Deep Purple: l’ultimo atto di una storia leggendaria
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Deep Purple: l’ultimo atto di una storia leggendaria

L'iconica band inglese guidata da Ian Gillan si esibirà a Roma, Bologna e Milano per il tour d’addio

Il segreto della magia del rock è custodito, come un prezioso scrigno, tra i solchi di Made in Japan, straordinario doppio disco live che restituisce perfettamente l’atmosfera incendiaria dei concerti dei Deep Purple.

La band inglese guidata dal frontman Ian Gillan è seconda solo ai Led Zeppelin in un’ideale classifica di migliore band hard-rock di tutti i tempi, ma è indubbio che i due gruppi sono i massimi punti di riferimento per chi voglia accostarsi a un genere che, partendo dal rigore del blues, ha trasformato il rock in una miscela esplosiva ed esaltante.

I Deep Purple hanno stupito tutti nel 2013 con la pubblicazione dell’album Now what?! e ad aprile del 2017 con Infinite, rispettivamente il diciannovesimo e il ventesimo album della loro straordinaria carriera, lavori ispirati che rivelano come i vecchi leoni del rock abbiano ancora voglia di ruggire.

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Dietro i due dischi c’è la regia dell'esperto Bob Ezrin, cui Alice Cooper e i Kiss devono molti dei loro successi. I brani di Infinite sono tutti registrati live, ad eccezione dei vocals, partendo da una jam session, come si faceva nell’epoca d’oro del rock: ecco perché sono ancora così energici e ricchi di calore.

Poco importa se la line up dei Deep Purple non è più da anni la leggendaria formazione conosciuta come Mark II, il quintetto perfetto con il cantante Ian Gillan, il chitarrista Ritchie Blackmore, il tastierista Jon Lord, il bassista Roger Glover e il batterista Ian Paice.

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Don Airey è subentrato nel ruolo che fu del compianto Jon Lord e il guitar hero Steve Morse è da vent’anni il sostituto del leggendario Ritchie Blackmore, uno dei più influenti chitarristi della storia del rock.

La ritmica di brani leggendari come Smoke on the water, Speed king, Child in time, Strange kind of woman, Highway star e Burn ha sempre avuto un solo nome, quello di Ian Paice, unico componente originale della band inglese ad aver attraversato i numerosi cambi di formazione.

Un anno fa, a metà giugno del 2016, è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la notizia di un ictus che ha colpito Paice, costringendo i Deep Purple a cancellare le due tappe svedesi del tour previste a Göteborg e Stoccolma il 14 e il 15 giugno.

Il batterista si è ripreso in poco tempo, ha inciso con la band l’ultimo album Infinite e ora è pronto a picchiare le pelli della batteria per il “The Long Goodbye Tour", ovvero “Il lungo tour d’addio” della band inglese, che sta arrivando in Italia per tre concerti: il 22 giugno a Roma (Palalottomatica), il 26 giugno a Bologna (Unipol Arena) e il 27 giugno ad Assago (Mi, Mediolanum Forum).

“È un lungo “arrivederci”, non un addio -ha dichiarato il bassista Roger Glover a Panorama.it- Quanto lungo dipende da vari fattori, principalmente dalla salute e dalla volontà che abbiamo come band di andare avanti. Però volendo essere concreti alla nostra età si è più vicini alla fine che all’inizio”.

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Una storia quasi cinquantennale, iniziata nel lontano 1968, che sembra ormai essere arrivata ai titoli di coda.

Ian Gillan oggi non ha più le corde vocali per i lancinanti acuti di Child in time, ma ha ancora una voce in grado di farci sognare un'epoca lontana, nella quale il rock non si accontentava di raccontare la realtà, ma voleva cambiare il mondo.

E invece ha cambiato, in meglio, le nostre vite.

Angelo Redaelli
I Deep Purple live in una foto recente

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Gabriele Antonucci