omaggio alla tradizione milanese dell'aperitivo sono stati appositamente creati gris-gris in pelle a forma di bicchieri.


Il secondo piano ospita la gamma completa delle collezioni casa, dall'arredamento alle porcellane per la tavolo passando per l'arte de vivre. Sullo stesso piano si svela l'universo femminile, fra prêt-à- porter e calzature ma anche orologi e gioielleria e una nuova area dedicata all'assistenza e alle riparazioni. Si accede infine al terzo piano, dove concludere la scoperta dell'universo Hermès. Accanto all'atelier che ospita un esperto artigiano della pelle e un locale sartoria, ecco il nuovo spazio riservato, progettato come salotto speciale, dove boiserie e mobili in mogano accolgono i clienti in un' atmosfera che sa di casa.

L'intero progetto è stato curato dallo studio Rdai, mentre le vetrine sono merito dell'estro del design Luca Nicchetto. Nessun dettaglio è lasciato al caso. Oggetti inediti, dipinti e sculture sono stati appositamente selezionati per i decori della boutique, immergendo i visitatori in un'eclettica atmosfera artistica. Dalla libreria al piano terra, che ospita una miniatura del Faubourg Saint-Honoré creata in legno da Michele De Lucchi, fino al modello originale del carré Beta dell'artista francese Nathalie Du Pasquier, in mostra sempre sullo stesso piano.

Un dettaglio sorprende sugli altri: non ci sono schermi o servizi virtuali. «Al centro di tutto ci sono le persone e la loro esigenza di sentirsi a proprio agio e accolti con calore. Non esiste tecnologia che possa sortire effetti simili» ha spiegato Crean.

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Mariella Baroli