Obama non riceve Netanyahu: rissa sull'Iran
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Obama non riceve Netanyahu: rissa sull'Iran

I Repubblicani provocano lo scontro fra il premier israeliano e la Casa Bianca: e fanno centro. Perché il presidente crede nel dialogo con Teheran

Jeffrey Goldberg, uno dei più importanti analisti sul Medioriente statunitensi, qualche mese fa aveva definito i rapporti tra l'amministrazione Obama e il governo del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu in piena crisi. E adesso quale è lo stato delle relazioni? È peggiorato. Se prima c'era il gelo, ora volano gli schiaffi.

Nel giro di 24 ore si è consumata una sorta di rissa diplomatica sull'asse Gerusalemme - Washington. Sono partiti sonori ceffoni politici che prima hanno colpito Obama e poi Netanyahu, visto che il presidente americano non ha offerto l'altra guancia. Anzi.

L'invito dei repubblicani al premier israeliano
A innescare la miccia sono stati però i repubblicani al Congresso. Se il loro obiettivo era provocare uno scontro tra la Casa Bianca e il governo israeliano, l'hanno centrato in pieno. E ne coglieranno i frutti, se Netanyahu dovesse vincere le prossime elezioni e se la comunità ebraica degli Usa volterà le spalle al futuro candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti.

Cosa è successo? John Boehner, lo Speaker della Camera ha invitato Benjamin Netanyahu a parlare davanti al Congresso il prossimo 3 marzo. Lo ha fatto senza avvertire Obama. Così, non solo ha violato l'etichetta istituzionale, ma gli ha anche tirato un sonoro ceffone.

Il tema del discorso del primo ministro israeliano sarà l'Iran. Come si sa, Netanyahu vorrebbe il bastone con Teheran. Crede che gli ayatollah stiano costruendo la bomba atomica e vorrebbe che il progetto venisse spazzato via prima della sua nascita.  Per Israele, la minaccia sarebbe troppo grande.

I repubblicani americani sono d'accordo con lui. Nesuna via diplomatica. Se non le bombe, secondo loro ci vuole almeno la costrizione: vorrebbero imporre nuove sanzioni a Teheran.

Obama crede nel dialogo con l'Iran
Obama, invece, vuole seguire la strada del dialogo. E'convinto che il nuovo presidente iraniano Hassan Rouhani non abbia intenzioni bellicose. Non si fida completamente di lui, ma ha voluto dargli credito quando dice che Teheran vuole solo il nucleare civile. Le trattative tra le parti sono andate avanti in questi mesi, tra uno stop e una ripresa, un'apertura e una delusione.

Secondo gli israeliani (e i repubblicani americani),  gli iraniani stanno prendendo in giro Obama. Giocano con lui come il gatto gioca con il topo. Alla fine, quando la giostra dei negoziati si fermerà, gli ayatollah avranno la bomba atomica. Per questo ci vogliono le sanzioni. Per evitare che il processo di costruzione venga completato.

Obama ha già annunciato che se il Congresso dovesse vararle, lui metterà il veto. Teheran si irrigidirebbe e addio trattative, bye bye accordo.

Cosa andrà a chiedere Netanyahu al Congresso Usa? Esatto, avete indovinato: nuove sanzioni contro l'Iran. Potete quindi immaginare come si sia sentito Obama quando ha saputo che il premier israeliano era stato invitato a Capitol Hill. Era a dir poco furibondo sia con Boehner sia con l'ospite indesiderato. E non è stato fermo.

La porta in faccia a Netanyahu
Incassato lo schiaffo, il presidente Usa, a sua volta, ne ha mollato uno a Benjamin Netanyahu. Un sonoro ceffone. Un portavoce della Casa Bianca ha fatto sapere che in occasione del suo viaggio a Washington, il primo ministro israeliano non sarebbe stato ricevuto da Obama.

Per motivare la porta sbattuta in faccia non è stata usata nessuna scusa diplomatica. La visita non è gradita. E poi, Obama non vuole fare nessun regalo a Netanyahu. Qualche giorno dopo il viaggio a Washington si terranno le elezioni politiche israeliane. Perché Obama dovrebbe mostrarsi sorridente in una photo opportunity con uno che detesta e che non fa altro che contestare la sua politica mediorientale?

In realtà, questo scontro potrebbe far guadagnare a Netanyahu qualche voto a destra. Gli ambienti conservatori israeliani non amano Obama. Però, gli farà perdere numerosi voti di centro. Molti israeliani sono preoccupati del crescente isolamento politico internazionale del paese.

Gli schiaffi di Washington possono far più male di quanto ora possa sembrare. A tutti coloro che li hanno presi e dati. Ma alla fine, potrebbe essere Netanyahu quello a uscire peggio dalla rissa.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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