Bob Dylan a Milano: trionfo di un genio - La recensione del concerto
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Bob Dylan a Milano: trionfo di un genio - La recensione del concerto

Nessuno come lui: applausi a scena aperta per la seconda serata milanese agli Arcimboldi

Le chiavi di casa nella mano destra, lo smartphone nella sinistra e un metal detector in azione lungo tutto il corpo. Si entrava così ieri sera agli Arcimboldi di Milano a poco più di una settimana dalla strage di Parigi. Inizia alle 21 il secondo show milanese di quel che non è esagerato definire l'artista più libero del mondo. Dylan, in concerto come nei dischi, fa esattamente quello che vuole, senza tenere conto di nulla e nessuno.

Anche per questo risulta essere un gigante che si staglia nel contesto musicale abbruttito di questi tempi: luci soffuse, palco essenziale ma elegante, Dylan appare tra gli applausi alle 21 in punto.

Lo fa con Things have changed: "La gente è pazza e i tempi sono strani" canta, ed è difficile non immaginare un riferimento al mood di questi giorni. Si alterna tra il centro della scena e il pianoforte il leggendario Bob sciorinando molto del suo repertorio più recente: da Duquesne Whistle a Beyond here lies nothin' a Pay in blood.

Splendido l'omaggio al passato con una brillante versione di Tangled up in blue. Inutile cercare assonanze con le versioni orginali. Dylan, in concerto, rimaneggia tutto, rilegge tutto con quel suo modo di cantare che ormai non si può più nemmeno definire storpiatura: lui canta così, punto e basta. E ormai da moltissimi anni.

Alle sue spalle c'è una band impeccabile e raffinata che si muove abilmente tra blues, country, rock, folk e omaggi a Frank Sinatra (vedi la bellissima The night we called it a day). Tra le perle, una straordinaria versione di Scarlet Town, tratta da Tempest. Chiudono lo show due bis che infiammano la platea:Blowin' in the wind (con Dylan al pianoforte) talmente lontana dalla versione che tutti conosciamo da sembrare un altro pezzo, comunque intensissimo, e Love sick da Time out of Mind. Tutti in piedi ad applaudire e lui lì in mezzo al palco a prendersi quel che gli spetta. per pochi secondi naturalmente, prima di eclissarsi nel backstage. Unico e inimitabile, un genio.

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Gianni Poglio