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(Ansa)
Moda

La moda italiana torna a crescere ma i livelli pre-covid sono lontani

Al Milano fashion Global Summit si fanno i bilanci di un'annata positiva con qualche timore per il futuro

Guerra in Ucraina, tensioni geopolitiche, lockdown cinesi, carobollette, inflazione, penuria di materie prime, stanno mettendo a rischio la ripresa arrivata dopo due anni di pandemia. Al Milano Fashion Global Summit 2022, organizzato da Class Editori con Camera Nazionale della Moda Italiana, i protagonisti italiani e internazionali di made in Italy, moda e lusso, si sono confrontati sugli scenari del settore. I numeri della moda hanno visto un 2021 con una crescita del 22%, non ancora abbastanza per ritornare ai livelli pre pandemia a dicembre, ma il comparto è ritornato ai livelli pre pandemia nel primo trimestre di quest’anno e segna un 21% in questi primi sette mesi quando però l’inflazione ha cominciato a mordere.

“Le sfide restano quelle che la pandemia ha accelerato, cioè quelle della sostenibilità e quelle nuove, associate ai nuovi scenari geo politici, al problema dell’energia, al costo dell’energia, ai limiti della logistica, al costo della logistica”, ha evidenziato il presidente dell’agenzia Ice, Carlo Ferro. “Stiamo assistendo a una necessità di rimodulazione, che significa avere uguali opportunità a livello globale, ma dovremmo andarle a cercare su mercati diversi da quelli che eravamo più abituati a considerare i mercati di prospettiva e di crescita”, ha aggiunto Ferro.

L’agenda delle priorità è già pronta sul tavolo del nuovo governo e del nuovo ministero del made in Italy. Il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana Carlo Capasa chiede al nuovo esecutivo di "preservare la moda, che è la seconda manifattura italiana ed è un valore a livello europeo". "Da noi si fa il 70% mondiale della produzione di alta qualità. Ci vuole un patto sull'energia e sul lavoro e mettere al primo piano tutti questi temi per tutelare la nostra manifattura e la proprietà intellettuale. Chiediamo una soluzione a questi problemi e siamo contenti che ci sia un ministero sul Made in Italy, che vuol dire tutto questo più la formazione", ha aggiunto Capasa nel corso dell’evento.

La parola è poi passata ai protagonisti del comparto. L’ad di Moncler, Remo Ruffini, ha raccontato l’evoluzione di un brand che con i suoi 70 anni di storia riesce ogni giorno ad avere uno sguardo nuovo e innovativo. “Siamo come una start up; ci mettiamo in gioco ogni giorno”, ha sottolineato precisando che Moncler non ha in programma altre acquisizioni e che intende rimanere indipendente. Marco Bizzarri, presidente e Ceo di Gucci, ha invece annunciato il ritorno di Gucci Uomo in passerella a gennaio con una sfilata in calendario ufficiale Milano Moda Uomo. Dunque il ritorno ad una calendarizzazione di due show a stagione, uno uomo e uno donna, raccontando le collezioni con passerelle dedicate. Bizzarri ha anche detto che non sono previsti aumenti nei prezzi dei prodotti e che Gucci si impegna per tutelare i dipendenti dall’inflazione. L’apertura di un Gucci Hotel? “Non ci poniamo dei blocchi predefiniti”. Gildo Zegna, presidente e Ceo del gruppo Ermenegildo Zegna Group, la prima azienda del luxury italiano ad essere quotata a Wall Street, si è focalizzato sull’importanza della famiglia come valore aggiunto nel business. Mentre l’amministratore delegato di Dolce&Gabbana, Alfonso Dolce, ha puntato il dito su quanto sia difficile trovare maestranze sempre più qualificate, “perchè è mancato il corretto passaggio generazionale tra gli artigiani e nell’industria".

Lo conferma anche Stefania Trenti, responsabile industry research Intesa Sanpaolo: “Nel sistema moda paradossalmente c’è una forte preoccupazione per una carenza di manodopera. Il made in Italy è fortemente basato sulle competenze, quelle artigianali, che rendono i nostri prodotti unici ma c’è bisogno di personale altamente specializzato. Negli ultimi anni il settore ha fatto fatica a trovare nuova forza lavoro”, aggiunge Trenti. Ricordando che “il Pnrr avrà un impatto molto importante su tutta una serie di fattori in cui l'Italia presenta dei ritardi, parliamo di mobilità e infrastrutture che sono fattori di contesto fondamentali per aiutare le aziende ad aumentare la propria attività”.

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Camilla Conti